Il Progetto Prendocasa blocca uno sfratto nel comune di Cascina

Si torna a parlare del problema casa nel comune di Cascina: dopo lo scandalo che ha travolto la giunta in seguito alla denuncia dell’assessore alla casa per concussione, ieri ci sarebbe dovuto essere lo sfratto di una famiglia che da mesi non riesce a pagare l’affitto. L’intervento del Progetto Prendocasa, che fin dalle prime ore del mattino ha presidiato l’abitazione interessata, ha ottenuto in primo luogo una proroga di 15 giorni, e in secondo un incontro con il Sindaco volto ad individuare soluzioni alternative allo sfratto. Riportiamo di seguito l’articolo del Collettivo Prendocasa:

 

Ieri mattina a Cascina (Pisa) il picchetto antisfratto del Progetto Prendocasa ha impedito all’ufficiale giudiziario di eseguire l’ordinanza di sfratto nei confronti di una famiglia. Subito dopo circa settanta persone hanno occupato la sede del comune.
Si è conclusa in tarda giornata di ieri la mobilitazione per il diritto all’abitare che ha visto impedire uno sfratto di una famiglia italiana, composta da padre, madre e figlia, nel comune di Cascina, nella provincia di Pisa.
Già dalle prime ore del mattino più di cinquanta persone si sono radunate a casa della famiglia che avrebbe dovuto essere sfrattata per non essere riuscita a pagare l’affitto negli ultimi mesi. All’arrivo dell’ufficiale giudiziario, delle volanti della polizia municipale, della proprietà privata immobiliare e del suo avvocato, il picchetto ha impedito fisicamente lo sfratto ottenendo un primo obiettivo di proroga di 15 giorni. Successivamente i manifestanti e la famiglia hanno occupato la sala dell’ufficio comunale di Cascina, il cui assessore alle politiche abitative si è dimesso nei giorni scorsi travolto da imputazioni giudiziarie di favoreggiamento e concussione nell’assegnazione di alloggi comunali. Dopo alcuni momenti di tensione con i vigili urbani, i manifestanti hanno ottenuto un incontro con il Sindaco Franceschini per individuare percorsi di inserimento abitativo. Ma il movimento per la riappropriazione del diritto alla casa non starà a guardare, né nutre particolari speranze in istituzioni che hanno latitato fino ad ora. L’attenzione rimane alta, e l’organizzazione del prossimo picchetto antisfratto per il 25 febbraio è già iniziata coinvolgendo la vasta rete sociale di cui il movimento dispone.
Da sottolineare ancora una volta quanto nella Toscana "democratica" (e la provincia di Pisa vi si colloca a pieno regime) le possibilità di mediazione sociale si riducano sempre più ad intervelli di repressione, espulsione, sgombero e di vera e propria "marginalizzazione" sociale. I migranti sono i primi a farne le spese, come dimostrano anche gli sgomberi di questi giorni dei campi autocostruiti dalle famiglie rom, ma proprio questo tentato sgombero coatto della famiglia italiana, ci parla di una stretta repressiva anche nei confronti di soggetti che fino a poco fa nella nostra provincia godevano, seppur parzialmente, di ammortizzatori sociali. Ma soprattutto è da sottolineare che la capacità di resistenza collettiva inizia ad essere praticata anche da quelle famiglie "italiane", creando crepe a quell’immaginario collettivo di guerra tra poveri che contrappone proletari bianchi a proletari "stranieri", ed a praticare percorsi di ricomposizione sociale, culturale e generazionale (alla difesa della famiglia la composizione dei "piqueteros" era di giovani precari italiani, studenti universitari, studenti medi, migranti di varie nazionalità).
Una prima vittoria all’insegna dell’autorganizzazione e della riappropriazione, riprova del fatto che al vuoto politico di istituzioni e servizi sociali, è solo la contrapposizione politica del movimento degli spossessati a garantire il diritto alla casa.
 
articolo e foto tratto da Infoaut
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