La Regione: Diminuiti I Campi Rom, La Residenza Un Diritto Negato

Pisa – Riportiamo articolo apparso sul sito di Africa Insieme, che denuncia come alla comunità Rom delle Bocchette sia stata negata la possibilità di ottenere la residenza.
Chi abita in un campo nomadi abusivo ha diritto a
ottenere la residenza dal Comune. Lo affermano la Regione (Dipartimento
Politiche Sociali) e la Fondazione Michelucci, in una ricerca
sull’abitare precario in Toscana, riferendosi alle politiche del
Comune di Pisa. "Ad alcune famiglie del campo di Ponte delle
Bocchette", scrivono i ricercatori, "e’ stato negato il diritto
all’iscrizione anagrafica per la natura della dimora (cioe’ per il fatto di
abitare in un campo e non in una casa, ndr). In realta’, cio’ non e’
previsto dalla legge: tutte le persone che gravitano in un territorio e ivi
intendono permanere hanno diritto alla residenza, anche se non hanno una
strada e numero civico da dichiarare come casa".

La ricerca e’ stata presentata unitamente ad uno studio sui
Rom in Toscana, che cerca di "fare il punto" sulle
politiche di inserimento abitativo promosse dai comuni. E il primo dato che
salta agli occhi e’ la diminuzione delle presenze nei campi.
"Nonostante il flusso di famiglie Rom che ha seguito le guerre di Bosnia e
del Kosovo e ingrossato i campi nomadi", scrivono ancora i ricercatori
della Fondazione Michelucci, "le presenze in campi e insediamenti precari
sono diminuite: dalle 2.350 del 1995 alle circa 1.200 di oggi. Unico elemento
di controtendenza e’ la presenza in insediamenti irregolari di circa 500 rom
rumeni di recente arrivo". Il merito di questa diminuzione si deve
soprattutto ai progetti di inserimento abitativo promossi dai Comuni, tra i
quali si deve ricordare il programma Citta’ Sottili di Pisa.

Tuttavia, sostengono ancora i ricercatori, la mappa dell’abitare
precario si e’ arricchita di nuove situazioni. Baraccopoli, campi, alloggi
fatiscenti sono ormai occupati non solo dai Rom, ma anche da cittadini
stranieri di varia nazionalita’ e da famiglie italiane, ormai sempre piu’
numerose. I fenomeni di marginalita’ abitativa non dipendono dalla cultura
di chi sta nei "campi", ma dal funzionamento del mercato della casa:
gli alti costi degli affitti, i comportamenti discriminatori di chi "non
affitta a stranieri" (o a zingari), le situazioni di indigenza (che
riguardano anche coloro che hanno un reddito da lavoro), sono fenomeni sempre
piu’ diffusi.
In questo quadro, secondo la ricerca, e’ devastante la riduzione del problema a
questione di ordine pubblico e di sicurezza.
"L’inadeguatezza di questo tipo di approccio", scrivono gli studiosi,
"e’ evidente di fronte agli sviluppi quantitativi del fenomeno, e le
soluzioni repressive finora attivate, oltre che inefficaci, finiscono spesso per
costituire addirittura una parte del problema". La proposta dei
ricercatori e’ piuttosto quella di "entrare all’interno dei campi, a
stabilire contatti con chi li abita, ricostruire i percorsi individuali e
collettivi, verificando la disponibilita’ di alternative e le possibilita’ di
azioni da mettere in campo".

All’interno delle due ricerche, alcuni capitoli sono
dedicati specificamente alla situazione pisana, e traggono spunto dalla ricerca promossa da Africa Insieme nel 2006. Se
si escludono i campi nomadi ufficiali, le situazioni di marginalita’
abitativa nel nostro territorio coinvolgono circa 350 persone (di cui quasi 100
minori). "I gruppi nazionali numericamente maggioritari", precisano i
ricercatori, "sono la Romania (almeno 150), il Marocco, Rom di origine
slava, albanesi, tunisini. Gli insediamenti rilevati sono dai 12 ai 20, di cui
almeno tre di dimensione medio-grande".
Notizia del 7 Marzo 2008

 

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