Non è facile stare dietro al vasto campionario di razzismo becero che la stampa ufficiale ci propina quotidianamente, tanti sono gli esempi che si potrebbero citare.
Fra tutti i casi passati in rassegna, e anche fra quelli che cominciano a essere segnalati direttamente alla nostra redazione, proponiamo all’attenzione due ‘chicche’ di normale italica intolleranza.
Il titolo del primo (Corriere di Firenze, 6 giugno scorso) fa un particolare effetto. «Careggi, 618 culle ‘clandestine’»: la giornalista che firma il pezzo non riesce ad evitare il campionario più abusato e orrorifico del razzismo ‘perbene’ neanche davanti ai neonati. Con un titolo del genere, anticipato da sottotitolo e occhielli che inquadrano subito la situazione («Boom delle prestazioni sanitarie a favore degli extracomunitari – Ospedali sotto pressione – E al massimo si paga il ticket»), l’articolo ha poi buon gioco a costruire il suo quadro a tinte fosche, sciorinando cifre e dati, della «folla di extracomunitari che preme» sulla «sanità toscana schiacciata dai costi». E al lettore sprovveduto non resterà che nutrire le proprie fobie, oltre che della solita «folla di extracomunitari» comunque delinquenti che già agitano i suoi sonni, anche delle folle dei loro figli, neonati ma perlappunto “clandestini” e in quanto tali, già appena venuti alla luce, pronti a saccheggiare, al pari dei genitori, le casse della Sanità italiana.
Diversa è l’atmosfera che evoca il secondo articolo, tratto da Il tirreno, 18 maggio 2008, cronaca di Pisa: «Rubano cesoie: fermati 4 rumeni». Notiamo innanzitutto che l’irrilevanza del ‘reato’ non avrebbe mai meritato l’attenzione del giornale se gli autori dell’efferato gesto non fossero stati migranti o, peggio, «rumeni»; ma tant’è, tutto fa brodo per un foglio impegnato quotidianamente a raccontare una città che vive nel terrore, in mano a bande di ‘clandestini’, di barbari studenti alcoolizzati e di spietati suonatori di bongos. A parte questo aspetto, l’ignoto autore dell’articolo, da identificare con sicurezza quasi assoluta in qualche funzionario di questura (e anche qui ci sarebbe da ragionare sull’uso disinvolto e senza alcun filtro professionale delle ‘veline’ nelle pagine di un quotidiano ad alta diffusione) ci offre un saggio di involontaria comicità, che richiama le classiche gag costruite sui discorsi fra carabinieri. Proponiamo di seguito per intero il pezzo, segnalando in grassetto le spie più eclatanti della derivazione ‘questurina’ della segnalazione. Vista l’alta componente involontariamente comica, durante la lettura suggeriamo di immaginare di sentirlo attraverso un gracchiante altoparlante di una macchina delle ‘forze dell’ordine’.
Rubano cesoie: fermati 4 rumeni
PISA. Nel pomeriggio di venerdì scorso, dopo che si erano introdotti all’interno di una nota ferramenta del centro città alla ricerca di un utensile idoneo alla recisione di cavi di acciaio, ed aver ottenuto il rifiuto da parte del proprietario, quattro cittadini rumeni si allontanavano dopo essersi impossessati di grosse cesoie assicurate su di un pannello portautensili esposto sulla facciata dell’esercizio commerciale. Il fatto non passava inosservato ad un cittadino che, dopo aver notato un giovane componente il quartetto, seppur coperto da due complici, recidere mediante tronchesi in suo possesso il fil di ferro che assicurava le cesoie al pannello e quindi consegnarle ad altra complice, li raggiungeva intimando loro di consegnare il maltolto. Riusciti momentaneamente i quattro a dileguarsi sulla via Cattaneo, venivano raggiunti e quindi definitivamente fermati da una pattuglia della polizia municipale nel frattempo allertata. Riconosciuti dagli agenti come solitamente gravitanti nel centro cittadino e più volte allontanati dalle intersezioni semaforiche [!!!] intenti a mendicare, i quattro romeni venivano denunciati all’autorità giudiziaria per furto aggravato dal concorso di più persone nel reato e dall’uso di violenza sulle cose. Sono comunque in corso ulteriori accertamenti da parte della polizia municipale.
Grazie a G.F. e S.B. per le segnalazioni.
vedi anche: orrori di stampa 1