Giovedì 18 marzo, alle 17.30, presso l’aula magna del Polo Carmignani, si terrà un’iniziativa, organizzata dal Collettivo Universitario Autonomo, che vedrà la presentazione del libro "Gli africani salverannol’Italia". Sarà presente l’autore, Antonello Mangano, e a seguire verrà proiettato il video "Il tempo delle Arance".
Pubblichiamo di seguito il documento prodotto dal C.U.A. in occasione dell’iniziativa.
J. Bonnot
Università e Città: due facce della stessa medaglia!
Da anni ormai i governi, di centro-destra e centro-sinistra, si alternano nel martoriare l’università pubblica a colpi di Riforme, che vanno a concretizzarsi unicamente in tagli alla formazione e dequalificazione della didattica e dei servizi.
In un quadro nel quale vengono sempre di più negati l’accesso ai saperi e la circolazione di questi, occorre costruire percorsi che portino ad un sapere dal basso e di parte, che sappia uscire dalla gabbia del disciplinamento e della acriticità nella quale si tenta di confinare quelli che possiamo ormai definire i precari in formazione.
Per noi studenti e studentesse che quotidianamente viviamo e facciamo vivere l’Università, la circolazione dei saperi è qualcosa che necessariamente deve divenire ogni giorno più tangibile. Abbiamo la consapevolezza che affinchè questo avvenga occorre combattere i continui tentativi di delegare la vita dello studente a spazi staccati dalle metropoli nelle quali le Università si sviluppano: ritmi di studio insostenibili, case dello studente costruite nelle periferie delle città, censure sui saperi, costi della vita sempre più alti…sono solo una parte degli elementi che sempre più portano studenti e studentesse a vivere in una dimensione scissa da ciò che attorno accade.
E’ partendo da queste riflessioni che il Collettivo Universitario Autonomo sviluppa percorsi di lotta che si intrecciano con le istanze dei migranti, con le necessità del proletariato, con i bisogni degli universitari; che vanno dunque a intersecare le rivendicazioni di diritti inalienabili: formazione, casa e reddito per tutti e tutte! Rivendicazioni che passano necessariamente dal conflitto e dalla riappropriazione!
L’incontro di giovedì costituisce una tappa di questi percorsi: una giornata nella quale ci confrontiamo su qualcosa che, attraverso quanto riportato dalle cronache mainstream, è andato a colpire la pancia dell’opinione pubblica, il senso comune, ma che a noi, Autonomi e Antagonisti, “dà il La” per parlare ancora una volta di conflitti che scorrono, a volte più silenziosi e a volte meno, nelle vene delle nostre città, descritte (e desiderate) troppo spesso dalle istituzioni come luoghi pacificati.
Un momento che vuole essere di memoria e informazione per le lotte, che vuole portare un sapere diverso, un sapere partorito da quello che è il conflitto sociale.
Lotte postcoloniali: nuovi immaginari dopo la rivolta di Rosarno!
“Lo stato ha abbandonato il sud Italia” si sono apprestati a dire in tanti nei primi giorni dell’anno, quando a Rosarno stava accadendo qualcosa di inaspettato e che a molti fa paura.
Ma forse non è in questi termini che va posta la questione: la verità è che la longa manus delle istituzioni agisce su tutto il territorio, presentandosi con un volto nuovo a seconda dei luoghi.
Così, sul tema delle migrazioni, lo stato e i suoi servitori (stampa compresa), portano avanti da anni una campagna denigratoria, individuando nei soggetti migranti i primi responsabili della criminalità dilagante nella nostra “bella Italia”, un fenomeno da arginare dunque. Ed ecco cosa succede: abbiamo i sindaci-sceriffo al nord, che sferrano attacchi utilizzando come armi le “ordinanze”; e al sud invece, lo stesso controllo viene esercitato con il connubio stato-mafie.
I “fatti di Rosarno” li conosciamo bene ormai: ne hanno parlato televisioni e giornali, ne è stato discusso nelle tribune politiche, ha detto la sua il mondo cattolico e associazionistico, ognuno si è fatto un’idea di quei giorni di rivolta degli ultimi…ora pare che tutto faccia parte di terribili momenti fortunatamente passati.
Sappiamo che non è così: la Rivolta di Rosarno va ben al di là dei riot di quei giorni e dell’odio dell’uomo bianco nei confronti del nero invasore.
La Rivolta di Rosarno è uno spartiacque: niente sarà più come prima!
La rabbia e il conflitto espressi dalla soggettività migrante ci parlano di popoli che non sono più disposti a sottostare ad uno sfruttamento imposto dall’alto, ad un sistema che li pone ai margini della società, che li utilizza come capri espiatori di episodi criminali.
Questa è la rivolta di un popolo che ha deciso di non credere più nelle mediazioni istituzionali, che ha deciso di prendere parola in prima persona e di chiedere diritti.
Così è stato: dopo quei giorni, i migranti di Rosarno hanno attraversato l’Italia in treno, con o senza documenti, con o senza biglietto. Si sono dunque guadagnati il diritto alla cittadinanza.
A Roma alcuni di loro si sono costituiti in assemblea, scavalcando meccanismi di mediazione, smettendo di cercare soggetti, più o meno istituzionali, che rispondano alle loro istanze, si sono autorganizzati.
Rosarno ci parla di migranti che all’oggi non sono ancora autorganizzati, perché frenati fin’ora dalle false promesse di chi di volta in volta si è posto di fronte a loro come mediatore (e come pacificatore di eventuali conflitti), come se i migranti non avessero diritto all’autodeterminazione.
Ma come si diceva “Rosarno è uno spartiacque”, qualcosa di nuovo pulsa oggi in questi uomini e queste donne: la cosapevolezza che solo la lotta paga.
Una lotta che sempre di più potrà e dovrà essere frutto di percorsi autorganizzati e autonomi, percorsi nei quali certamente il conflitto non mancherà…nuove Rosarno ci attendono!
Riteniamo infine necessario spendere qualche riga sulla giornata del primo marzo, data lanciata proprio sulla scia della rivolta di Rosarno: ciò che certamente è emerso in maniera preponderante è stata la volontà dei migranti di prendere parola, di uscire allo scoperto, di essere lì in prima persona.
A Pisa le iniziative legate a questa data sono state caratterizzate da due principali aspetti: da un lato le istituzioni locali e i rappresentanti delle comunità migranti hanno tentato di sussumere il protagonismo dal basso, dall’altro però le decine di partecipanti alla manifestazione hanno fatto sentire forte la propria voce opponendosi in maniera chiara alle ordinanze e alle leggi comunali xenofobe che vengono quotidianamente proposte e promulgate.
L’ipocrisia degli interventi fatti dal palco in quella giornata, difficilmente potrà essere nascosta ancora a lungo, difficilmente la “dirigenza” riuscirà ancora a neutralizzare il conflitto!
Collettivo Universitario Autonomo