Pisa, 22-04-09. Quale lo statuto dei saperi umanistici in un’Italia che esce da mesi di lotte contro una riforma che cala come una scure sull’università pubblica italiana? Intorno a questa, ma anche a tante altre domande, ruota il convegno organizzato dal Network Giovani di Pisa che, dopo il laboratorio pubblico di preparazione che si è tenuto ieri nella Chiesa di Sant’Eufrasia, è iniziato stamattina. Ricco di interventi importanti, come quelli di Ceserani, Prosperi, e tanti altri, il convegno si apre con un intento ben preciso, quello di offrire uno spunto di discussione, e un primo livello di elaborazione rispetto al problema della costruzione di una proposta concreta, alternativa a quella avanzata da chi ha sostenuto le ragioni della “riforma” che ha trovato la ferrea opposizione del movimento dell’Onda. Il problema, spiega Zanotti nella sua presentazione, è che chi, come l’economista della Bocconi Perotti, ha sostenuto la riforma, ha una propria ricetta globale, coerente e solida, seppur molto discutibile, dei probemi dell’Università italiana e delle modalità attraverso le quali è possibile risolverli. Si può dire lo stesso di chi invece ha combattuto contro il governo e la Gelmini? Che l’Università italiana sia afflitta da numerosi, gravi problemi, è infatti fuor di dubbio. Le difficoltà nascono, chiaramente, nel momento in cui ci si trova a dover elaborare proposte per il superamento di tali problemi.
Non manca una nota velatamente polemica. Il convegno avrebbe dovuto svolgersi alla gipsoteca, struttura dipendente dall’Università e luogo naturalmente congeniale ad un’iniziativa del genere ma, nonostante la richiesta avanzata dal Network due mesi fa, ad una settimana di distanza l’autorizzazione è stata negata. Il dato assume ovviamente particolare interesse all’interno di un convegno che si propone di affrontare anche il problema del rapporto tra università e città e più in generale, in una città rispetto alla cui economia l’Università ha un peso enorme. Non mancano dunque accenni rispetto alla recente approvazione del regolamento per la concessione degli spazi universitari, ma anche al tema della variante urbanistica. Se da una parte infatti i ragazzi del Network lamentano una certa chiusura dell’Università nei confronti dell’”esterno”, dall’altra è lo stesso Prosperi a far notare come la città non tenga conto degli studenti e dell’Università concepita come patrimonio culturale, dal momento che nell’enorme area dell’ex-Santa Chiara, che verrà presto dimessa, non è previsto alcuno spazio da dedicare, ad esempio, ad una biblioteca unificata.
Alla fine è quasi un bene che un convegno di questo genere sia stato ospitato da una struttura non dipendente dall’Università. Questo dato può infatti essere utile a ribadire il fatto che un evento di questo genere, in cui si parla di cultura e di formazione, non interessa solo gli addetti ai lavori, ma tutta la cittadinanza.
Non manca una nota velatamente polemica. Il convegno avrebbe dovuto svolgersi alla gipsoteca, struttura dipendente dall’Università e luogo naturalmente congeniale ad un’iniziativa del genere ma, nonostante la richiesta avanzata dal Network due mesi fa, ad una settimana di distanza l’autorizzazione è stata negata. Il dato assume ovviamente particolare interesse all’interno di un convegno che si propone di affrontare anche il problema del rapporto tra università e città e più in generale, in una città rispetto alla cui economia l’Università ha un peso enorme. Non mancano dunque accenni rispetto alla recente approvazione del regolamento per la concessione degli spazi universitari, ma anche al tema della variante urbanistica. Se da una parte infatti i ragazzi del Network lamentano una certa chiusura dell’Università nei confronti dell’”esterno”, dall’altra è lo stesso Prosperi a far notare come la città non tenga conto degli studenti e dell’Università concepita come patrimonio culturale, dal momento che nell’enorme area dell’ex-Santa Chiara, che verrà presto dimessa, non è previsto alcuno spazio da dedicare, ad esempio, ad una biblioteca unificata.
Alla fine è quasi un bene che un convegno di questo genere sia stato ospitato da una struttura non dipendente dall’Università. Questo dato può infatti essere utile a ribadire il fatto che un evento di questo genere, in cui si parla di cultura e di formazione, non interessa solo gli addetti ai lavori, ma tutta la cittadinanza.
J. Bonnot