Nei giorni 12 e 13 giugno, Lecce ospiterà i potenti della terra per trattare materie di carattere economico e finanziario.
Il CSOA Cloro Rosso di Taranto aderisce alla piattaforma lanciata dal coordinamento NoG8Lecce, convinto che, in questo particolare momento di crisi mondiale, sia necessario prendervi parte.
E’ tempo di bilanci.
Rispetto alle promesse del G8 di Genova, siamo di fronte ad uno scenario capovolto.
Il bilancio è impietoso e la parola che risuona in tutte le zone del pianeta è una soltanto: crisi!
Non una crisi di passaggio, bensì della più grave degli ultimi 80 anni.
Il CSOA Cloro Rosso di Taranto aderisce alla piattaforma lanciata dal coordinamento NoG8Lecce, convinto che, in questo particolare momento di crisi mondiale, sia necessario prendervi parte.
E’ tempo di bilanci.
Rispetto alle promesse del G8 di Genova, siamo di fronte ad uno scenario capovolto.
Il bilancio è impietoso e la parola che risuona in tutte le zone del pianeta è una soltanto: crisi!
Non una crisi di passaggio, bensì della più grave degli ultimi 80 anni.
La situazione è sotto gli occhi di tutti: milioni di lavoratori disoccupati, schiavi della precarizzazione creata dalla loro idea di flessibilità, aziende sul lastrico o in ristrutturazione selvaggia, crescita esponenziale del debito pubblico e diminuzioni del prodotto interno lordo, classe media impoverita ovunque.
A fronte di tutto questo è importante sottolineare quali sia le problematiche del nostro territorio colpito gravemente anch’esso da questa crisi.
l’Ilva, che per decenni ha creato immensi profitti, ha sferrato un vero e proprio attacco alla salute e ai diritti dei lavoratori. Quarantaquattro sono state le morti bianche negli ultimi quindici anni, oltre ad un numero spropositato e crescente di infortuni e malori.
A fronte di tutto questo è importante sottolineare quali sia le problematiche del nostro territorio colpito gravemente anch’esso da questa crisi.
l’Ilva, che per decenni ha creato immensi profitti, ha sferrato un vero e proprio attacco alla salute e ai diritti dei lavoratori. Quarantaquattro sono state le morti bianche negli ultimi quindici anni, oltre ad un numero spropositato e crescente di infortuni e malori.
Tutto ciò senza i quadri dirigenziali Ilva prendessero un benché minimo provvedimento in materia di sicurezza sui posti di lavoro.
Ad aggiungersi, negli ultimi mesi, è stata la cassa integrazione di oltre 6700 operai, giustificata dalla decrescente domanda di acciaio conseguente alla enorme crisi economica.
Quasi settemila famiglie che hanno visto compromesso in maniera repentina il loro futuro e quello dei loro figli, in un terra che offre già poco.
Operai che, negli anni, hanno fatto si che l’Ilva fatturasse 9 miliardi di euro l’anno, e che ora sono trattati come pedine usa e getta all’interno della scacchiera capitalista.
Se inizialmente l’ impianto siderurgico, le raffinerie e i cementifici, apparsi a macchia d’olio durante gli anni ‘60 e ’70, hanno dato l’illusione di una crescita economica ed occupazionale del territorio, in realtà si sono rivelati dei veri e propri boomerang.
Ad aggiungersi, negli ultimi mesi, è stata la cassa integrazione di oltre 6700 operai, giustificata dalla decrescente domanda di acciaio conseguente alla enorme crisi economica.
Quasi settemila famiglie che hanno visto compromesso in maniera repentina il loro futuro e quello dei loro figli, in un terra che offre già poco.
Operai che, negli anni, hanno fatto si che l’Ilva fatturasse 9 miliardi di euro l’anno, e che ora sono trattati come pedine usa e getta all’interno della scacchiera capitalista.
Se inizialmente l’ impianto siderurgico, le raffinerie e i cementifici, apparsi a macchia d’olio durante gli anni ‘60 e ’70, hanno dato l’illusione di una crescita economica ed occupazionale del territorio, in realtà si sono rivelati dei veri e propri boomerang.
In primo luogo hanno causato enormi danni ambientali, registrando livelli di inquinamento record, al di fuori di qualsiasi normativa nazionale ed internazionale. A Taranto infatti si concentra il 90,3% della diossina nazionale e l’8,8 di quella europea.
Nonostante gli spropositati guadagni, il patron dell’Ilva Emilio Riva, non ha mai investito nell’ammodernamento degli impianti tanto meno nella salvaguardia della salute dei suoi dipendenti, bensì ha avuto come unico obiettivo entrare nella cordata CAI che ha rilevato la moribonda Alitalia.
Nonostante gli spropositati guadagni, il patron dell’Ilva Emilio Riva, non ha mai investito nell’ammodernamento degli impianti tanto meno nella salvaguardia della salute dei suoi dipendenti, bensì ha avuto come unico obiettivo entrare nella cordata CAI che ha rilevato la moribonda Alitalia.
Come in un grande gioco delle parti, Riva e la sua CAI, insieme al governo ed in particolare con Berlusconi e il suo ministro per l’ambiente Prestigiacomo hanno pianificato un vero e proprio disegno “eversivo” ai danni della comunità e dello stato stesso.
Mettendo in atto una socializzazione delle perdite di Alitalia e una privatizzazione degli utili che ne trarrà, Riva ha lavorato in perfetta sinergia con il governo ottenendo in cambio il lasciapassare per continuare a calpestare i diritti dei lavoratori e dei cittadini di questa città, ignorando le normative nazionali e internazionali in materia ambientale.
Mettendo in atto una socializzazione delle perdite di Alitalia e una privatizzazione degli utili che ne trarrà, Riva ha lavorato in perfetta sinergia con il governo ottenendo in cambio il lasciapassare per continuare a calpestare i diritti dei lavoratori e dei cittadini di questa città, ignorando le normative nazionali e internazionali in materia ambientale.
Sulla base di tali presupposti facciamo appello alla società civile, ai movimenti, alle associazioni, ai sindacati e a quanti concordino con questo manifesto per dare vita a un percorso di iniziative che culmini il 13 giugno a Lecce con una massiccia presenza di tarantini contro questo G8.
Assemblea venerdi 5 Giugno alle ore 18 presso il Csoa Cloro Rosso, Scalo del Tonno 2, Taranto.