E’ stata approvata dal Parlamento europeo, con 369 sì, 197 no e 106 astenuti, la direttiva sui rimpatri degli extracomunitari clandestini.
Fra i punti più controversi della direttiva, la durata massima, 18 mesi, per la detenzione "amministrativa" degli immigrati illegali. Un secondo punto di scontro è la possibilità di espellere i clandestini verso i paesi di transito e non verso quelli accertati di provenienza. Altra criticità è rappresentata dal fatto che sia consentito detenere i minori ed espellerli, anche se non accompagnati, e anche se nel paese di rimpatrio non vi sono ne’ la famiglia ne’ i tutori legali.
Un’ulteriore elemento controverso riguarda l’assistenza giuridica per gli immigrati illegali: nell’ultima versione del testo non è più garantito il patrocinio legale gratuito, ma si rimanda la questione alla legislazione nazionale vigente. Infine, il divieto di ritorno per cinque anni nei paesi dell’Ue da cui sono stati espulsi.
Secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani, il divieto potrebbe pregiudicare la concessione dell’asilo per le persone espulse che potrebbero trovarsi, successivamente, nelle condizioni di invocarlo. E potrebbe anche impedire, in certi casi, i ricongiungimenti familiari.
Le 46 associazioni italiane della federazione Cipsi (Coordinamento iniziative popolari di solidarietà internazionale) avevano chiesto ai parlamentari europei di non approvare la direttiva di rimpatrio perchè in contrasto con la Dichiarazione universale dei diritti umani. "Il progetto di testo della Direttiva, allo stato attuale – aveva denunciato il presidente del Cipsi, Guido Barbera – viola gli articoli 2, 3, 5, 6, 7, 8 e 9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, nel 60esimo anno della sua approvazione. Per questo il Cipsi invita tutti i parlamentari europei a non votarlo".
In particolare, la direttiva sarebbe in contrasto con l’articolo 13 della Dichiarazione, in cui si afferma:
"Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese".
La fortezza europea erige così l’ennesimo muro, spazzata via qualsivoglia cultura dell’accoglienza, nell’ Unione fondata e costruita per la libera circolazione delle merci, non sono libere di circolare le persone.