
La mostra, inaugurata il 3 settembre a Tel Aviv, è stata però già bloccata, dopo veementi proteste, poiché giudicata offensiva della sensibilità dei parenti delle vittime e del Cristianesimo. Ne parlano un articolo di oggi [5 Setettembre, n.d.r.] su L’Unità e Doriana Goracci nel suo Mattine e notti da Madonne, che riportano le scarne notizie diffuse da un comunicato dell’Ansa e tra queste una dichiarazione delle artiste che respingono ogni volontà di idealizzare la figura delle terroriste palestinesi, affermando "che al contrario intendevano mettere in guardia dalla terribile metamorfosi di coloro che, come donne dovrebbero essere figure materne, in terribili macchine di morte".
Sarebbe forse bastato dare un’occhiata al video Ferror di Lilia Chak (costituito da sette frammenti, immagini dei luoghi dove ci
sono stati i sette attentati fatti dalle terroriste rappresentate nei quadri, luoghi in cui l’artista ha raccolto zolle di terra poi poste ai piedi delle tele durante la mostra), per aprire su questo lavoro (non facile e sicuramente problematico) un dibattito certo difficile, ma forse illuminante, sulle ragioni e i costi di un conflitto. Conflitto nel quale sono coinvolte anche le donne, in maniere diverse, non sempre condivisibili nè rassicuranti. Ma poteva essere diversamente?

Vincenza Perilli, 5 Settembre 2009