Assemblea nazionale delle donne a Roma il 12/01/2008 ore 10

 
Appello – risposta a Giuliano Ferrara sulla moratoria contro l’aborto

Care amiche e cari amici,
di fronte all’ennesimo
attacco mediatico alla libertà delle donne mosso da Giuliano Ferrara e
da Il Foglio, abbiamo preparato una risposta che è anche un appello vi
chiediamo di leggere e se siete d’accordo di aderire inviando una email
all’indirizzo  HYPERLINK ‘mailto:andremonia@ genie.it’
andremonia@genie. it, il nostro intento è di raccogliere più firme
possibile e poi inviarlo alla stampa nazionale come forma di risposta
collettiva, possibilmente prima della fine dell’anno, consapevoli che
la retorica finto buonista verterà anche su questo punto.

DEAD WOMEN WALKING

Il
patriarcato da bar è il modo più semplice che ha il simbolico
patriarcale e maschilista di fare presa e di riprodursi all’interno del
discorso comune, della chiacchiera riportata e non ragionata, dello
stereotipo senza argomentazione e logicità. Tutto questo si ritrova
nell’ultima idea di Giuliano Ferrara, quella di prendere adesioni per
una grande moratoria sull’aborto. Ma nell’intento di aprire nuovamente
questo discorso stantio c’è anche la malafede di coloro che fanno di
ogni discorso un’arma politica contro l’avversario per cui, con il PD
debole sulla bioetica e di fronte ad una bella figura internazionale
del governo ottenuta con il voto all’ONU sulla moratoria per la pena di
morte, Ferrara e altri hanno deciso di strumentalizzare l’aborto per
aumentare i malumori nel governo e sperare in un cedimento sui nodi
scoperti.

Siamo davvero stufe che i nostri corpi e le nostre
vite vengano invase da discorsi opportunistici e di bottega. Ci
appelliamo a Giuliano Ferrara perché rivolga la sua crociata altrove:
mai pensato di diventare animalista? La questione della libera scelta
della maternità non deve più essere argomento su cui imbastire lotte
per poltrone e potere politico.

Utilizzare la moratoria sulla
pena di morte per fare un parallelo con l’aborto è arrampicarsi sugli
specchi. Infatti non c’è nesso logico tra una decisione che per legge
uno Stato prende per togliere la vita di qualcuno che è nato ed ha
diritti anche se ha commesso qualche grave delitto, e la decisione di
una donna di far nascere, amare e crescere un figlio o di non poterlo
fare per motivi che riguardano le sue singole e personalissime
decisioni di vita e di coscienza.
Già lo Stato italiano si è
arrogato diritti di decisione per parte delle donne, ponendo limiti
alla libera maternità attraverso le limitazioni imposte dalla 194 e con
il diritto all’obiezione di coscienza, e decidendo per noi su quando e
come avere dei figli o non averne. Si è raggiunto il paradosso della
Legge 40 del 2004 con la quale lo Stato ha preso chiara posizione su
come bisogna che noi donne abbassiamo la testa alle decisioni degli
altri, a decisioni ideologiche e di principio, perché non possiamo
scegliere liberamente di avere dei figli neanche in caso di problemi di
sterilità.

Il femminismo italiano, come ha ricordato Adriana
Cavarero intervistata da Il Foglio, ha già ribadito che sul corpo e
sulla sessualità, sulle decisioni di vita delle donne non si deve
legiferare, pertanto nessun appello ad un “diritto universale” a favore
di ipotetici nascituri può permettersi di andare a contrastare con il
diritto di autodeterminazione (autonomia) e di libera scelta che è tra
l’altro anche uno dei fondamenti della bioetica, e che spetta a ogni
donna.
Il che deve coinvolgere le donne e gli uomini in ogni parte
del mondo, per una decisione matura rispetto alla nascita di un figlio
che è un progetto di vita, un impegno fondamentale perché questo nuovo
nato abbia possibilità di una vita felice e sviluppare tutte le sue
potenzialità. E non funziona neppure l’argomentazione che vuole le
donne vittime di una selezione delle nascite in paesi considerati meno
civili di quelli europei, questa tragica piaga infatti non si vince con
un’ipotetica imposizione statale alla nascita ma con il miglioramento
delle situazioni economiche delle donne e con i diritti politici
effettivi dati alle donne. Solo così e con una cultura
dell’autodeterminazi one le donne di questi paesi saranno libere di
scegliere quanti figli avere, e solo se non saranno costrette a mandare
le loro bambine a prostituirsi o a venderle come spose bambine, allora
la nascita delle loro figlie sarà una gioia e non un dolore mortale.

Noi
donne, di nuovo trattate pubblicamente come contenitore da maneggiare
in talk show abbiamo ora il compito di gridare forte non solo il nostro
NO a queste strumentalizzazioni . Dobbiamo pubblicamente rifiutare il
ruolo di “dead women walking” che vogliono appiopparci, perché in
questo gioco mediatico siamo noi le sottoposte a pena di morte
simbolica.

In questa società nella quale il diritto alla vita è
sempre più messo in pericolo, e non certo per le scelte della
popolazione femminile ma semmai per la cultura scellerata maschilista
che ci considera proprietà del marito, del fidanzato, del padrone,
dello Stato, noi donne dobbiamo rivendicare la nostra responsabile
autodeterminazione.

Ci chiediamo infine come mai lo
pseudo-neo-tomista Giuliano Ferrara non abbia invocato gli
universalissimi principi della vita e della difesa degli innocenti
quando volenterosamente il suo governo appoggiava – quella sì – la
silenziosissima strage di innocenti in Afghanistan e Iraq. C’è da
chiedersi infatti come mai il realismo politico di certi maschi rimanga
tale per quanto riguarda la guerra – ultima e preziosissima ratio della
politica di cui solo loro colgono l’essenza – e si trasformi in un
melenso idealismo che difende i feti quando si tratta del corpo
femminile. Ferrara – e molti uomini con lui – è realista e cinico
quando si tratta delle bombe in Iraq, diventa idealista e mistico
quando si tratta del corpo delle donne.

Che dire infatti di quei
bambini carbonizzati dalle bombe al fosforo bianco lanciate sull’Iraq
dagli aerei americani: innocenti forse non lo erano più per il fatto di
essere venuti al mondo dalla parte sbagliata? Perché ci fu il silenzio,
allora, su quella vera e propria strage di innocenti – vivi e coscienti
– avallata dall’occidente?
Quello è sì uno dei tanti crimini
contro l’umanità passati sotto silenzio per il quale le madri gemono e
continueranno, inascoltate, a gemere.


Monia Andreani, Olivia Guaraldo, Francesca Palazzi Arduini, Emma Schiavon

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