Ieri pomeriggio al Circolo Arci “Caracol” è stato presentato il libro
“Il sangue dei giusti”, di Careri, Chirico e Magro.
Il libro racconta con
dovizia di fonti storiche le vicende che portarono all’uccisione per mano
ndranghetista di due militanti comunisti calabresi, Ciccio Vinci e Rocco Gatto,
due storie che raccontano una faccia poco conosciuta della Calabria, la
Calabria dell’antimafia sociale e militante.
Il mugnaio Rocco Gatto fu ucciso dalla
‘ndrangheta il 12 marzo del 1977. Ha sempre detto “no” al pizzo, resistendo a
intimidazioni e danneggiamenti. Ha accusato pubblicamente gli ’ndranghetisti,
si è battuto fino all’ultimo giorno. La denuncia ai giudici contro la cosca
Ursini gli è costata la vita.
Ciccio Vinci era un ragazzo della piana di
Gioia Tauro, militante comunista, leader studentesco che aveva deciso di
mettere al primo posto la lotta alla ndrangheta. La sua fu una morte
“sbagliata”, perché fu assassinato al posto di qualcun altro, colpito per
“errore” della cosca di Gioiosa Jonica.
La presentazione di questo libro,
organizzata dai Giovani Comunisti di Pisa e dall’associazione “DaSud” (www.dasud.it), di
cui gli autori fanno parte, è stata anche un momento per condividere la memoria
di quel che successe dopo queste due uccisioni, grazie alla presenza di un
testimone diretto come Sandro Modafferi, figlio dell’ex sindaco di Gioiosa
Jonica ed attualmente consigliere comunale a Pisa. Modafferi raccontava non
solo di un popolo che ha pianto i propri morti, ma di un movimento che ha
lottato tenacemente per tre anni nella piana di Gioia Tauro, mobilitando
sindaci, preti, gente comune, riuscendo a suscitare interesse e solidarietà nel
Nord Italia, non solo da parte degli immigrati meridionali.
Il frutto di questa solidarietà è
simbolicamente rappresentato da un murales a Gioiosa Jonica, opera di militanti
Cgil di Milano e di comunisti del PCI locale, un ritratto del “Quarto Stato”
calabese, solo ed orgoglioso nella sua lotta alla ndrangheta. Solo come anche
Sandro Modafferi descriveva, perché nonostante la capacità del popolo della
piana di tenere in scacco la ndrangheta per tre anni, lo Stato rimase lontano e
le strutture politiche indifferenti.
dalla Provincia di Reggio Calabria il restauro del murales di Gioiosa. È la
prima iniziativa di un associazione composta da “nuovi emigrati” calabresi,
alcuni fra i tanti (“DaSud” stima una migrazione interna paragonabile a quella
degli anni ’60) che non trovano sbocchi di lavoro nel Meridione e che pure
restano fortemente legati alla propria terra d’origine.
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