L’arrivo degli immigrati in Italia non ha portato a un aumento della
criminalità. È il risultato di uno studio su ’Immigrazione e crimine’
pubblicato dalla Banca d’Italia e realizzato da tre ricercatori (Milo
Bianchi, Paolo Buonanno e Paolo Pinotti) per analizzare l’eventuale
"relazione tra immigrazione e criminalità", un tema "al centro di un
intenso dibattito in tutti i paesi interessati da rilevanti flussi
migratori". Nell’indagine, affermano quindi i tre studiosi, "impiegando
appropriate tecniche econometriche, si mostra come i dati consentano di
escludere nettamente l’ipotesi che l’immigrazione contribuisca
direttamente all’aumento della criminalità".
Il ’working paper’ diffuso da Palazzo Koch, spiegano i
ricercatori, punta dritto alla questione tanto discussa, ovvero se la
presenza degli immigrati "abbia effetti diretti" sull’incidenza di
diversi tipi di reato (crimini contro il patrimonio, contro la persona
e violazioni della legge sulle droghe). Per questo, l’indagine si basa
sui dati del ministero dell’Interno sui permessi di soggiorno,
incrociati con quelli del ministero della Giustizia sui crimini
denunciati tra il 1990 e il 2003.
In questo periodo, "a fronte di una rapida crescita
della presenza straniera, non si è registrato nell’intero Paese un
aumento sistematico del tasso di criminalità, che invece mostrerebbe
una lieve flessione". A livello provinciale, tuttavia, "i territori che
hanno attratto un maggior numero di immigrati hanno anche registrato
tassi di criminalità piú elevati, dovuti in particolare a una maggiore
incidenza dei crimini contro il patrimonio (80% dei crimini totali)".
Esclusa quindi "nettamente", sulla base di analisi
econometriche, l’ipotesi di un collegamento diretto tra immigrati e
crescita della criminalità, "l’associazione statistica tra presenza
straniera e tasso di criminalità – secondo lo studio – è dovuta a
fattori che muovono entrambe le variabili nella stessa direzione".
"Un piú alto tasso di criminalità e una maggiore
presenza di stranieri – concludono i ricercatori – potrebbero entrambi
riflettere il piú elevato grado di sviluppo di quelle province.
Da un lato, gli immigrati vi sarebbero attratti dalle maggiori
opportunità d’impiego offerte; dall’altro, costituirebbero un obiettivo
preferenziale per compiere crimini contro la proprietà a causa della
maggiore ricchezza media, del piú elevato grado di urbanizzazione e
della maggiore densità di popolazione".
Fonte:ADUC