2 presidi per gridare: basta con i morti sul lavoro

Pisa
– Si sono svolti due presidi, l’uno mercoledì dinnanzi la Prefettura convocato da Cobas,
sinistra critica ed Agorà, e l’altro giovedì in Piazza Garibaldi convocato
dagli Antagonisti pisani.  Le mobilitazioni
sono nate dal bisogno di denunciare ancora una volta le gravi responsabilità di
Istituzioni e Imprese davanti all’ennesima strage sul lavoro. Nel giorno della
rabbia al funerale degli operai di Torino, i manifestanti hanno voluto
ricordare i 1300 morti che ogni anno il lavoro disumano, precario ed irregolare
producono. Il profitto passa da questi morti.

Nel
giorno delle esequie a Torino, l’Italia intera si è domandata se è possibile
vivere per lavorare e morire di lavoro. Nel 2007 può ancora succedere questo?

Il
peso di quel che succede in fabbrica o sui cantieri, ricade su chi non ha
vigilato, su chi nei tavoli di concertazione tra le parti sociali ha pensato
bene di non intervenire adeguatamente sul tema. Il sistema produttivo italiano
ormai si struttura su precarietà e irregolarità, da Nord e Sud. La legge
permette agli imprenditori di intervenire con superficialità e, naturalmente, i
controlli non vengono effettuati (per esempio chi doveva controllare la TyssenKrupp era diventato
consulente dell’impresa: un conflitto d’interessi che ha causato 4 morti e 3
feriti gravi).

Non
si può negare, inoltre, che la maggior parte degli infortuni non vengono
denunciati, o perché subiti da persone che non hanno un contratto (come per
esempio i migranti “clandestini”) o perché hanno contratti precari senza
garanzie per il rinnovo. Se si potessero calcolare i dati complessivi, il
risultato parlerebbe di sicuro di strage quotidiana.

Invece
del cordoglio, le istituzioni dovrebbero dare risposte a chi lavora, dovrebbero
garantirne l’incolumità. A parte le cose bianche, rosse o nere (che interessano
a pochi), si può parlare di diritto al lavoro e sul lavoro in un paese come il
nostro, fondato sul lavoro, in cui, però, si muore sistematicamente di lavoro?

 

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