Camilleri intervista Galileo: (im)possibile attualità di un passato

La fascetta “Tutto esaurito” copriva di traverso la locandina della serata di ieri sera al Teatro Verdi di Pisa. Niente di meno che Andrea Camilleri, di pirsuna pirsunalmente, ha intervistato Galileo Galilei, impersonato da Roberto Scarpa.
L’iniziativa prende le mosse dalla celebrazione dell’Anno Mondiale dell’Astronomia, ovvero dell’anno galileiano: era infatti il 1609 quando Galilei iniziò le prime osservazioni astronomiche che gli consentirono di verificare la validità del sistema copernicano.
 
Il testo, ideato da Camilleri, è pungente, stimolante, arguto… i lettori di Camilleri possono immaginare! Dietro ogni domanda, una finestra sul passato, che ci presenta inevitabilmente anche il nostro presente. Il tutto senza forzature, con la sobria delicatezza della volontà di sapere.
Il dialogo inizia dalla carriera universitaria di Galileo, che, senza laurea, entra all’Università di Pisa con un contratto triennale (!). Primo scroscio di applausi.
 
“E com’era l’Università di Pisa?”, chiede Camilleri. Un postaccio: professori baroni, attaccati come patelle allo scoglio, è la risposta. "E poi i tagli..!". Altro interminabile applauso. Il pubblico raccoglie tante e diverse persone e fortunatamente anche moltissimi studenti, che con il prezzo ragionevolissimo di tre euro hanno potuto acquistare il biglietto. L’intensità delle parole pronunciate e il bisogno che si sente di urlarle sempre più forte è tangibile nella sala.
L’intervista prosegue vertendo sulla ricerca e sulle “briglie” che vi venivano/vengono imposte, sulla necessità di arrangiarsi, allora come adesso, per portare avanti i propri progetti.
 
Non mancano le risate, quando Galileo, alla domanda “Quale fu la prima cosa che vide col cannocchiale?”, risponde “Rosina”, la ragazza della casa di fronte… e confessa di aver creato lo strumento per sbirciare dentro le case altrui! Solo dopo, dalle “cose terrene” passò a quelle celesti…
L’ultimo argomento toccato è quello dell’abiura: perchè lo scienziato firmò?. Camilleri afferma che, se Galileo risponderà a quest’ultima domanda, l’intervista sarà conclusa.
 
Dopo arguti giri di parole, lo scienziato rivela che firmò il testo dell’abiura, ovviamente non da lui redatto, perché convinto da una frase: “se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d’eresia lo denonzierò a questo S. Offizio, o vero all’Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò”. Imponendogli di essere un delatore, le persone che lo costrinsero a questo sacrificio non erano degne di rispetto, perdevano ogni autorità. Nonostante i dubbi e i rimorsi, Galileo firmò perché non reputava la controparte degna del suo successivo rispetto delle affermazioni nel testo dell’abiura.
 
Camilleri, uomo di parola, prende congedo dallo scienziato, ringraziando il pubblico per averlo preferito alla partita. Applausi ancora più forti chiudono una piacevole serata all’insegna della cultura. Con la C maiuscola.
 
Zeliha P.
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