Lavoro: anche in Toscana e a Pisa si muore di profitto

Anche quest’anno i dati offerti dall’Inail sugli
incidenti sul posto di lavoro confermano che la lunga strage di lavoratori e
lavoratrici è continuata nel silenzio delle istituzioni e nell’indifferenza
degli imprenditori.

La storia di questi giorni ci racconta di quattro
operai morti a Torino nell’acciaieria TyssenKrupp perché non c’erano gli
estintori. Il problema, in effetti, sta nel fatto che in questa fase economica,
il sistema produttivo occidentale per non perdere la sua competitività, ricatta
il lavoratore e impone le sue linee economiche e finanziarie. Da una parte
“distrugge” la sua controparte precarizzando il lavoro e rendendolo
ulteriormente atomizzato, dall’altra interviene sui costi della produzione, e
quindi sulla sicurezza. Da ricordare che molti incidenti sul lavoro non sono
nemmeno denunciati ed è anche per questo che la componente migrante ancora  non ha una sua vera e propria definizione.

Bisogna comunque denunciare il ruolo giocato dalle
associazioni di categoria degli imprenditori e dai sindacati. La Confindustria,
guidata da Montezemolo, ha responsabilità gravissime. I suoi interventi sono
mirati solo ad invocare tagli sociali e del lavoro, inneggiando al libero
scambio ed al libero mercato. Intanto, però, negli ultimi 3 anni le imprese
hanno ricevuto dallo stato una somma pari ad una finanziaria.

I sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL), invece,
ancora non vogliono riflettere seriamente sulle cause che hanno portato a
questa situazione di forte stallo delle rivendicazioni dei lavoratori. Dal
pacchetto-Treu del primo governo Prodi in poi le politiche economiche dei
governi che si sono succeduti hanno avuto sfumature diverse ma hanno continuato
ha reggere lo stesso sistema e i rappresentanti sindacali hanno sostenuto
questa fase in nome dello sviluppo. Ora, a pagarne le conseguenze sono tutti,
tranne i responsabili.

L’unica cosa certa è che anche per la Toscana 95 morti
sul lavoro non sono pochi, e Martini, lo sceriffo di Firenze che pensa ai
lavavetri, lo sa.

 Veniamo a Pisa.
Secondo il dossier di INAIL e Asl 5
presentato nel mese di giugno del 2007 nel 2006 nell’area Pisana vi sono stati
6.262 infortuni
contro i 7.200 nel 2005. Il
dossier è stato elaborato nell’ambito delle attività del Comitato Territoriale
pisano in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro (art. 27 del
D.Lgs.626/94), che ha delegato all’INAIL e all’Asl  la fornitura dei dati
infortunistici del territorio.  Nella stessa occasione è stato siglato tra
tutti i componenti del Comitato – compresi vigili del fuoco, Inps, Ispesl e
Conferenza dei sindaci –  un protocollo congiunto su ispezione e vigilanza
nei luoghi di lavoro. Il dossier infortuni approfondisce i settori lavorativi
maggiormente a rischio, dove l’indice di frequenza infortunistica è più
elevata, e anche le dimensioni temporali del fenomeno con l’approfondimento dei
mesi, dei giorni e delle fasce orarie a maggior rischio di infortunio. Appaiono
in calo gli infortuni sul lavoro: 6.262 quelli rilevati nel 2006, di cui 793 in
itinere, a fronte dei 7.200 dell’anno precedente. Stazionari invece gli
infortuni mortali – 3 in tutto – mentre nel 2001 erano stati ben 7. Il mese
nero per gli incidenti è maggio. Maurizio Qualiano, direttore dell’INAIL di
Pisa in quell’occasione mise in risalto il bisogno di intervenire sul lavoro
nero, anche nei presidi ospedalieri dove i medici del pronto soccorso possono
fare molto, ad esempio segnalando i casi sospetti. “Ci sono persone che in tuta
da lavoro si presentano ai presidi ospedalieri e dicono che sono cadute
dall’altalena”. Il protocollo d’intesa sull’ispezione e la vigilanza nei luoghi
di lavoro stabilisce che il Comitato si fa promotore di ogni iniziativa volta a
promuovere la sicurezza e la cultura della prevenzione. E’ previsto, inoltre,
che annualmente sia redatto un rapporto sull’andamento del fenomeno
infortunistico e delle malattie professionali, accompagnato da un’attività di
vigilanza ispettiva congiunta, di tutti gli enti e amministrazioni che
partecipano al Comitato,  finalizzata a omogeneizzare e qualificare
l’attività di vigilanza.

Al di là degli intenti, i controlli sul posto di
lavoro non sono ancora abbastanza e spesso gli imprenditori sono informati
prima del loro arrivo.

Sono tantissimi i casi di infortuni non denunciati e
non solo nei cantieri edili. Su questo punto manca ancora un serio piano
d’intervento. Il contrasto agli infortuni passa tramite un progetto di
controllo delle imprese da parte del "pubblico" e un intervento dei lavoratori nei processi
decisionali riguardanti la sicurezza sul posto di lavoro. Lo capiranno?

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