Cossiga: «Bisogna picchiare gli studenti e quei docenti che li fomentano».

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Pubblichiamo l’agghiacciante
intervista che Francesco Cossiga ha rilasciato ad alcuni quotidiani nazionali.
Cossiga come ministro degli Interni negli anni 1976-’78 guidò la spietata
repressione del movimento, e la sua azione in questo periodo è stata legata, in
circostanze avvolte da un impenetrabile muro di omertà, ad alcuni dei fatti più
tragici e oscuri della storia recente della Repubblica: Gladio, la P2,
l’omicidio di Giorgiana
Masi
. Come ex presidente della Repubblica siede ancora in Parlamento
come senatore a vita

 

Presidente Cossiga, pensa
che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia
esagerato?

«Dipende, se ritiene d’essere il
presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché
l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente
Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà
una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che
feci io quand’ero ministro dell’Interno».


Ossia?

«In primo luogo,
lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un
ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

 

Gli
universitari, invece?

«Lasciarli fare.
Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il
movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina
di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e
mettano a ferro e fuoco le città».

 

Dopo di
che?

«Dopo di che,
forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà
sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

 

Nel
senso che…

«Nel senso che
le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale.
Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà,
ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

 

Anche i
docenti?

«Soprattutto i
docenti».

 

Presidente,
il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli
anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di
quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li
portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

 

E lei si
rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In
Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è
la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

 

Quale
incendio?

«Non esagero,
credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo
Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate
nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano
usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

 

E’
dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è
possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero
perché il fuoco non fu spento per tempo».

 

Il Pd di
Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi,
francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non
ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire
Obama…».

 

Non
andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…

«Politicamente,
sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della contestazione:
fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com’era
logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La
cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me,
era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da
un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più
prudente»

 

 

 Fonte: Andrea Cangini, Quotidiano Nazionale (Il
Giorno /Resto del Carlino/La
Nazione)

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