La Grecia “insicura”, denuncia del Cir. Diritti negati ai Richiedenti asilo ed ai Rifugiati

A Bergamo, invece, otto vigili urbani
e carabinieri sono stati condannati per percosse e furto a danno di migranti.

Il Consiglio italiano per i rifugiati
(Cir) chiede che nessun richiedente asilo venga piu’ rimandato in Grecia. In
questo appello il Cir si unisce ad uno stesso lanciato ieri dall’Ecre, un
network europeo di 63 organizzazioni in 27 paesi diversi, rivolto a tutti gli
Stati Membri dell’Unione e alla Commissione Europea. Secondo il Cir, ’e’ ormai
evidente che la Grecia
non e’ una terra d’asilo. Diversi rapporti in questi ultimi mesi, elaborati da
organizzazioni internazionali e da parlamentari europei, denunciano gravi
violazioni dei diritti dei rifugiati. Maltrattamenti fisici e psichici,
respingimenti, deportazioni e detenzioni sono prassi quotidiane. Perfino i
minori vengono sottoposti al regime di detenzione che si applica
indistintamente a tutti gli stranieri. Inoltre, la percentuale di
riconoscimenti dello status di rifugiato in Grecia e’ prossima allo zero: nel
2007 e’ stata dello 0,4, nel 2006 dello 0,5. Non risulta che ad alcun iracheno
sia stato riconosciuto lo status di rifugiato. La Norvegia tre settimane fa
ha sospeso ogni rinvio forzato di persone in Grecia. Molti tribunali in
Germania e Gran Bretagna hanno recentemente adottato la stessa linea. L’Italia
invece continua a rimandare richiedenti asilo al vicino paese. Quotidianamente
decine di cittadini stranieri, innanzitutto iracheni e afgani, vengono respinti
dai porti dell’ Adriatico in Grecia’. ’Ormai da mesi – dice Christopher Hein
direttore del Cir – abbiamo espresso la preoccupazione per i respingimenti in
Grecia e per i gravi rischi che corrono i rifugiati che, anziche’ trovare
protezione in Europa, rischiano di essere deportati in Turchia e da li’ in
Afghanistan e Iraq. Dobbiamo purtroppo constatare che nulla e’ cambiato. Di
fronte ad un grido di allarme che si e’ diffuso in tutta Europa speriamo che
stavolta l’Italia non si sottragga al suo impegno umanitario’.

A Bergamo carabinieri e vigili urbani
usavano pestare e derubare e rapire migranti che incontravano. La Banda della Panda Nera tra
il 2005 ed il 2007 ha
imperversato nella bassa bergamasca.

Otto condanne, due proscioglimenti e
altri otto rinvii a giudizio. E’ il verdetto emesso ieri mattina dal giudice
per l’udienza preliminare del tribunale di Bergamo, Bianca Maria Bianchi, al
termine del processo con rito abbreviato a carico dei 21 presunti componenti
della cosiddetta banda della Panda nera, il gruppo di carabinieri e vigili
urbani che avrebbe imperversato nella Bassa Bergamasca tra il novembre 2005 e
il giugno 2007, rendendosi responsabile di pestaggi nei confronti di immigrati,
ma anche di sequestri non verbalizzati di droga, telefoni cellulari e soldi.
Per altri tre e’ stato concesso invece il patteggiamento. Tutti i personaggi di
spicco della vicenda sono stati ritenuti colpevoli, a partire dall’ex
comandante della stazione dell’Arma di Calcio, Massimo Deidda, considerato
dalla procura il leader carismatico della banda, e condannato a cinque anni e
due mesi. Per lui il pubblico ministero Enrico Pavone aveva chiesto quattro
anni e mezzo per associazione a delinquere, tentata concussione e peculato.

La condanna piu’ pesante e’ stata inflitta al collega Viviano
Monacelli, cui non sono state concesse neppure le attenuanti generiche. Anche
per lui il pm aveva chiesto una pena minore, a cinque anni. Il giudice lo ha
ritenuto colpevole di alcuni degli episodi piu’ gravi dell’inchiesta. Oltre a
figurare nell’associazione a delinquere, sarebbe stato coprotagonista della
cessione di un chilo di hashish a uno spacciatore, dopo che era fallita una
trappola per incastrare la persona che glielo aveva venduto. In piu’, avrebbe
partecipato a diversi raid con botte e sequestri di soldi e cellulari, non
menzionati nei successivi verbali.

Tre anni e otto mesi sono stati inflitti invece al maggiore
Massimo Pani, ai tempi comandante della Compagnia dei carabinieri di Treviglio:
l’ufficiale era finito nei guai non per aver preso parte alle spedizioni
punitive, ma per una tentata concussione (aveva cercato di costringere due
carabinieri di Martinengo a non deporre a processo contro un collega) e per la
cessione del chilo di hashish per cui e’ stato condannato anche Monacelli. Il
carabiniere di Romano di Lombardia Fabio Battaglia – finito sotto inchiesta per
l’episodio del chilo di hashish e per uno dei raid – e’ stato condannato a tre
anni. Tre anni e sei mesi sono stati inflitti invece a Gian Paolo Maistrello,
l’agente della polizia locale di Cortenuova, che per la Procura avrebbe
partecipato ad alcuni pestaggi e detenuto cocaina e hashish negli uffici del
comando dei vigili.

Altre pene minori sono state inflitte al maresciallo Michela
Francesconi (due anni), Vincenzo Di Gennaro (un anno e sei mesi) e Gerardo
Villani (un anno), tutti con la sospensione della pena. Hanno patteggiato
invece l’agente della polizia locale di Cortenuova Andrea Merisio (tre anni), il
carabiniere di Calcio Danilo D’Alessandro (un anno e undici mesi) e il
trentacinquenne trevigliese Giovanni Capozzi (due anni e otto mesi).
Prosciolti, invece, Marco Bettarello, agente della polizia locale di Chiari
(Brescia) accusato di favoreggiamento, e lo studente Roberto Amato. Altre otto
persone sono state rinviate a giudizio.

 

Fonte:ADUC

 

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