DOCUMENTO POLITICO FINALE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEGLI STUDENTI MEDI

Pubblichiamo il documento politico finale redatto all’Assemblea nazionale degli studenti medi, svoltasi a  Pisa  7 e 8 Dicembre.
 
Viviamo una crisi economica sistemica, dovuta all’implosione
dell’economia capitalista, prodotta da banchieri, imprenditori,
politici, mafie e speculatori che hanno investito su capitali
ipotetici in realtà inesistenti. Questa grande crisi attuale colpisce
tutti e ci viene fatta pagare in termini di tagli e privatizzazioni,
negazioni di diritti, smantellamento del welfare e di politiche
sociali.
"Noi la crisi non la paghiamo" è lo slogan lanciato da scuole e
facoltà in mobilitazione da mesi, e gridato adesso anche da tutti i
soggetti sociali che la crisi non vogliono pagarla, dai precari ai
migranti, dai pendolari ai lavoratori, dagli insegnanti agli occupanti
di case.
 
In questi mesi l’Onda sta dimostrando di saper parlare linguaggi
diversi, di essere uno studente come un professore, un precario come
un genitore, ha mostrato a tutti come ribellarsi alla crisi sia
possibile; per questo sentiamo la necessità di guardare oltre le
scuole e le università.
Il 12 dicembre sarà sciopero generale, un altro sciopero convocato
anche grazie all’Onda, che ovviamente generalizzeremo, chiudendo le
nostre scuole e scendendo in piazza, senza portare sterili solidarismi
ai lavoratori, ma costruendo insieme ad essi una battaglia che è
comune. Infatti, il nostro governo per uscire dalla crisi sta tentando
di distruggere ogni senso di comunità sociale, mettendo individuo
contro individuo, dirigendo la ricchezza dalle fasce sociali più basse
all’alta finanza e nutrendosi allo stesso tempo di razzismo e
xenofobia, fomentando una guerra tra poveri, nascosta sotto il nome di
meritocrazia.
 
A questa atomizzazione della società noi rispondiamo nel
senso inverso, valorizzando la forza dell’azione collettiva nazionale;
oggi è solo l’unione di individui, capaci di autodeterminarsi
collettivamente, che può opporsi con forza ed efficacia a questi
attacchi indiscriminati.
Il concetto di meritocrazia distorta si ripropone all’interno della
scuola, dove serve a nascondere la selezione sociale; la stessa scuola
già adesso risponde a logiche di discriminazione e disuguaglianza e
tradisce la sua natura costituzionale, poiché, basandosi sulle logiche
del profitto, si nega come strumento di emancipazione sociale. Gli
otto miliardi di tagli della finanziaria all’istruzione, e la
devastazione causata della legge Gelmini, hanno spianato il terreno e
aperto le porte allo smantellamento completo dell’istruzione pubblica.
 
Il culmine di questo processo ora lo vediamo nella proposta di legge
del deputato Aprea, presidente della commissione cultura della camera.
Come per l’università, il completamento della privatizzazione
dell’istruzione pubblica coincide con l’istituzione del regime di
fondazione: la qualità dei percorsi di formazione sarà determinata dai
finanziamenti degli enti privati esterni che attraverso questi
acquisteranno un posto nel consiglio di amministrazione, l’organo che
sostituisce il Consiglio d’Istituto e che diminuisce sensibilmente il
livello di rappresentanza scolastica.
La proposta Aprea parla di partner esterni affiliati alle scuole,
sancendo definitivamente la vendita del sistema formativo alle logiche
di mercato e di business. La proposta di legge comprende anche una
ristrutturazione dell’ordinamento giuridico degli insegnanti, che
impone un anno obbligatorio di precariato e la suddivisione in docenti
iniziali, ordinari ed esperti.
 
L’uscita dal precariato ed il passaggio
di livello è affidato al parere favorevole dei docenti esperti, figure
di fatto analoghe ai baroni universitari. Questo comporta un’ulteriore
verticalizzazione dell’intero sistema di educazione, a partire dal
nuovo ruolo manageriale del preside, le cui funzioni arrivano fino
alla contrattazione individuale con i singoli docenti. Come studenti
abbiamo la necessità di attraversare queste logiche di
verticalizzazione, costruendo dal basso la nostra autoriforma,
partendo dalle pratiche quotidiane di autogestione e occupazione, di
liberazione di spazi e tempi.
L’autoriforma parte dalla rivalutazione del ruolo dello studente
all’interno della scuola e della sua stessa formazione, per questo si
basa sulla riappropriazione dei contenuti, anche attraverso la
collaborazione studente-docente.
 
La cultura e il sapere critico della
nostra autoriforma si contrappongono alla sterilità del nozionismo
degli attuali programmi ministeriali. Per questo riteniamo
fondamentale aprire la didattica ad una programmazione collettiva e
condivisa, riscrivendo i programmi dal basso all’interno dei gruppi di
materia, rendendo lo studente componente fondamentale ed attiva
dell’istruzione e la scuola in grado di saper affrontare i mutamenti
generazionali e sociali.
Ad esempio una di queste evoluzioni è il meticciamento e la
multietnicità. La cultura deve saper essere inclusiva e valorizzare
l’eterogeneità culturale, rifiutando ogni tentativo di introduzione di
razzismo, come per le classi ghetto.
 
La formazione deve essere
accessibile a tutti, senza discriminazioni né per il colore della
pelle, né per la possibilità economica: per questo dai libri di testo
ai trasporti, dai teatri ai musei, l’accesso ai saperi deve essere
gratuito e libero.
E’ evidente che per garantire tutto questo servono fondi, gli stessi
fondi di cui l’istruzione, come la sanità e l’intero settore pubblico
vengono continuamente privati, mentre basta un prete per farli saltare
fuori (vedi concordato) e mentre vengono continuamente finanziate le
spese militari.
La scuola non deve pagare la crisi economica né in termini di
finanziamenti, né tantomeno in termini di vite. La tragedia di Rivoli
testimonia l’assurdità di anni di politiche di tagli e disinteresse
nei confronti dell’edilizia scolastica. Non si può morire di scuola,
non si può morire sul lavoro e non si può morire nelle piazze.
 
Gli stessi meccanismi di intimidazione e repressione che vediamo
applicati nelle nostre città hanno raggiunto le peggiori conseguenze
sabato scorso ad Atene, dove un ragazzo di 15 anni, Andreas, è stato
ucciso dai colpi sparati da una camionetta di polizia durante un
corteo in favore del diritto allo studio.
Ad ogni meccanismo e strategia di tensione rispondiamo che non siamo
noi ad avere paura. A dimostrare di averne sono i governi in crisi
che, non sapendo più come gestire un qualcosa che gli è sfuggito dalle
mani, un’onda in grado di travolgerli, sono pronti persino a sparare,
a sguinzagliare i
soliti utili idioti provocatori nelle piazze, a denunciare e
sgomberare gli studenti che occupano. La loro debolezza non ci
spaventa, le politiche securitarie non possono fermare il movimento di
oggi come quello di ieri.
 
Per questo il 12 dicembre, nell’anniversario
della strage di piazza Fontana del 1969, dedicheremo le nostre
manifestazioni ad Andreas. e in questi giorni altre iniziative per
denunciare la vergogna di questo omicidio e per chiedere giustizia.
Stiamo lottando da anni in difesa della scuola pubblica e per la
costruzione di un sistema formativo migliore e continuiamo adesso di
fronte ai nuovi tentativi di svendita e di privatizzazione.
In concomitanza con la discussione in parlamento della proposta di
legge Aprea ci saranno giornate di autogestione, occupazione, blocco
della didattica e nei giorni dell’approvazione una grande data di
mobilitazione nazionale in ogni regione, che miriamo a condividere con
una cittadinanza consapevole dei problemi della scuola, che riguardano
l’intera società.
 
Assemblea Nazionale Studenti Medi
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