“Avevano affrescato tutto il
centro storico”. Così ha titolato il “Tirreno” qualche giorno fa, su una velina
nella cronaca pisana che rendeva conto della scoperta che tutto il centro
storico è stato, appunto, “affrescato”, da due mani: quella dei due ragazzi
fermati cinque notti fa a Cisanello mentre facevano una scritta sul muro di un
ristorante.
La “Nazione” ha precisato che vi
sono altre sette scritte addebitate ai due ragazzi, tutte riconoscibili per il
tipo di grafia e per l’uso di una particolare bomboletta.
Così la Digos ha riconosciuto lo
stile dei due ragazzi. Ma molte cose non tornano. La scritta a Cisanello, che
ha costretto i due giovani ad una pessima notte in Questura, era fuori dal
centro storico; questo significa che, se il proprietario del ristorante non
sporgerà querela, i due non saranno incriminati.
Se la Polizia pianifica con
metodo un collegamento fra quella scritta e addirittura altre sette è per non
farsi sfuggire i due ragazzi; esiste una particolare riserva che riguarda il
centro storico che lo “protegge” di più
rispetto al quartiere di Cisanello dal reato di “deturpazione e imbrattamento”,
al punto che il reato stesso diventa penale ed è possibile denunciare d’ufficio
i sospetti.
Come è possibile non immaginare un
piano ben preciso su questi fatti? Non c’è nessuna prova concreta grazie alla
quale la Digos sia
potuta risalire ai due giovani, si tratta di illazioni giornalisticamente forti
che lasciano molte perplessità, perché da un lato non è affidabile la perizia
calligrafica su una scritta a spray, dall’altro si lascia credere che gli unici
acquirenti di bombolette in città siano i due ragazzi, che avevano disegnato un
piano criminoso tendente ad “affrescare” la città.
Un tempo forse l’opinione
pubblica si sarebbe scandalizzata a leggere interpretazioni così efferate, confermate
dai quotidiani più letti in città.
Non è la prima volta che le forze
dell’ordine tengono questo livello. Anzi, si potrebbe dire che è giusto che sia
così, la Polizia
deve trovare dei capri espiatori per questi fatti, sbagliare tutto, ricredersi
e ricominciare da capo, un infinito lavoro di protezione che va di pari passo
con le telecamere in città, con una concezione della sicurezza che è la più
distante dai bisogni dei cittadini.
Sul muro di Cisanello c’era
scritto: “La vera sicurezza è”, una frase interrotta che fa riflettere. Chissà
come sarebbe stata chiusa: “Un posto di lavoro sicuro”, “un reale diritto alla
casa”, “un informazione non controllata dal potere” o “potersi fare una
famiglia”?
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