Pisa – Primo maggio di lotta in
città. Alle tante iniziative della giornata, si aggiunge un’altra occupazione
del movimento per il diritto alla casa “Prendo Casa”. E’ stata occupato,
infatti, un altro appartamento dell’Inps, sfitto da almeno cinque anni in via
Puccini, nel quartiere della stazione.
Continua così il percorso di
denuncia iniziato nel 2007 dal collettivo, che vede giovani precari e migranti
protagonisti nella nuova esperienza di riappropriazione. Via Puccini è una
traversa di via Bonaini ed è a pochi metri dalla stazione ferroviaria, luogo
sotto i riflettori per la campagna mediatica repressiva di istituzioni e forze
dell’ordine. Questa occupazione evidenzia in pieno le contraddizioni di chi ha
vinto o voleva vincere le elezioni amministrative della città parlando di
sicurezza, in quanto pone al centro del dibattito un’altra questione, quella
dell’emergenza abitativa. Filippeschi si dovrebbe esprimere su speculazione e
abbandono (senza demagogia), elementi, questi,che governano il territorio ed il
quartiere della stazione.
Pisa, 01/05/08
Cari vicini,
come in ogni buon rapporto di convivenza abbiamo ritenuto necessario presentarci. Siamo i nuovi abitanti di un appartamento rimasto disabitato per anni in questo quartiere, di proprietà dell’Inps. Siamo tutti lavoratori precari e studenti, alcuni da mesi senza casa ed altri trovatisi nell’impossibilità materiale di pagare un affitto, dato che mediamente percepiamo come stipendio una cifra insufficiente a pagare le spese più elementari. In parole povere ciò che ci resta dei soldi del mese se ne va in bollette e spese casalinghe.
Non stiamo drammatizzando quella che pensiamo sia una situazione nota a tutti voi. Dall’altra parte esistono centinaia di case vuote e abitabili, abbiamo solo fatto quello che in tanti pensano: ci siamo presi casa. Non si tratta di una soluzione di comodo come spesso alcune persone possono pensare, ma la naturale conseguenza dell’emergenza abitativa in cui ci siamo trovati.
A chi si chiede che tipo di gente è venuta a vivere nel nostro quartiere possiamo solo dire che siamo disponibili a farci conoscere, a prestarvi lo zucchero, ad essere insemina dei vicini modello. Non abbiamo nessuna intenzione di trasformare casa nostra in un centro sociale o in un luogo di ritrovo chiassoso. Noi stessi abbiamo necessità di vivere in tranquillità la nostra precarietà, risparmiando forse un po’. Diciamo che ci costruiremo una "tredicesima".
Questi sono i motivi e le intenzioni della nostra scelta, unico modo di autodeterminare la propria vita senza aspettare miracoli.
I ragazzi della porta accanto