La globalizzazione del crimine volava da un paese all’altro, sequestrando, torturando e ammazzando nella più totale impunità con l’appoggio statunitense la cui influenza sui militari del Cono Sud risale a tempi remoti. Ne sono testimonianza la Giunta militare di difesa, il Trattato interamericano di assistenza reciproca il patto di Chaputepec e la Scuola delle Americhe, che rappresentavano gli anelli della catena che funzionava come canale di articolazione politico-militare per imporre l’egemonia degli USA nel continente. Dopo la rivoluzione cubana, e la nascita di movimenti marxisti, la difesa continentale contro il comunismo diventó una priorità per gli Stati Uniti e per le forze militari del Cono Sud.
Venne così elaborata la teoria della Counterinsurgency raccolta nelle direttive Westmorelard, dal nome dal capo delle forze armate in Vietnam; il motto era che per sconfiggere i guerriglieri bisognava trasformarsi in tali. Nel 1960, su invito del comandante dell’Esercito Sud degli Stati Uniti, Theodore F. Bogart, tutti i generali latino-americani si incontrarono a Panama, dando vita alle Conferenze degli Eserciti Americani (CEA), consistente in riunioni biennali, utili per lo scambio d’informazioni tra i vari servizi segreti riguardo le attività dei movimenti e dei partiti progressisti. Seguirono numerose riunioni che intensificavano la rete detta Agremil– agregados militares (addetti militari) attraverso la quale si scambiavano delle schede informative redatte dai servizi segreti. L’Argentina, che viveva una fase di transizione tra il ritorno al potere di Perón nel 1973 e il colpo di stato nel 1976, rimase il solo paese in cui potevano trovare asilo politico migliaia di rifugiati, vittime della persecuzione politica e sociale. Intanto, in Cile, i confini nazionali stavano stretti al colonnello Manuel Contreras capo della Dirección de Inteligencia Nacional (DINA), che nel 1975 effettuava una serie di viaggi per convincere i servizi di sicurezza di tutta l’America Latina a creare una speciale rete anti-esiliati.Il colonnello della DINA, informatore della CIA tra il 1974 e il 1977, si adoperò per l’organizzazione di una riunione, con carattere altamente segreto, a Santiago, tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre del 1975 che riguardava la creazione di uno schedario continentale. Si intendeva creare una sorta di “zona franca” in cui i militari avrebbero potuto spostarsi liberamente per cercare i propri oppositori politici, e le forze di polizia locali avrebbero fornito il loro appoggio nella ricerca, nel sequestro, nella tortura e nell’eliminazione silenziosa degli oppositori. L’operazione Cóndor aveva inizio: l’intera regione diventava lo scenario di un frenetico viavai di esuli e rifugiati.
Nei documenti, declassificati nel novembre del 2000, la CIA, ammetteva di aver sentito parlare del Cóndor solo nel 1976. In quel anno il Condor aveva smesso di essere una rete per lo scambio di informazioni, ed era divenuta un’associazione per uccidere, anche fuori dal continente. il nuovo presidente degli Stati Uniti, il democratico Jimmy Carter, eletto nel 1976, imprimeva una svolta nella politica estera esercitando numerosi controlli sulle attività della CIA. La politica degli omicidi mirati del colonnello Contreras, mette fine alla gestione cilena dell’operazione e sposta il baricentro delle operazioni in Argentina, dove la dittatura affidava il coordinamento della repressione agli squadroni della morte. L’operazione Condor non si limitava alle sole frontiere del Cono Sud, anzi, si adoperava per soffocare le voci di dissenso messe in atto dai tanti latinoamericani costretti all’esilio.
Per questo motivo si gettavano le basi per organizzare una rete in Europa che lottasse contro il marxismo; questa ruotava essenzialmente intorno a terroristi di estrema destra italiani, Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo. Non riuscendo ad eliminare Carlos Altamirano e Volodia Teitelboim, l’obiettivo si spostava in Italia, con l’ordine di Pinochet di assassinare Bernardo Leigthon, oppositore politico ritenuto insidioso dal regime. Fondatore della Democrazia Cristiana Cilena, ministro dell’Interno e vicepresidente della Repubblica nel governo di Eduardo Frey, Leigthon si battè molto per evitare che il Cile, nell’agosto del 1973, sprofondasse nella grossa crisi che spalancò le porte al colpo di stato. Favorevole ad un accordo con Allende venne estromesso dai vertici del partito a favore della coppia Patricio Aylwin- Eduardo Frei, più propensa ad uno scontro frontale con Unitad. Popular. Due giorni dopo il golpe, Leigthon e altre dodici personalità politiche sottoscrissero un documento che condannava l’abbattimento del governo Allende, mentre il presidente del partito, Aylwin, si mostrava a favore delle forze armate, da sempre fedeli alla costituzione, e forte di aver compiuto il dovere di garantire la sicurezza nazionale e l’integrità del paese. Rifugiatosi in Italia, il dirigente democristiano aveva scritto un articolo pubblicato sul primo numero di Chile-América, la rivista curata a Roma da José Antonio Viera-Gallo. Il titolo dell’articolo era molto esplicito: “Come comportarsi di fronte alla dittatura”, con l’obiettivo di avviare un colloquio tra la sua Democrazia Cristiana e la sinistra dell’ex Unità Popolare, ciò allarmò molto Pinochet, che nell’ottobre del 1974 impedì a Leighton il rientro in patria. Il 6 ottobre 1975, agenti della DINA, aiutati da alcuni neofascisti italiani, Pierluigi Concutelli e Salvatore Falabella, cercarono di ucciderlo assieme alla moglie Anita Fresno, nei pressi del loro appartamento romano. Entrambi sopravvissero all’attentato. Nel giugno del 1976, invece, veniva ardito l’attentato contro Letelier, colpevole di voler organizzare, secondo la DINA, un governo parallelo negli Stati Uniti con l’aiuto di Fidel Castro.
A dare l’ordine fu il colonnello della DINA Pedro Espinoza, direttore dell’operazione, che si servì della collaborazione di Townley, dell’organizzazione di estrema destra Milicia di Buenos Aires, del Servicio de Inteligencia Paraguayo, e da tre terroristi cubani. L’auto su cui stanno viaggiando l’ex ministro e la sua segretaria, Ronnie Moffit, il 19 settembre 1976, esplode. La politica degli omicidi mirati porterà alla sostituzione del generale Contreras e nell’agosto del 1977, la Dina verrà sostituita con la Central Nacional de Inteligencia (CNI), a capo della quale sarà nominato il generale Odlanier Mena.
Tra il maggio ed il luglio 2002 il pubblico ministero Guido Salvini ha raccolto le deposizioni di diversi ex-terroristi di destra, tra gli altri di Vincenzo Vinciguerra che, sentito il 22 maggio 2002 nel carcere di Opera, dichiarava: “nel 1974 il principe Junio Valerio Borghese si recò in Cile e si incontrò con il generale Pinochet nell’ambito della comune strategia anticomunista. Ciò mi fu detto da Delle Chiaie il quale, nell’occasione, fu presentato a Pinochet dallo stesso Borghese. Il generale Pinochet passò la prosecuzione dei contatti con Delle Chiaie al responsabile della Dina, il colonnello Manuel Contreras”. Questi erano i primi rapporti ufficiali tra gli "avanguardisti" ed i massimi esponenti della dittatura cilena. Personaggio chiave dell’alleanza planetaria che vedeva il Cile a capo della lotta al marxismo era Michael Townley, che dopo il colpo di Stato di Pinochet diventava un agente molto speciale della Dina. Lo 007, si occupava delle apparecchiature elettroniche per spionaggio e controspionaggio, curava le ricerche chimiche fino a far produrre nel suo laboratorio il gas Sarín, ma non disdegnava anche interventi più diretti. L’agente della DINA, inoltre svolgeva funzioni di intermediario con i neofascisti italiani Stefano delle Chiaie e Pierluigi Concutelli, di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, con il terrorista Virgilio Paz, del Movimiento Nacionalista Cubano, e con Vlado Seran, uno dei principali esponenti del movimento degli Ustascia.