Pisa, la città che resiste

Pisa_ Domenica 8 Giugno.
Sfogliando i principali quotidiani cittadini è necessaria molta attenzione per
riuscire a scovare un brevissimo articolo che, per dovere di cronaca, ricorda
che il giorno precedente, sabato 7, Pisa è stata pacificamente invasa da
migliaia di persone, scese in piazza per difendere il laboratorio delle
disobbedienze Rebeldia da uno sgombero ormai più volte annunciato.

Le pagine
dei due quotidiani sono quasi interamente occupate da articoli che invocano
tolleranza zero contro i suonatori notturni di bongo, che si complimentano con
le forze dell’ordine che nella notte tra sabato e domenica hanno denunciato tre
studenti, colpevoli di suonare in piazza dei Cavalieri durante la notte, che
annunciano fieri la nascita di un comitato chiamato Legalità e sicurezza, forte
di ben cinquanta firme.

Nessuno all’interno delle redazioni del Tirreno e della
Nazione sembra essersi accorto che sabato sette giugno è sfilata per le strade
di Pisa quella vasta parte della cittadinanza che non ne può più di campagne
stampa volte a creare odio verso il diverso, diffidenza e paura; che non ne può
più di sentire riproposto un perverso binomio secondo il quale la sicurezza
equivale a uno stato di polizia.

Chi ha partecipato alla manifestazione di
sabato, infatti, non ha espresso esclusivamente la propria opposizione al
tentativo di privare il Progetto Rebeldia dello spazio che si è faticosamente
guadagnato, ma ha espresso la propria solidarietà nei confronti di ciò che
questo progetto rappresenta: autogestione degli spazi e delle risorse,
promozione di cultura e di socialità a costo zero, espressione di cittadinanza
attiva e partecipata.Le associazioni, le realtà autorganizzate, le singole
persone che erano presenti in piazza hanno dato vita ad una manifestazione
grande, colorata e gioiosa ma allo stesso tempo espressione di un messaggio
chiaro e forte.

Momenti di particolare interesse sono stati l’arrivo sotto il
Comune di Pisa, accompagnato dalla scalata del Comune stesso da parte del gruppo
Equilibri Precari, e l’affissione alle finestre di palazzo Gambacorti di uno
striscione contro lo sgombero di Rebeldia, e il passaggio sotto il palazzo
ex-Enel, contrassegnato dall’affissione da parte del collettivo Precari
Autorganizzati di uno striscione che esprimeva un concetto di sicurezza basato
sul diritto alla casa e al lavoro, e non sul controllo poliziesco e il
razzismo.

Forse non è un caso che i
quotidiani cittadini abbiano dedicato così poco spazio al corteo si sabato.

Forse alle redazioni del Tirreno e della Nazione, al Comune, si sono accorti di
ciò che succedeva fuori dai loro palazzi.

Forse ne hanno avuto paura, perché è
difficile continuare a dipingere Pisa come una città in preda alla delinquenza
e all’illegalità (ovviamente causate dagli immigrati), quando per le strade
sfilano migliaia di persone, migranti compresi, che dicono no alla logica della
paura e della segregazione, in nome di un modello di cittadinanza attiva e
partecipata.

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