NAPOLI (Ansa) – Venticinque
persone, tra cui funzionari e dipendenti del commissariato per l’emergenza in
Campania, agli arresti domiciliari; una ordinanza notificata a Marta Di
Gennaro, responsabile del settore sanitario del Dipartimento della Protezione
civile e già l’esperto funzionario che nel 2007 Guido Bertolaso aveva voluto al
suo fianco come subcommissariato straordinario; un avviso di garanzia inviato
al prefetto di Napoli. E accuse che vanno dal traffico illecito di rifiuti,
falso ideologico e truffa ai danni dello Stato.
Sono i risultati clamorosi di una
operazione dei carabinieri del Noe denominata "Rompiballe", un
termine mutuato dall’espressione utilizzata in una intercettazione telefonica:
tra le accuse c’é infatti quella di aver consentito in alcune occasioni che le
balle di spazzatura – teoricamente rifiuti trattati e resi così idonei allo
smaltimento in un termovalorizzatore – venissero aperte, e il contenuto inviato
in discarica. Sono circa 650 le pagine dell’ordinanza di custodia emessa dal
gip Rosanna Saraceno, su richiesta del procuratore aggiunto Aldo De Chiara e
dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo.
Si tratta degli stessi magistrati
che hanno indagato sui presunti illeciti contestati nei mesi scorsi al
governatore della Campania Antonio Bassolino e ai vertici dell’Impregilo, tutti
già a giudizio. Proprio il "monitoraggio" sulle attività del
Commissariato dopo la gestione Bassolino ha portato ai nuovi provvedimenti. Dai
capi d’accusa emerge "un sistema imperniato su una attività di lavorazione
dei rifiuti assolutamente fittizia". I rifiuti che uscivano imballati presentavano, secondo i magistrati,
"identiche caratteristiche fisico-chimiche" rispetto alla spazzatura
d’origine. Dall’inchiesta viene fuori inoltre che la frazione umida dei rifiuti
non sarebbe stata sottoposta ad alcun trattamento di
"stabilizzazione", procedura necessaria a eliminare i cattivi odori e
a "igienizzare" la spazzatura. In pratica si sarebbero persi tempo e
denaro per produrre "finte" ecoballe, che in realtà sarebbero state
solo spazzatura impacchettata. Una indagine basata in particolare su
intercettazioni telefoniche, dalle quali si evince che in talune circostanze
sono state illecitamente smaltite in discarica proprio le cosiddette ecoballe:
l’involucro plastico veniva lacerato, e camion e trattori passavano più volte
sul contenuto, al fine di far apparire il tutto come "un mero scarto
composto da inerti" e dunque formalmente autorizzato per finire in una
discarica.
Il tutto avveniva alla luce del
sole, sul piazzale degli impianti. Dall’inchiesta sono emerse anche analisi
false per "accompagnare" questi rifiuti nei siti di smaltimento. Per
gli inquirenti si era instaurata una "consolidata e articolata rete di
complicità all’interno della struttura commissariale" da parte di pubblici
funzionari e dipendenti che violavano "i precisi compiti di vigilanza
sulle attività di lavorazione dei rifiuti affidata alle società Fibe e Fisia",
dando direttive che di fatto violavano le ordinanze commissariali.
Il tutto "con l’assoluta
complicità di dipendenti e collaboratori" di Fibe e Fisia, che determinava
una realtà "di mancata lavorazione dei rifiuti, falsa qualificazione degli
stessi e illecito smaltimento nelle discariche, con grave pregiudizio per
l’ambiente e la salute pubblica". Al centro dell’inchiesta anche le
irregolarità riscontrate nel trasferimento sui treni diretti in Germania dei
rifiuti campani.