Il Coordinamento dei Collettivi, in merito al regolamento sulla concessione degli spazi nell’Ateneo

Riportiamo di seguito il comunicato del Coordinamento dei Collettivi universitari in merito al regolamento sulla concessione degli spazi nell’Ateneo. L’approvazione di tale regolamento ha portato oltre ad aspre critiche, anche una certa polemica contro lo stesso Coordinamento che tramite il suo rappresentante aveva votato favorevolmente in senato accademico (contrariamente invece in cda). Questo nonostante l’impegno che i Collettivi in passato avevano mostrato non solo nel contrastare la costituzione stessa di un comitato ad hoc, creato per regolamentare dall’alto tale materia, ma anche per imporre tramite un "patto di mutuo soccorso", pratiche di riappropriazione dal basso degli spazi universitari negati.

Vinz

Come Coordinamento dei Collettivi esprimiamo la nostra contrarietà al regolamento per la concessione degli spazi universitari. Il voto favorevole del nostro senatore è da considerarsi un errore infelice, ammesso da lui stesso e giustificato da una situazione personale problematica, che non pregiudica il percorso fin qui da noi attivato e attraversato insieme a tant*, in favore della concessione gratuita degli spazi a tutte le associazioni no profit, universitarie e non, che ne facciano richiesta.

Indipendentemente dalla votazione in Senato, non abbiamo assolutamente niente di che scusarci e abbiamo dalla nostra parte i fatti e i successi di un percorso fatto di rivendicazioni e pratiche conflittuali partecipate, che sicuramente hanno spostato il baricentro della discussione verso un risultato che, seppur criticabile in molti suoi punti, è un mglioramento rispetto alla totale chiusura degli spazi universitari che negli ultimi mesi era risolvibile soltanto tramite l’imposizione di rapporti di forza e occupazioni. Da parte dei nostri rappresentanti, tranne che nell’ultima seduta del senato accademico, è sempre stata chiara la contrarietà alle modalità di gestione degli spazi universitari da parte dell’attuale rettore, che insieme ad una corte di fedelissimi cerca da più di un anno di limitare gli spazi di agibilità politica all’interno dell’università: quando non ci riesce tramite cavilli burocratici, non stenta a usare la forza pubblica.

Non possiamo esimerci a questo punto dal fare un’analisi del percorso che ci ha portato fino a questo punto, anche solo per rinfrescare la memoria.

L’ateneo pisano ha visto proprio sugli spazi una mobilitazione durata mesi, portata avanti dal basso e che ha visto svariati momenti di conflittualità con la governance dell’ateneo. Protagonista di questo percorso è stato il “patto di mutuo soccorso per gli spazi”, formato da molti collettivi ed associazioni universitarie e non. Davanti ad improvvise e folli richieste di obbligatorietà di una guardia armata per il controllo delle iniziative, alle imposizioni economiche insostenibili per qualunque associazione no profit, a impedimenti burocratici risalenti a regolamenti del ventennio fascista (come il TULPS), abbiamo risposto con pratiche chiare di riappropriazione degli spazi. L’occupazione della commissione spazi, l’occupazione temporanea delle facoltà per svolgere le iniziative di varie associazioni appartenenti al “patto” (così come successo a lettere per la serata senegalese, al Polo Carmignani con ISF-Pisa per un iniziativa sull’acqua come bene comune), il blocco dell’ufficio del rettore per cinque ore in vista della notte bianca del 24 aprile, sono chiari esempi del percorso che abbiamo attraversato nei mesi passati. Sono momenti che dicono chiaramente qual’è il percorso da portare avanti perchè gli spazi dell’università siano liberi e aperti a tutti.

Un’altra scelta fondamentale per noi è stata quella di non formulare richieste a nome dei nostri rappresentanti, né per le nostre iniziative, né per le iniziative di altre associazioni: questo per non alimentare una prassi che avrebbe portato alla concessione degli spazi alle sole liste universitarie. In questo abbiamo trovato come oppositore, nei metodi, sinistra per… che fin da subito ha optato per una soluzione in opposizione all’assemblea di ateneo, alimentando una dinamica di accordi al ribasso con l’ateneo, accettando la guardia armata alle proprie iniziative, pagando le spese di portierato. Insomma sfruttando la sua posizione privilegiata.

Un altro elemento da considerare nella nuova fase che stiamo attraversando è che, col movimento dell’onda ,il problema spazi è stato superato dall’estensione delle pratiche di riappropriazione, che hanno permesso in questi mesi di riportare l’accesso agli spazi ad un livello di rapporti di forza tra movimento e istituzione, scavalcando tutti gli impedimenti burocratici e gli abusi di potere da parte del rettore. Crediamo che da qua si debba ripartire. In un percorso continuativo e giornaliero che renda nei fatti l’università un luogo libero di scambio di saperi. Un percorso che renda le decisioni del senato accademico un’espressione della forza costituente del movimento.

Stracciarsi le vesti davanti ad una decisione di un senato da cui non ci si può aspettare niente di buono, è ridurre un percorso politico alla sintesi che ne fanno gli organi di governo. C’è invece un prima e un dopo. Il senato è stata una tappa, infelice, ma che non significherà niente davanti alle nostre pratiche.

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