Egr. dott. Grasso e prof. Barbuti,
Gent. me dott.ssa De Simone e dott.ssa Benedetti,
abbiamo appreso ufficialmente il 22 gennaio che per il 2010 l’Università spenderà soltanto 100.000 euro (invece dei 239.000 euro spesi nel 2009) nei servizi integrativi delle biblioteche.
A causa di questo taglio le più frequentate biblioteche dell’Università non effettueranno più l’apertura serale fino alle 23.00, mentre le altre addirittura ridurranno gli orari del tardo pomeriggio, chiudendo alle 18.00 o alle 19.00. Inoltre le biblioteche dovranno rinunciare ad aprire il venerdì pomeriggio o il sabato. Infine durante la settimana verrà dedicato pochissimo tempo alla ricollocazione dei libri sugli scaffali, creando non pochi disagi sia ai bibliotecari che agli studenti.
In sintesi questa decisione colpisce in modo drammatico noi lavoratori esternalizzati, poiché dalla prossima settimana perderemo il 50% del monte orario settimanale. Dal momento che le nostre ore di lavoro sono già poche, con salari al limite della sopravvivenza, molti di noi saranno costretti ad ingrossare le file dell’esercito dei disoccupati, per i più fortunati invece sarà difficile, nonché impossibile, vivere con nemmeno 300 euro al mese. Tra di noi alcuni lavorano nelle biblioteche dell’università da più di 6 anni e hanno saputo di stare per finire sul lastrico con nemmeno dieci giorni d’anticipo. L’atmosfera è surreale dal nostro punto di vista, poiché poco più di un anno fa abbiamo firmato un contratto legato ad un appalto di durata triennale, che ora sembra non valere più.
Ma se la perdita del lavoro di 18 persone può sembrare poco, sembra giusto sottolineare che il problema non è soltanto nostro e che vengono colpite nuovamente le biblioteche d’Ateneo, dopo che l’anno passato hanno subito ingenti tagli ai propri fondi. Non si tratta di difendere soltanto i nostri posti di lavoro, ma di difendere anche il diritto alla cultura e all’istruzione, che si formano attraverso la frequentazione delle biblioteche dove è possibile consultare materiale di studio ed essere aiutati nelle ricerche da personale qualificato. Il patrimonio culturale che racchiude in sé una biblioteca non può essere sostituito da anonime aule studio, come si vuole talvolta lasciar credere.
Alla luce di questi sconvolgimenti che ci toccano fin troppo da vicino siamo a chiedere delle spiegazioni a voi, che avete deciso la fine del nostro lavoro e non solo. Qualcuno di voi si è chiesto cosa ne pensano gli studenti di questa iniziativa, dopo aver pagato quasi 2000 euro di tasse? Oppure che cosa significa questo per le 18 persone che da anni si impegnano nel loro lavoro mettendo a disposizione dell’Università le loro capacità e la loro professionalità ?
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