L’omoparentalità non è più un tabù, almeno in Francia.

In Francia un tribunale amministrativo ha stabilito che una donna nubile omosessuale può adottare un bambino. La decisione ha scatenato un dibattito sull’omoparentalità in Francia. Negli Stati Uniti, intanto, è stato pubblicato uno studio sui figli delle coppie omosessuali che dimostra che i bambini cresciuti in famiglie con genitori dello stesso sesso sono più aperti e flessibili degli altri.

“Il tribunale amministrativo di Besançon ha concesso a Emmanuelle B. la possibilità di adottare. Questa decisione annulla totalmente quella di un altro tribunale che per due volte aveva negato alla donna la possibilità di adottare un bambino. Il tribunale europeo per i diritti dell’uomo aveva bocciato le sentenze e richiamato la Francia. Nel paese è infatti previsto che un single o una coppia si possano candidare all’adozione di un minore e l’orientamento sessuale delle persone, secondo la Corte europea, non è un buon motivo per escludere qualcuno dalla pratica”, racconta Slate.fr.

A livello giuridico dunque la sentenza del tribunale amministrativo non aggiunge niente, ma ratifica il richiamo della Corte europea. A livello culturale e politico, invece, la vicenda ha riaperto il dibattito sull’omoparentalità e sull’adozione per le coppie omosessuali.

Oltreoceano, negli Stati Uniti, la realtà delle famiglie arcobaleno è ben più radicata. Sono 270mila i bambini che vivono con i genitori dello stesso sesso, le cui unioni sono protette da leggi ad hoc.

Lisa Belkin sul New York Times Magazine sostiene che uno degli elementi che dovrebbero convincere ad approvare il matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutti gli stati è la tutela che ne deriverebbe per i bambini nati o adottati in queste coppie ormai da vent’anni. Belkin riporta le ricerche di Abbie E. Goldberg, professoressa di psicologia alla Clark university, che dimostrano come tutti i pregiudizi contro la genitorialità delle coppie omosessuali siano smentiti dalla realtà e dai dati raccolti da sociologi e psicologi.

Oltre i cliché
“Gli studi sui figli delle coppie omosessuali dimostrano che non ci sono molte differenze con i figli degli eterosessuali. Sono ben inseriti a scuola, hanno molti amici e non sono maggiormente soggetti a disturbi psichici. Soprattutto non sembrano soffrire di nessun tipo di disorientamento sessuale, né si sentono essi stessi gay per il fatto di essere figli di gay”, riporta il giornale.

Ci sono dati che mostrano che questi bambini tendono a essere più anticonvenzionali e flessibili, soprattutto per quanto riguarda i ruoli familiari e sociali: “Per esempio le figlie di lesbiche aspirano più frequentemente a fare carriera e ricoprire cariche tradizionalmente maschili, vogliono fare il dottore o l’avvocato. Mentre ancora molte bambine, figlie di famiglie tradizionali, vogliono fare le infermiere e le insegnanti. I figli delle coppie gay sono più impegnati in cause sociali e più aperti alla diversità di qualsiasi genere”, continua il Magazine.

“Le coppie eterosessuali dovrebbero guardare con interesse a questi risultati, infatti le coppie di persone dello stesso sesso trasmettono ai loro figli meno cliché sui ruoli parentali e meno pregiudizi di genere. Mentre il dibattito sui matrimoni tra gay e sull’omoparentalità si svolge in pubblico, il dibattito sulla parità tra uomo e donna nella gestione della famiglia si combatte nel privato delle camere da letto e nelle cucine. Ma viene da pensare che si tratti di una battaglia molto simile”, conclude il giornale.

 
tratto da www.internazionale.it 
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