Cobas: A chi interessa la salute e la sicurezza dei lavoratori?

Nel
solo 2007, secondo le stime diffuse dai Cobas, gli infortuni sul lavoro tra i
dipendenti pubblici sono stati 54. Incidenti stradali, aggressioni e ancora
infortuni causati da organici insufficienti 
e carichi di lavoro eccessivi. Riportiamo il contributo dei Cobas sulla
sicurezza sul lavoro. Lo
scorso 6 Marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro, decreto legge che verrà trasmesso alle
commissioni parlamentari. C’è il concreto rischio che il nuovo Parlamento non
approvi il decreto legislativo o che ne stravolga il contenuto indebolendo i
poteri dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza e permettendo al datore
di lavoro di delegare a terzi (per pochi soldi) la valutazione dei rischi e
l’elaborazione del documento ( sui rischi) Questa legge (che tale non è ancora
visto che le sue disposizioni saranno efficaci solo con la pubblicazione sulla
gazzetta ufficiale) arriva con anni di ritardo e soprattutto lasci insoluti i
problemi nelle aziende con meno di 15 addetti (per non parlare delle
cooperative) dove ci chiediamo chi rischierà il posto di lavoro per denunciare
la mancanza di sicurezza quello che serve sono maggiori tutele collettive ed
individuali (estendere il licenziamento solo con la cosiddetta giusta causa
alle cooperative e alle piccole aziende) senza le quali non sarà facile
denunciare rischi per la stessa salute e sicurezza dei lavoratori c’è poi
un’altra proposta da avanzare. dare la possibilità al sindacato (tutto, non solo
cghil cisl uil e ugl) di citare in giudizio il datore di lavoro, committente
pubblico o privato che sia, che non rispetti le norme sulla sicurezza per
comportamento antisindacale (una sorta di art 28 esteso a tutela della salute
di chi lavora) su questa legge c’è la minaccia del partito democratico e del
pdl che faranno a gara per accattivarsi le simpatie di Confindustria che sulle
pagine del suo quotidiano, Il sole 24 Ore, non accetta l’inasprimento delle
pene per chi viola le normative Il padronato italiano parla di prevenzione e
formazione. tematiche per le quali il padronato italiano spende meno di tutti
gli altri paesi europei! C’è una sola ricetta per difendere dignità salute e
sicurezza di chi lavora, ossia aumenti reali e ripristino della scala mobile
perchè gli straordinari sono ormai una necessità per arrivare in fondo al mese
niente deroghe che permettano aumento delle ore lavorate (l’ultima finanziaria
ha cancellato per la sanità l’obbligo delle 11 ore di riposo tra un turno ed un
altro) rafforzare lo statuto dei lavoratori ed estenderlo ad ogni realtà
produttiva accrescere il potere di contrattazione sulle materie riguardanti la
salute e la sicurezza In Italia ogni 7 ore c’è un morto sul lavoro, 1 milione
di incidenti in un anno , le statistiche ci dicono che con gli attuali
ispettori una azienda prima di essere "visitata potrebbe attendere oltre
20 anni, nei primi 66 giorni dell’anno sono già morti 186 lavoratori Il 6 Marzo
hanno approvato in Parlamento il decreto legislativo sulla sicurezza nei luoghi
di lavoro ma Confindustria continua a non accettare le responsabilità del
Committente e le sanzioni per chi non rispetta le normative parlando di cultura
della formazione e della prevenzione (l’Italia spende per queste voci meno di
tutti gli altri paesi europei) Nella nostra provincia , dove negli anni ottanta
e novanta si è abbattuto il processo di deinustrializzazione, non mancano gli
incidenti mortali o gli infortuni anche piuttosto seri. c’è poi il capitolo
delle morti per malattie professionali (chi parla delle morti per amianto in
ferrovia o alla saint gobain?) ma qual’è la esperienza di rappresentante dei
lavoratori alla sicurezza negli enti privati e in quelli pubblici? Nelle
strutture private registriamo la impossibilità nelle piccole aziende e nelle
cooperative di fare una rivendicazione in tema di sicurezza. la nuova legge non
risolve il problema:chi denuncerà ritardi e violazioni se per queste denunce
rischia il proprio posto di lavoro , se in queste piccole e medie aziende non
si applica l’art 18 dello statuto dei lavoratori e quindi il licenziamento
avviene con troppa facilità (senza la giusta causa ) e colpisce chi ha
denunciato mancanze e violazioni?? Prendiamo poi il Comune di Pisa che conosco
direttamente Gran parte degli infortuni (54 nel 2007) riguardano personale
vicino alla pensione (ma l’età pensionabile è sempre più alta….), con più
anni di servizio (e quindi maggiore esperienza), incidenti in itinere o causati
da aggressionicollutazioni nel caso dei Vigili Ma nel nostro ente gli
infortuni sono legati alla crescita dei carichi di lavoro e ad una
organizzazione dei servizi che grava su organici ridotti e aumento delle
mansioni richieste. Edifici non a norma, impianti di sicurezza non funzionanti,
impianti elettrici pericolosi, fondi investiti ad oggi "0", r.l.s.
privi di mezzi per sopraluoghi, informativa del datore di lavoro quasi
inesistente per quanto concerne i nuovi impianti, informativa ai lavoratori sui
pericoli specifici… Al Comune di Pisa ci sono edifici destinati ad asili e
nidi che devono essere messi in regola (ma i soldi dove sono?), per non parlare
poi di scrivanie e sedie rotte (parlare di ergonomia è pura ironia) Mancano
infine i dati sulle ditte e cooperative che gestiscono i servizi esternalizzati
, servizi sui quali il Committente (il Comune di Pisa) non esercita alcun
controllo reale (il controllo di gestione non si occupa delle questioni che
contano come condizioni di lavoro e retributive, qualità dei servizi erogati)
In queste realtà il lavoro è precario, sottopagato…si risparmia su tutto,
immaginiamoci sulla sicurezza! quindi la questione della sicurezza si intreccia
con quella per aumentare il potere di acquisto dei salari perchè se siamo
costretti a lavorare in straordinario e con ritmi massacranti (la finanziaria
ha eliminato le 11 ore di stacco tra un turno e l’altro in sanità) cresce la
probabilità di infortuni . quindi va bene dire che manca una cultura della
sicurezza e della prevenzione ma ci sono aspetti importanti taciuti dal
legislatore e avversati da confindustria
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