Seduti davanti ad un caffè,
in un bar rinomato per le birre scadute in tutta Pisa, dopo aver ascoltato il
logorroico ed emozionante Oreste Scalzone, proviamo a scambiare due parole con
Marco, detto Macho, appena rientrato dal Messico, o meglio dal Chapas.
Prova a raccontarci le sue
sensazioni, le cose che ha visto in quel paese martoriato da un governo
autoritario e soggiogato dal vicino statunitense. Il viaggio di Marco inizia
grazie ad un progetto nato diversi anni fa dalla collaborazione tra
l’associazione Ya basta e gli ultrà della curva del Venezia. Il progetto è
infatti dedicato ad un ultras veneziano deceduto tragicamente 6 anni fa: “el
stadio del Bae”. Macho è partito con altri tre ragazzi da Pisa appartenenti
alla Curva Nord “Maurizio Alberti”, curva che da anni porta avanti progetti di
solidarietà in tutto il mondo (Uganda, Palestina, Chapas).
I ragazzi questo anno, dopo
5 anni di lavoro, hanno concluso il progetto di costruzione di un luogo
d’incontro (casa di conserva per donne) ove le donne possano organizzare
autonomamente iniziative di vario genere. Hanno inoltre deposto una targa
dedicata a Maurizio Alberti.
In Chapas il gruppo di
ragazzi si è impegnato in lavori di idraulica ed informatica, in modo da poter
permettere il costante utilizzo di acqua corrente nei diversi locali della
struttura e del supporto informatico (pezzi di ricambio, riparazioni….). Si
calcoli che l’acqua calda non c’è e l’energia elettrica è intermittente.
Uno dei motivi che hanno
spinto i ragazzi a partire è stato il desiderio di conoscere situazioni e
realtà che dall’occidente sono difficilmente comprensibili. “io è la prima
volta che vado lì, e la situazione l’ho trovata drastica”. La cosa che li
ha colpiti di più è stata il fatto di trovarsi nel 2007 faccia a faccia con una
società povera, di scoprire toccando con mano che i racconti ascoltati da chi
prima di lui c’era stato, erano drammaticamente veri. Il progetto è stato
realizzato a Realidad, una delle 5 province di buon governo nella zona nord-est
del Chapas nella zona di San Cristobal. “Per arrivarvi ci vogliono sette ore
di viaggio” su carri con 20 persone a bordo. Prima di entrare nelle zone
controllate dall’EZLN bisogna superare un primo livello, l’avvicinamento alle
comunità e solo in un secondo momento si può incontrare le Giunte del Buon
Governo, che cambiano ogni due anni e che
hanno di conseguenza bisogno di mantenere alto il controllo sul
territorio. Quando gli chiediamo cosa possiamo fare ci viene risposto che “Da
qui l’unica cosa che si può fare è finanziare le comunità per soddisfare i
bisogni primari della popolazione e la lotta del popolo zapatista”. Il
villaggio dove hanno soggiornato i ragazzi in questo momento è politicamente
diviso in due. La politica machiavellica del “dividi et impera” ancora
raccoglie i suoi frutti speculando sulla povertà della gente, offrendo un
sussidio minimo che alleggerisce la condizione indigente ma non cambia
realmente la situazione.
Ad un Messico militarizzato
e pieno di posti di blocco governativi si contrappongono zone franche liberate
dell’EZLN dove non s’incontrano militari messicani: il popolo zapatista
continua ad essere chiuso dall’assedio politico e militare del governo di
destra Fox. stretto alleato e vassallo del vicino nemico di classe residente in
Washington D.C.: Gorge W. Bush.
Pingback: Anonimo