Il ministro Tremonti annuncia che sarà possibile destinare il 5 per mille ai terremotati. Una manovra demagogica, con pochi effetti pratici e che sottrae risorse anziché fornirne di nuove.
La notizia è stata riportata prima dall’Ansa e da alcuni giornali radio: sono state avviate le procedure per destinare il 5 per mille ai terremotati dell’Abruzzo.
In attesa di leggere la reale portata della manovra, le anticipazioni sono inquietanti.
E’ una manovra da furbetti, demagogica e che non porta alcuna nuova risorsa mentre ne sottrae a chi già opera a favore dei terremotati. Insomma si tratta di una trappola.
Vediamo come e perché.
Per prima cosa i tempi. C’è una necessaria, incontrovertibile, sfasatura tra l’impellente necessità di trovare risorse per far fronte alle emergenze e il momento in cui il 5 per mille diventerà disponibile: non meno di due anni, se non tre, come sta avvenendo per i fondi relativi ai redditi 2006.
Nel frattempo con quali risorse faremo fronte alle necessità di ripristino dei servizi pubblici a dir poco essenziali quali la sanità e la giustizia? L’ospedale principale e il palazzo di giustizia dell’Aquila sono seriamente danneggiati e saranno inutilizzabili per molto tempo ancora.
La manovra sottrae risorse. Se si amplia la platea dei destinatari non si fa che sottrarre risorse anche a quelle organizzazioni che attualmente sono impegnate (e lo saranno ancora per molto tempo) nell’attività di assistenza ai terremotati.
La spina dorsale del servizio di protezione civile italiano è infatti costituito anche da centinaia di organizzazioni di volontariato che normalmente sono potenziali destinatarie del 5 per mille.
Non solo: ma si sottraggono risorse a chi è impegnato nelle attività di assistenza a soggetti svantaggiati oppure alla ricerca scientifica.
Aggiungiamo anche che per i fondi destinabili al 5 per mille c’è un tetto e quindi non si può andare oltre la somma stanziata dalla legge finanziaria.
In altri termini: lo Stato cerca la sussidiarietà nei servizi sociali e poi dice arrangiatevi.
La demagogia. In realtà di fondi per il terremoto ce ne sono già ora disponibili. Tecnicamente hanno la stessa tempistica del 5 per mille, ma possono essere anticipati e quindi smobilizzati.
Si tratta infatti dell’8 per mille che, se destinato allo Stato, secondo l’art. 2, comma 1, del d.P.R. 10/03/1998 n. 76, deve essere impiegato per
– interventi straordinati per fame nel mondo
– calamità naturali
– assistenza ai rifugiati
– conservazione di beni culturali.
Avete letto bene.
Ci sono già le calamità naturali.
Basterebbe perciò "blindare" i fondi dell’8 per mille per indirizzare nuove risorse alla popolazione abruzzese.
Ho usato il verbo "blindare" perché in questi anni l’8 per mille destinato allo Stato e quindi teoricamente finalizzato a queste aree di intervento, è stato invece depauperato perché utilizzato per chiudere improvvise falle di bilancio o, peggio ancora, per rifinanziare missioni di (dubbia) pace all’estero.
Vale la pena di ricordare che, al di là di qualsivoglia pregiudizio ideologico, è incontrovertibile che le nostre truppe sono impegnate in Afghanistan da ormai 8 anni e che, con la rimozione degli ultimi caveat, possono essere liberamente impegnate in azioni di guerra, e già lo sono state.
Chi scrive è perciò fermamente convinto che si dovrebbe agire sull’8 per mille, stabilendo che una fetta maggiore di questi fondi, sia destinata alle opere di ricostruzione e alla conservazione dei beni culturali danneggiati.
Vale anche la pena di ricordare che l’8 per mille non ha un tetto massimo se non nell’ammontare globale dell’I.R.Pe.F..
La manovra è da furbetti. Quale forza politica vorrà criticare questo annuncio? Credo che in pochi lo faranno. Modi e tempi per segnalare il trucco sono limitatissimi e il rischio di passare per chi vuole contrastare le buone azioni per il gusto di criticare le decisioni della maggioranza, è altissimo.
Il contribuente però è avvisato…
Gianpaolo Concari per Peacereporter