Comunicato contro la moratoria sull’aborto

 

Il corpo della donna come luogo pubblico
per molte di noi è stato, a lungo, soprattutto il titolo del bel libro
della femminista tedesca Barbara Duden, la quale già nel 1991 cercava
di analizzare e reagire alla retorica sulla “vita” sviluppatasi nel
quadro del dibattito sull’aborto. Retorica che oggi, in Italia, è
semplicemente un dato di fatto, peraltro giuridicamente sancito.

Che
cos’è, infatti,se non un luogo pubblico, il corpo della donna (e le sue
scelte, i suoi desideri, la sua autonomia) presentato dalla legge 40 in
materia di fecondazione assistita nel momento in cui formalmente
riconosce giuridicamente l’embrione, rendendoci, di fatto e
simbolicamente, tutte incubatrici? E’ non è luogo pubblico quando viene
sbattuto sui manifesti, abusato e reso merce per rendere appetibili
altre merci, o quando, ucciso, violentato, picchiato viene replicato
migliaia di volte sui giornali o ancora quando viene prostituito,
schiavizzato, venduto e comprato sui marciapiedi delle nostre
civilissime, bianche e occidentali strade?
Non è sul nostro corpo
che si giocano guerre vere, come in Afghanistan o in Iraq, si varano
provvedimenti razzisti e ripugnanti come il cosiddetto “ pacchetto
sicurezza”, che si fa la conta dei voti, che si provano alleanze, che
ci si china o inchina al Vaticano?

E’ soprattutto tenendo conto
di questo contesto che si può leggere la proposta di moratoria
sull’aborto rilanciata da Giuliano Ferrara sulle pagine del suo
giornale. Alleghiamo a tal proposito un appello
che alcune compagne, con percorsi e provenienze diverse, stanno facendo
circolare in rete: si tratta di una prima risposta di riflessione, di
rabbia e speriamo anche di lotta, che contiene spunti interessanti da
cui partire non tanto per capire (dicono bene le compagne quando
parlano di patriarcato da bar…) quanto per, nuovamente, reagire.
Eravamo a Milano oltre 100.000 esattamente due anni fa per difendere il nostro diritto a scegliere se e quando diventare madri,
siamo tornate a Roma il 24 novembre in 150.000
per dire no alla violenza, in ogni sua forma, e per riprenderci,
ancora, strade, piazze e…palchi! Ci saremo sabato 12 gennaio a Roma
all’assemblea nazionale di bilancio e prospettive dopo la
manifestazione del 24, per ribadire che anche gli attacchi ai diritti e
alle libertà delle donne sono un’altra forma di violenza sessista.

Leggendo
il testo dell’appello pubblicato da Ferrara notiamo che l’unica volta
che compare la parola donna è nella stessa frase con “schizofrenica” e
“grottesca” e anche questo è un vecchio film … rivisto ancora proprio
alla manifestazione di Roma: ci hanno chiamato isteriche, violente,
oche starnazzanti per il solo fatto di aver scelto e praticato un atto
di autodeterminazione forte.
Non sarà l’ultimo: al “vostro illuminismo” che pretende evidenza assoluta continuiamo a volerci sentire streghe!

Nelle
piazze, sul lavoro, a scuola, all’università e in famiglia il messaggio
è sempre lo stesso: sul nostro corpo la prima e l’ultima parola
spettano solo a noi.
Non alla chiesa, non allo stato, non ai teodem di convenienza. ..

Collettivo femminista Rossefuoco

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