Si sollevano le acque della Senna: l’Onda Anomala ha raggiunto Parigi.

Soyez résolus de ne servir plus et vous voilà libres”, termina così l’articolo della Vague Européenne, l’Onda Anomala di Parigi, che pubblichiamo di seguito. Denso di voglia di lottare, eccovi un bel resoconto del percorso fatto e delle mobilitazioni intraprese.

Sulla scia dell’Onda Anomala italiana, attraverso i più vari mezzi di comunicazione, un gruppo di studenti italiani è riuscito a portare la protesta anche a Parigi. In un primo momento ci siamo incontrati in prossimità del Consolato Italiano per aderire allo sciopero generale dell’Università del 14 Novembre e manifestare il nostro dissenso contro la legge 133, così come è stato fatto nelle città europee di Madrid, Valencia , Bruxelles, Istanbul, Copenhagen, Granada, Berlino, Lione, Anversa, Siviglia, Londra , Lisbona, Birmingham, Stoccarda, Aarhus, Palma de Mallorca, Almeria, Barcellona. Eravamo studenti Erasmus di tutte le Università e delle più disparate facoltà di Parigi, eravamo studenti “acquisiti” francesi, eravamo ricercatori, insegnanti, precari e chi più ne ha più ne metta e, seguendo l’esempio di quegli studenti che a Londra hanno firmato le loro azioni con il nome di European Anomalous Wave, ci siamo chiamati Vague Européenne (Anomala non era ben comprensibile in francese..!) e abbiamo cominciato a riunirci settimanalmente in assemblea.

Ci siamo interrogati su quale potesse essere il nostro apporto, data la nostra condizione di “fuori sede”, ci siamo chiesti in che modo potessimo valorizzare la nostra peculiarità, ci siamo detti che la nostra posizione di italiani all’estero ci poteva servire come trampolino di lancio verso una riflessione di più ampio respiro sulle riforme complessive a livello europeo. E con la forza e l’energia che ci arrivava e ci arriva dal movimento italiano ci siamo lanciati, appunto, in questo tentativo, perché oramai è di Europa che si parla, è europeo il livello sul quale i governi nazionali si muovono, e nessuno stato si permetterà di rimanere indietro. Beh, nemmeno noi.

Abbiamo così iniziato un lavoro di coinvolgimento e di sensibilizzazione delle realtà studentesche locali e dei ricercatori e insieme abbiamo notato delle analogie tra le politiche in materia d’istruzione attuate da Italia e Francia (che si concretizzano nella Gelmini-Tremonti in Italia e nella LRU in Francia), tutte inquadrabili nel piano del processo di Bologna (1999) e nei suoi aggiornamenti successivi (Conferenza ministeriale di Praga, 2001; di Berlino, 2003, di Bergen, 2005; Londra, 2007). La riforma universitaria francese, che è stata varata l’anno scorso secondo modalità che assomigliano a quelle attuate in Italia (emanata ad agosto con procedura parlamentare d’urgenza), è per contenuto molto affine a quella italiana: le università diventano autonome e sono, dunque, indipendenti nella gestione del proprio bilancio, è prevista la creazione di fondazioni private da affiancare all’università, viene dato così il “la” ai finanziamenti privati sulla ricerca e sul diritto allo studio nel suo complesso; al consiglio d’amministrazione spetta l’intera gestione economica dell’università e in esso viene ridotta la presenza di studenti e di personale universitario a favore dell’entrata dei nuovi partner privati.

Ci siamo resi conto, quindi, della necessità di un progetto di lotta culturale comune e a livello europeo che si opponga non solo allo smantellamento del sistema d’istruzione pubblico e all’asservimento del sapere a logiche di mercato, ma che, data la eterogeneità delle componenti scontente (perdonate l’eufemismo), cerchi di agire su diversi punti critici. Ci siamo appoggiati al coordinamento No Gelmini Paris, che ha un blog, un forum bilingui e una mailing list sempre intasata; abbiamo aperto le nostre assemblee agli studenti francesi e a chiunque e di qualunque nazionalità volesse partecipare e ci teniamo in contatto con i gruppi che negli altri paesi europei cercano di muoversi nella stessa direzione.

Il 14 Novembre e le forme di lotta della Vague Européenne

La sera stessa del 14 Novembre, convocati da studenti francesi, ci siamo incontrati davanti all’Ambasciata d’Italia a Parigi, dove abbiamo trovato la resistenza dei flics (sbirri) e delle transenne all’entrata di rue Varenne. Allora ci siamo spostati all’Istituto Italiano di Cultura dove era in corso una conferenza del fotografo Mimmo Jodice e abbiamo preso la parola presentandoci e spiegando i motivi della nostra protesta. Anche successivamente è stato questo il metodo che ha caratterizzato molte delle nostre azioni: incursioni in luoghi di cultura (festival, conferenze e dibattiti) per sensibilizzare il maggior numero di persone, italiane e francesi, e far parlare del nostro movimento il più possibile negli ambienti in cui si discute di sapere, educazione e cultura in generale.

È stato questo il caso dell’intervento alla tavola rotonda internazionale alla Fondation de l’Allemagne della Cité Universitaire che aveva per tema “La modernizzazione dei sistemi universitari europei” con rappresentanti di governi e università europee e al Film Festival Italiano Miracolo. Abbiamo partecipato alla giornata franco-italiana del 2 dicembre il cui titolo era “Les changements de l’environnement : défis et opportunités pour la société, l’économie, la recherche et le développement technologique en Europe” (Cambiamenti dell’ambiente: sfide e opportunità per la società, l’economia, la ricerca e lo sviluppo tecnologico in Europa) e a cui sono stati invitati tra gli altri la ministra dell’ambiente Prestigiacomo, il Preside dell’Università privata Bocconi di Milano Mario Monti e il Sindaco di Milano Letizia Moratti.

La conferenza era pressoché deserta e Prestigiacomo e Moratti non sono intervenute. Peccato. Coi nasi rossi da clown abbiamo applaudito a chi se la canta e sa la suona da solo, a chi non prevede la partecipazione reale di cittadini a una discussione di interesse pubblico, abbiamo applaudito più forte perché “il diritto alla preventiva informazione e partecipazione attiva in merito a ogni intervento sui territori deve essere garantito a tutti”. Abbiamo aderito inoltre agli eventi di protesta organizzati dai gruppi francesi: il 20 Novembre c’è stato uno sciopero generale nel mondo dell’educazione e una manifestazione a Parigi a cui hanno partecipato circa 150000 persone e a cui ci siamo aggregati con un nostro spezzone; il 27 un gruppo di ricercatori (sauvonslarecherche) hanno lanciato un presidio per bloccare il CdA del CNRS in cui si sarebbero dovuti approvare tagli ai fondi, licenziamenti e alcune  misure volte allo smantellamento del centro in vari istituti.

All’occupazione della sede del CdA, ostacolata dalla polizia (come si dice appunto: tutto il mondo è paese!), è seguita una manifestazione di qualche migliaio di persone e un presidio al Ministero della Pubblica Istruzione, a cui eravamo presenti. In serata abbiamo sostenuto l’occupazione della sede dell’ANR (Agence National de la Recherche ) da parte dei ricercatori, durata una decina di ore, e terminata con lo sgombero forzato da parte della polizia. Lo stesso giorno 27 Novembre altri di noi hanno partecipato ad un presidio al Salone dell’Educazione insieme agli insegnanti delle scuole. Abbiamo cominciato a frequentare le lezioni di Université Alternative, che organizza corsi di autoformazione su argomenti non affrontati durante l’orario regolare…le iniziative sono molte e cerchiamo di gestire le forze.

Adesso stiamo cercando di organizzarci per la creazione di attività di promozione culturale, con cineforum, lezioni in piazza, l’ imminente partecipazione attiva a un workshop sulla Ricerca e l’Università in Italia e soprattutto per la sensibilizzazione in vista dello sciopero del 12 Dicembre.
Qualcuno si lamenta o addirittura abbandona, preoccupato dalla precarietà di un movimento nato spontaneamente e destinato a morire a giugno, con il ritorno degli studenti nei rispettivi paesi, ma il ricambio è continuo e altri arrivano, chi per caso, chi perché ne ha sentito parlare dall’amico dell’amico che l’ha letto…e anche se il gruppo in parte si sfalderà con la fine dell’anno accademico, lascerà qui, a Parigi, in Francia, una progettualità politica aperta, l’energia che è scaturita rimarrà e le idee che sono state messe in circolo pure, perché si continui a coltivarle e ad alimentarle, e tutti quelli che, invece, partiranno le porteranno con sé, nella propria città…avete presente la capacità che ha l’acqua di diffondersi?

Soyez résolus de ne servir plus et vous voilà libres”.

Vague Européenne
(Onda Anomala Parigi)

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