altro che parlare di cassa integrazione, recessione, aiuti alle banche ed alle
grandi operazioni finanziarie, disoccupazione e precarietà. Ma non un imprenditore
né un “manager” pagano per le errate valutazioni di mercato. Loro non pagano e
non pagheranno la loro fiducia per un sistema economico malato e basato sullo sfruttamento, non pagheranno
per il fatto di essersi arricchiti sulle spalle di milioni di lavoratori, non
pagheranno la cassa integrazione. Da quest’anno non pagano nemmeno più l’ICI
sulla prima casa (che all’improvviso è diventata il castello di famiglia o la mega villona
al mare).
Da una ricerca sulle retribuzioni più alte di Unioncamere è
emersa una verità importante. La crisi è pagata da chi lavora.
10 milioni di lavoratori dipendenti porta a casa uno
stipendio inferiore ai 23mila euro l’anno. In media, nel 2007, comprendendo
straordinari, premi di produttività e ogni altro elemento variabile della
retribuzione, si è raggiunto un salario medio di 26.500 euro, che scende a poco
più di 21mila euro per le professione meno qualificate e sale, fino ad arrivare
a 28.800 euro lordi annui per le professioni tecniche e a sfiorare i 41mila
euro (1,4 volte in più) per quelle intellettuali, scientifiche e ad alta
specializzazione. Ancora forte lo scarto retributivo tra uomini e donne (16%) e
tra Nord e Sud: in media la busta paga "in rosa" è più leggera di
4mila euro e nel Mezzogiorno i salari sono inferiori del 16,3% rispetto al
Nord-Ovest. Significativo, poi, anche il dato sulla retribuzione totale annua a
livello regionale: nel Mezzogiorno la busta paga media pesa 23.600 euro, mentre
nelle regioni del Nord Ovest, sale a 28.200 euro. Posizione intermedia per il
Nord Est, con circa 27.100 euro: un po’ più dietro il Centro, con salari medi
poco oltre i 26mila euro annui. Rispetto alla media, quindi, (circa 26.500
euro) nel Nord-Ovest lo scarto è del +6,6%; nel Nord-Est del +2,5%; nel Centro
del -1,5% e nel Mezzogiorno del -10,9 per cento.
Al primo posto tra i ricchi ci sono i “padroni” con 166 mila
euro di media per gli uomini e 205mila euro di media per le donne. All’ultimo
posto ci sono le professioni qualificate nei servizi sociali, culturali, di
sicurezza, di pulizia ed assimilati con 19.500 euro di media l’anno. Dagli
stipendi "d’oro" dei dirigenti, ai poco più di 21mila euro
dell’operaio. Dal rapporto emerge, infine, che manager e direttori guadagnano
92.200 euro lordi l’anno, mentre gli specializzati, quasi la metà (40.500 euro)
e le professioni tecniche, poco meno di 28.800 euro, ma si segnalano per un
vistoso scarto uomini donne: 18 per cento. Busta paga decisamente più leggera
per le operaie specializzate, che portano a casa 18.100 euro, il 21% in meno
del collega uomo (21.900 euro).
Precari e studenti di tutta Italia gridano “noi la crisi non
la paghiamo”. Lo dovremmo gridare tutti. A cominciare dal 12 dicembre, sciopero generale. Senza scordare la strage fascista di Piazza Fontana del 1969.