L’ Sdl intercategoriale: “Capitolazione della Fiom sulla vertenza per il contratto metalmeccanici”


Correva
l’anno 2002, il tema della precarietà del lavoro in continuo aumento
entrava prepotentemente nella discussione in corso per il rinnovo del
contratto dei metalmeccanici.
 
La FIOM, in dissenso con FIM e UILM,
presentava una piattaforma separata che oltre a chiedere 135 euro di
aumento mensile (contro gli 86/87 di FIM e UILM) proponeva l’accesso al
tempo indeterminato DOPO UN PERIODO DI 8 MESI DI LAVORO ANCHE NON
CONTINUATIVO.


Ne
è passata di acqua sotto i ponti nel frattempo se pensiamo alla
proposta, condivisa anche dalla FIOM, presentata ieri al tavolo delle
trattative in corso per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici: 36
mesi di precariato prima di poter aspirare all’agognato posto fisso!
La
dilagante precarietà del lavoro è il frutto degli accordi firmati negli
ultimi 15 anni da Cgil, Cisl e Uil da cui la Fiom pareva, allora,
volesse prendere le distanze. Tali accordi erano motivati dalla
convinzione che solo dando la possibilità ai padroni di disporre della
mano d’opera con maggiore flessibilità sarebbe stato possibile
innescare un processo di crescita degli investimenti e di sviluppo
economico.
Quanto questa "filosofia" si sia dimostrata tragicamente
sbagliata lo dimostrano le conseguenze che sono sotto gli occhi di
tutti. Una massa di lavoratori sottopagati, ricattati con l’illusione
del posto fisso, e facilmente licenziabili.
Una
ragione in più per fare della lotta alla precarietà un tema centrale
nel rinnovo del contratto nazionale e invece stiamo assistendo ad un
lento scivolamento verso le proposte di Confindustria che, secondo la
vecchia regola, intravede la possibilità “dopo il dito di prendersi
tutta la mano”.
Scomparsa dalla piattaforma qualsiasi richiesta di
riduzione dell’orario di lavoro sono i padroni a dettare l’agenda. E
l’agenda dei padroni prevede maggiore flessibilità dei contratti (48
mesi di precariato) e degli orari di lavoro.

La scarsa adesione
alle manifestazioni di FIM, FIOM e UIL in occasione dello sciopero di
venerdì scorso avrebbe dovuto rappresentare un campanello d’allarme (la
sfiducia e la delusione per la conduzione della trattativa è forte tra
i lavoratori)e invece la trattativa prosegue e la capitolazione è
all’orizzonte.
Rompere la trattativa e rilanciare su contenuti
realmente mobilitanti in termini di aumenti salariali (siamo uno dei
paesi a livello europeo con i salari più bassi), di superamento della
precarietà e di “rigidità” degli orari è l’unica possibilità di uscita
da una situazione che prelude alla firma di un contratto che peggiorerà
le condizioni normative senza rispondere alle necessità nemmeno dal
punto di vista salariale.
L’unità burocratica delle sigle
sindacali al vertice sta portando alla perdita di contatto con la base,
con i lavoratori in carne ed ossa.
Serve una nuova stagione
sindacale, conflittuale, che risponda ai bisogni e alle aspettative dei
lavoratori. Serve un nuovo sindacato, un sindacato realmente DEI
lavoratori.


 

SdL intercategoriale
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