16/04, Oscar Wilde in scena con la compagnia pisana “Il Mandarino”

L’importanza di chiamarsi Ernesto (l’originale in lingua inglese: The Importance of Being Earnest) è l’esilarante commedia nella quale Wilde gioca sull’assonanza inglese delle parole
"earnest" (onesto) ed "Ernest" (nome proprio), che in inglese si
pronunciano allo stesso modo. L’autore con questo espediente mette in luce
tutta quella cura dell’apparenza e della forma dell’alta società
vittoriana, deridendola con pungente ironia.
 
La compagnia teatrale "Il Mandarino", formata da giovani attori e diretta dalla regista Valeria Bonaccorso, mette in scena con sapiente rielaborazione la famosa commedia, questo giovedì, 16 Aprile, presso il Politeama di Cascina. Lo spettacolo inizia alle ore 21 e si paga un biglietto unico di 10 euro.
 
Le risate non mancano e una piacevole serata all’insegna del teatro che ha voglia di partire dalle tradizioni, per poi andare oltre, vi aspetta.
 
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TRAMA

Il primo atto si apre in città dove ci vengono presentati Algernon Moncrieff e John Worthing, due amici di vecchia data. Il primo abita in città ed il secondo in campagna, ma sovente si incontrano. Entrambi, infatti, vivono una "vita segreta": Algernon finge di avere un vecchio amico malato di nome Bunbury in campagna, mentre John il cui vero nome invece è Jack, finge di avere un fratello scapestrato dal nome Ernest, nome con cui appunto si presenta in città. Questo espediente permette loro di assentarsi dalle rispettive case e famiglie quando meglio credono.

 
Jack ama Gwendolen Fairfax, cugina di Algernon, e vorrebbe sposarla. La donna ricambia il sentimento, ma nasce un problema: Gwendolen sposerà solo un uomo chiamato Ernest perché quel nome, dice, le "procura delle vibrazioni", ha un suono che scalda il cuore a sentirlo. Jack, presentatosi a lei come Ernest quindi cerca di convincere la donna che altri nomi sono più attraenti di Ernest come ad esempio il suo vero nome ossia Jack ma, al sentire quest’affermazione, Gwendolen devia deridendo ciò che Ernest sostiene. Inoltre la madre di Gwendolen, Lady Bracknell, dopo un colloquio con lo spasimante che assume i tratti di un interrogatorio poliziesco, diviene molto scioccata dal fatto che Jack sia orfano e pone un divieto al fidanzamento.
 
La storia si complica nel secondo atto in cui lo scenario si sposta in campagna quando, con un sotterfugio, Algernon si presenta alla casa di campagna di Jack, e si spaccia per Ernest, il fratello scapestrato di questi. Conosce e si innamora di Cecily Cardew, la pupilla di Jack, la quale quindi è convinta di amare, anche lei, un uomo di nome Ernest.
Gwendolen ancora invaghita e desiderosa di fidanzarsi con Ernest raggiunge anche lei la dimora di campagna di Jack scoprendo assieme a Cecily il fatto che nè Algernon nè Jack in realtà si chiamano Ernest dando vita a delle divertenti gag dei due uomini intenti a riconquistare il cuore delle donne amate che, ormai offese si ritirano nella villa indignate e deluse dalle menzogne degli uomini.
 
Il terzo atto prevede l’arrivo di Lady Bracknell alla dimora di campagna di Jack dove intima a Gwendolen di tornare a casa, nel frattempo trova il nipote Algy (Algernon) che le comunica la sua intenzione di sposare Cecily, in un primo momento nega l’autorizzazione ma scoperto da Jack che la sua pupilla possiede un ingente rendita muta la sua opinione sulle nozze. Jack tuttavia si oppone poiché Lady Bracknell si ostina a non voler concedere la mano di Gwendolen a Jack. Dopo alcune battute si scopre che Jack in realtà è fratello di Algernon che grazie alla poca accortezza di una educatrice che curava la famiglia Moncrieff, era stato abbandonato in una borsa in una stazione.
 
Scoperta la parentela Lady Bracknell autorizza le nozze. Rimane ancora la diatriba sul nome: Jack, non essendo mai stato a conoscenza delle sue origini, ha un nome che non è il suo. Così, dato che Lady Bracknell dice essergli stato dato il nome del suo defunto padre (un generale dell’esercito) ma né lei né Algy ricordano quale fosse, Jack va a scartabellare sugli elenchi militari e scopre che il nome di suo padre, e quindi anche il suo, è effettivamente Ernest.
 
Zeliha P.
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