“Fastweb: niente contratti ai rumeni”, lo scopre Peacereporter.

PeaceReporter è entrato in possesso di una circolare che la responsabile dei venditori di Fastweb a Bologna ha recapitato a tutti i rivenditori autorizzati dell’Emilia Romagna.
Nel documento, datato 19 settembre 2009, si legge che l’azienda ha deciso di non stipulare più abbonamenti "Fastweb Mobile" a cittadini rumeni.

Evidentemente l’avvertimento era già stato divulgato in precedenza perché nella circolare è scritto: "Ciao a tutti, mi raccomando a voi, da ora in poi non fate più abbonamenti a cittadini rumeni. Dite chiaramente che non è possibile da sistema caricare abbonamenti Fastweb". Il testo continua: "Ieri sono entrate 70 pda (proposte di abbonamento ndr) quasi tutte di clienti stranieri!!! Forse il messaggio non è stato trasferito alla rete con la giusta enfasi: "BLOCCATE LE VENDITE AI CITTADINI RUMENI". L’ultima frase è scritta in rosso e a caratteri cubitali, in modo da far capire anche al più reticente il carattere definitivo della circolare.

La mail ci è stata passata da una fonte – che ovviamente vuole rimanere anonima – che si occupa dell’inserimento dei dati dei clienti. Questa persona ci ha riferito anche che è stato suggerito loro, non appena si accorgono di aver a che fare con un rumeno, di fingere che il sistema si sia bloccato e di tornare un altro giorno o di rivolgersi a qualcun altro.
Il diktat telematico è stato scritto da Micaela Serenari, Dealer Manager per l’Emilia Romagna di Fastweb. Le abbiamo chiesto spiegazioni:

Signora Serenari, la direttiva che lei ha emanato è un’iniziativa bolognese o è stata decisa a livello nazionale?
Certo, a livello nazionale perché abbiamo avuto tantissime frodi. Tantissime persone che sono venute a prendere dei cellulari e poi li hanno rivenduti aprendo dei conti che duravano un solo giorno.
Quindi noi abbiamo regalato un sacco di telefoni.

E queste persone sono state prese?
Alcune sì, anche dai carabinieri. Era un’organizzazione che andava sempre negli stessi negozi. Venivano buttate le sim e venduti i telefoni.

Quest’organizzazione era composta da rumeni?
Nella nostra area diciamo di sì.

Non le sembra strano che se le persone sono state prese e i negozi erano sempre gli stessi la direttiva sia stata emanata a livello nazionale?
No non mi sembra strano. Comunque noi facciamo anche tanti controlli, tante cose, anche sui conti bancari.
Prima di questa intervista, abbiamo contattato telefonicamente due rivenditori dell’area bolognese fingendoci rumeni interessati al contratto "Mobile". Non appena la nazionalità saltava fuori, l’operatore rispondeva che "… no allora non si può fare", senza dare ulteriori spiegazioni.

Questo dimostrerebbe che nessun controllo viene fatto sul conto corrente o altro, si tratta semplicemente dell’applicazione di quanto scritto nella circolare. Abbiamo allora provato a contattare la direzione centrale di Fastweb Italia, a Milano, ma dall’ufficio stampa ci hanno detto che avrebbero dovuto fare accertamenti prima di rilasciare commenti.
Il responsabile delle relazioni esterne di Fastweb, Sergio Scalpelli, contattato da PeaceReporter, ha dichiarato che "si è trattato solo di un eccesso di zelo di una pur bravissima manager della zona, dovuta al fatto che tra il 2008 e il 2009 proprio in quella zono si sono verificate numerose truffe ai danni della azienda".

"In realtà – ha precisato Scalpelli – si tratta di un sistema di credit management che è in grado di verificare in tempo reale la solvibilità dei nuovi clienti e, essendo digitale, non fa distinzioni di razza, di sesso o di religione, proprio come l’azienda".

Evidentemente, questo sistema deve essere così evoluto da essere in grado di verificare la solvibilità di un potenziale cliente, al telefono, anche solo dal tono della voce o dall’accento.

Marcello Brecciaroli, Peacereporter

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