Comunicato stampa dagli occupanti del progetto “Prendo casa”

Pubblichiamo, di seguito, integralmente il comunicato mandato ai mezzi stampa dagli occupantio del progetto "Prendo Casa" :

 Ancora
una volta siamo tornati ad occupare a scopo abitativo. Siamo sempre le stesse
persone che dal 2004 hanno deciso di prendere casa “senza passare dalla porta
degli affitti”, per non dover sottostare ad un mercato che ormai propone dei
canoni insostenibili per chiunque.

Siamo
gli stessi eppure siamo cambiati, perché molti di noi non sono più studenti,
oppure lo sono, ma sono contemporaneamente lavoratori. Per tutti, ad ogni modo,
si è aperta la porta del precariato, del contratto co.co.co, del contratto a
tre mesi, dei tirocini. E quando non sai se tra tre mesi avrai o no i soldi per
pagare l’affitto, è difficile potersi permettere un tetto sopra la testa. Anzi,
se sei un lavoratore precario, la maggior parte dei padroni di casa si rifiuta
di farti un contratto di locazione.

Per
questo siamo tornati ad occupare, visto che, se pure siamo cambiati noi, non è
cambiata la vergognosa “tradizione” (pisana e non solo) di tenere le case
sfitte. Dal 2004, quando abbiamo cominciato a denunciare questa situazione, ad
oggi quelle 1200 case perfettamente abitabili sono ancora lì, inutilizzate. Ed
è ancora più grave che immobili di proprietà pubblica, come la Mattonaia o lo
stabile del Sant’Anna in via Carducci, o di proprietà di noti speculatori, come
l’ex-Enel, siano lasciati a marcire quando migliaia di persone si trovano
quotidianamente a far fronte al problema casa.

Oggi,
8 dicembre 2007, abbiamo occupato un appartamento di proprietà dell’I.N.P.S.,
in via Case Dipinte, sfitto da 8 anni e senza prospettive di utilizzo nei
prossimi anni. Questo appartamento darà casa a 5 studenti e precari.

Crediamo
e vogliamo che questa pratica sia riproducibile ed è per questo che la nostra
non è un’occupazione “bianca”. Il nostro progetto è anzi quello di creare una
rete di persone che si unisca per riappropriarsi di un diritto fondamentale.
Perché, se davvero vogliamo parlare della tanto reclamata “sicurezza”, crediamo
che in primo luogo una casa e un lavoro degno di essere chiamato tale ne siano
le condizioni imprescindibili.

 

Gli
studenti e/o precari del progetto “Prendocasa”

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