Infuria in Zimbabwe la campagna di intimidazione, violenza e repressione ai danni del partito di opposizione Movement for Democratic Change (Mdc), il cui leader, Morgan Tsvangirai doveva sfidare l’attuale presidente Robert Mugabe al ballottaggio del 27 giugno. Questa mattina Tsvangirai ha annunciato il suo ritiro dal ballottaggio presidenziale per le eccessive violenze che stanno caratterizzando la campagna elettorale, invocando l’intervento dell’Onu e dell’Unione africana per fermare il “genocidio” in corso nel Zimbabwe: il leader del Mcd ha dichiarato che negli ultimi tre mesi 85 militanti dell’opposizione sono stati uccisi, tremila sono finiti in ospedale e 200mila sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Tutto questo per opera delle milizie dello Zanu-Pf, il partito di Mugabe, al potere ininterrottamente dal 1980. Nel primo turno elettorale, Tsvangirai lo ha battuto con un margine minimo che non gli ha permesso di evitare il ballottaggio. Più volte, nell’ultimo mese, il leader dell’opposizione è stato fermato dalla polizia e poi rilasciato; stessa sorte è toccata a molti dei suoi collaboratori. All’Mdc era stato inoltre proibito fare propaganda politica nella Tv di Stato Zbc. Il regime continua i preparativi del voto come nulla fosse. Le reazioni internazionali all’annuncio di Tsvangirai sono state di profondo rammarico per una decisione che dimostra la gravità della situazione politica in Zimbabwe.
Il regime di Mugabe ha invece reagito ignorando il ritiro del candidato dell’Mcd e proseguendo con i preparativi per il voto del 27. I dirigenti dello Zanu-Pf hanno dichiarato di non credere che Tsvangirai voglia permanete ritirarsi: “E’ l’undicesima volta che minaccia di farlo”, ha commentato ironicamente Patrick Chinamasa, ministro della Giustizia, invitando i sostenitori del presidenti a continuare la campagna elettorale “per conquistare la vittoria”.
E le squadracce di Mugabe continuano a seminare terrore. Le milizie dello Zanu-Pf non se lo sono fatto ripetere. Nelle ultime ore duemila attivisti armati hanno scatenato il pandemonio a Mbare, nel centro di Harare, e a Borrowdale, in periferia, facendo irruzione nelle case e picchiando gente a caso per la strada. Altre squadracce, cantando inni a Mugabe, hanno saccheggiato il mercato nella zona di Sam Levy. Nell’area dello stadio Glenis i mugabisti hanno fermato e pestato decine di persone sotto gli occhi della polizia che è rimasta a guardare. I militanti dell’Mcd se ne stanno chiusi in casa, aspettando che la furia delle milizie di regime si scateni anche contro di loro. Le ragazze hanno paura di venire rapite e stuprate, come già accaduto ad almeno 500 giovani zimbabwesi dalla fine di marzo a oggi.