Foto. Pisa_Stamani ha avuto luogo l’assemblea d’Ateneo presso il Polo Carmignani. Nel tardo pomeriggio di ieri era giunta la notizia che dal Senato Accademico sembrava che i presidi avessero dato parere positivo in merito alla sospensione della didattica.
Purtroppo però stamani, in pratica, la tanto richiesta interruzione non c’è stata, forse per mancanza di tempi, forse per mancanza di reali volontà.
Resta il fatto che alle 10.30 l’aula 2 del Polo Carmignani era pronta per far partire l’assemblea.
Tra lo stupore generale, il professor Barbuti, presidente del comitato di indirizzo e controllo del sistema bibliotecario e delegato del rettore, si è presentato agli studenti e ai lavoratori, pronto per dare spiegazioni e poi scappare immediatamente dal Rettore, con il quale aveva fissato un incontro.
Dopo una breve introduzione dal tavolo, parte con gli interventi un precario della ricerca , che punta subito il dito, accennando dati, contro i tagli alle biblioteche, sottolineando come queste non siano evidentemente per l’Università “corpi di interesse” e come invece non si vada a tagliare dove ci sono legami forti con altri enti/aziende/istituzioni, dove c’è potere. Ciò si lega a doppio filo alla sostanza dell’Università del 3+2, delle fotocopie, del numero massimo di pagine…dove i testi vengono a perdere significato. Viene portato anche riferimento al Senato Accademico di ieri, dove la richiesta di un confronto su questi temi è stata negata.
E’ poi la volta di un lavoratore esternalizzato delle biblioteche, che si definisce uno dei tanti “senza volto” che non appaiono neanche nelle statistiche dell’Ateneo, ma che di fatto svolgono servizi fondamentali, quali il front office e la catalogazione. L’intervento è concentrato nella lettura di un documento redatto da un gruppo di lavoratori. Lavoratoriesternalizzatibiblioteche.doc
Ecco poi la voce dell’Ateneo: Roberto Barbuti.
Il professore segue una sua linea molto didascalica, prima illustra il problema del ripianamento del debito interno tra università, facoltà e soprattutto dipartimenti, poi approda alla difesa d’ufficio delle politiche bibliotecarie dell’Ateneo, confermando però in sostanza i tagli che denunciano ormai da tempo gli organizzatori dell’assemblea.
Negli anni ’90 le biblioteche – spiega il docente – non avevano una gestione centrale e andavano avanti con i fondi dei dipartimenti, che acquistavano i testi per la ricerca, mentre la Facoltà contribuiva acquistando i libri per la didattica. Fino al 2000-2001, dunque, l’Ateneo fissava la possibilità di spesa (la competenza) dei dipartimenti, ma in realtà passava un contribuito inferiore al limite stabilito. I dipartimenti accumulano così crediti verso l’Ateneo debitore. Questa è la genesi del “debito interno”, per il quale il Ministero ha mandato un ispettore per 15 giorni all’Amministrazione centrale, e che ha causato “l’attacco mediatico nei confronti dell’Ateneo spendaccione” e i conseguenti tagli attuali.
Nell’intervento di Barbuti ciò che ha lasciato perplessi è la teoria del dover tornare a far spendere i dipartimenti e le facoltà per le strutture bibliotecarie, limitando i finanziamenti dell’Ateneo alle sole spese di funzionamento (cancelleria, carta igienica ecc.). A fronte di questo è stato fatto presente che è da considerarsi meritevole che l’Ateneo abbia negli ultimi dieci anni sviluppato un sistema bibliotecario d’eccellenza (pur con una carenza di fondi costante) orientato a sviluppare centri bibliotecari funzionali e accentrati a discapito delle vecchie biblioteche di dipartimento, spesso veri e propri prolungamenti degli studi dei docenti, frammentate e spesso inaccessibili per tutta la comunità, accademica e non. Il rischio adesso è quello di tornare indietro, almeno di dieci anni, sulle politiche bibliotecarie.
Il professore inoltre non ha mancato di ribadire che sugli abbonamenti alle riviste elettroniche, l’Ateneo ha scelto di non tagliare, proprio perchè questi materiali sono importanti per la ricerca, che sta tanto a cuore all’Ateneo. Ancora una volta l’Ateneo si rivendica come scelta politica, una scelta obbligata, data da una voce di spesa “bloccata” su cui non si può tagliare. Questo perchè esiste un sistema governato da un oligopolio di case editrici che impongono prezzi altissimi per questi materiali, e su cui l’università non può trattare, visto che rischia di perdere interi pacchetti di abbonamenti con annullamento perfino del pregresso. Dopo che gli è stato fatto notare che nessuno vuole essere preso in giro, il docente ha corretto il tiro, specificando che effettivamente il problema del prezzo di quegli abbonamenti è notevole, senza contare lo scandalo dato dal fatto che su quegli abbonamenti in pratica l’Università è chiamata a pagare i frutti di una ricerca già pagata con soldi pubblici. L’assemblea ha infine salutato il professore specificando che i chiarimenti non erano stati sufficentemente esplicativi e non hanno dato risposta a tutte le note critiche e i dubbi esposti dall’assemblea, quindi in vista dell’incontro con il Rettore, che ricordasse a quest’ultimo che l’esigenza di un incontro pubblico per discutere del futuro dei centri bibliotecari rimane.
Durante i primi interventi sono stati distribuiti due dossier da parte degli studenti, uno riguarda il caso Plus, l’altro invece riguarda proprio le politiche bibliotecarie dell’università di Pisa. I due dossier che verranno in seguito ritoccati e impaginati, sono di produzione degli studenti di Università 2.0, con alcuni capitoli curati dai lavoratori delle biblioteche e dai precari della ricerca e della didattica.
L’assemblea ha continuato il suo iter, molti gli interventi, tra cui quelli di altri senatori, fra i quali il rappresentante del personale Giorgelli e il professor Carpi.
Quest’ultimo ha dichiarato che per quel che riguarda le cifre mastodontiche che l’Ateneo spende per le indennità di carica, lui si dichiara disposto a rinunciare alla sua indennità e cercherà di allargare questa proposta in Senato. Tra i presenti qualcuno lo ha preso sul serio e gli ha fatto presente che gli verrà ricordata questa sua proposta, per evitare che rimanga solo una trovata demagogica.
Dopo gli interventi degli studenti dalle assemblee di facoltà, che hanno letto i documenti condivisi al loro interno, sempre inerenti la questione, è stato il momento di un intervento interessante che ha voluto puntare il dito contro la Plus, la casa editrice dell’Ateneo. Questo intervento a riscosso un certo successo e qualcuno dal pubblico ha pure aggiunto qualcosa, infervorandosi di fronte allo scandalo di una gestione che ha pagato con soldi pubblici i buchi di bilancio dei privati. Tutta l’intera esperienza della casa editrice, non solo il periodo dello scandalo giudiziario, è segnata da una gestione pubblica dei costi a beneficio di profitti e garanzie per i privati.
A margine di questo, l’assemblea ha terminato il capitolo biblioteche dandosi appuntamento per il prossimo Senato Accademico, che si svolgerà in data 9 giugno, dove il Barbuti sarà chiamato in un Senato, probabilmente chiuso ai soli senatori, a fare un’istruttoria sulle politiche bibliotecarie.
Nel frattempo è uscita la chiara volontà dell’assemblea di non far passare troppo tempo, prima di mettere di nuovo in campo un evento di mobilitazione generale.
L’assemblea ha poi proseguito parlando dell’altro punto importante all’ordine del giorno, ovvero lo stato del DSU (diritto allo studio universitario). Uno studente ha spiegato che a fronte dell’accentramento a livello regionale lo scenario nell’immediato futuro sarà quello di un peggioramento dei servizi. La mensa vedrà abbassare i propri parametri di qualità e aumentare i prezzi a fronte di un costante aumento di dirigenti con stipendi d’oro. Al centro dunque dei servizi, secondo la nuova dirigenza, non ci sarà più la qualità a beneficio degli utenti, ma si punterà solo ad esigenze di cassa. Peccato perchè fino ad oggi l’università di Pisa poteva vantare una mensa di ottima qualità e con prezzi tra i più bassi del paese. Sembra che uniformarsi su un livello regionale sarà inevitabile quanto dannoso, sia per gli studenti, ma soprattutto per le condizioni di lavoro di chi presta manodopera in quei luoghi.
È stato poi il momento dell’invito alla partecipazione al g8 sull’università che si svolgerà a Torino il prossimo 17-18-19 Maggio, i mezzi utilizzati per raggiungere il capoluogo piemontese saranno i pullman, che verranno finanziati tramite un festa che gli studenti di Università 2.0 hanno in programma per venerdì sera, nei locali della facoltà di ingegneria.
Ultimo punto, ma non per importanza, riguarda la presa di posizione di tutta l’assemblea in merito al processo del 23 maggio prossimo, a carico di 16 persone del Progetto Rebeldia per l’occupazione dell’ex Asnu, stabile di proprietà dell’Università di Pisa, risalente al 2003; e del processo di sfratto intentato dalla CPT ai danni dell’intero Progetto Rebeldia che avrà inizio il 18 giugno 2009, per l’allontanamento dall’attuale sede di via Battisti, 51. L’assemblea ha dunque espresso la massima solidarietà al Progetto Rebeldia condannando i tentativi di ridurre un’esperienza dal grande valore sociale e culturale a una questione legale; In relazione alla questione degli stabili della CPT di via Battisti, 51, è stato denunciato il comportamento del Comune, della Provincia e dell’Università di Pisa, che con la sospensione del tavolo inter-istituzionale non hanno voluto trovare una soluzione concordata, preferendo invece chiudere uno spazio di aggregazione e di scambio di grande importanza per la città; Infine l’assemblea chiede agli organi di governo dell’Università di Pisa, al Rettore e al Senato Accademico di impegnarsi a contribuire concretamente alla ricerca di una soluzione definitiva per la sede del Progetto Rebeldia e di spendersi in ogni modo al fine di riattivare il tavolo di trattativa e fermare la procedura di sfratto.
Vinz