Guai in casa Mastella, indagati anche molti pezzi grossi dell’Udeur.

CEPPALONI CONNECTION

Quando
intorno alle 14.30 la polizia giudiziaria, su mandato della procura di
Santa Maria Capua Vetere bussa a casa Mastella a Ceppaloni i giochi
sono fatti. Nel cerchio chiuso dal gip Francesco Chiaromonte (che ha
firmato il provvedimento), e dal pm Alessandro Cimmino, sono destinate
a cadere altre 23 teste, a parte quella di Sandra Lonardo, che
piantonata in casa scopre la notizia dalle agenzie e rilascia
un’intervista telefonica a RaiNews 24, e del Guardasigilli, anch’egli
indagato.

CEPPALONI, BENEVENTO – Delle misure
di custodia cautelare eseguite oggi dai Carabinieri del comando
provinciale di Caserta, quattro sono arresti e diciannove le ordinanze
di restrizione domiciliare. Pezzi grossi dell’Udeur, stretti a doppio
legame, in alcuni casi anche familiare, con la dinasty di Ceppaloni.
L’inchiesta parte da lontano, e segue i filoni che si dipanano nei
feudi campani dell’Udeur e coinvolgono nomi -eccellenti o meno- del
partito in merito a pressioni su appalti e nomine. In carcere finiscono
il segretario generale dell’autorità per il bacino del Sele – e
consuocero del ministro- Carlo Camilleri ed il suo collaboratore
Antonello Scrocca, oltre al difensore civico della Regione Campania
Vincenzo Lucariello e al professor Domenico Pianse, docente di
idraulica all’università Federico II. Ai domiciliari sono il sindaco di
Benevento Fausto Pepe, gli assessori regionali all’ambiente Luigi
Nocera e al personale Andrea Abbamonte. Oltre al capogruppo regionale
del partito del Campanile Ferdinando Errico, ed al presidente della
Prima commissione regionale Nicola Ferraro. Vengono invece interdetti
dagli uffici il magistrato del Tar Campania Ugo di Maio, il prefetto di
Benevento Giuseppe Urbano e l’agente della municipale di Alvignano
(Caserta) Luigi Treviso.

I reati contestati vanno
dall’associazione per delinquere al falso in atto pubblico, alla
corruzione, alla turbativa di appalti, alla concussione. E proprio di
concussione è accusata Sandra Lonardo in relazione ad una telefonata
indirizzata al direttore di un’ azienda ospedaliera, in cui la donna
avrebbe protestato per la nomina di un primario. “I primari ospedalieri
non venivano nominati dai direttori generali della Asl sulla base delle
loro capacità professionali, bensì sulla base delle indicazioni fornite
loro da esponenti politici di rilievo”, scrive il procuratore capo
Mariano Maffei in un comunicato. L’avvocato della moglie del
Guardasigilli Titti Madia sminuisce: “una grande sfuriata telefonica,
quindi solo un contrasto di carattere politico e nulla a che vedere con
dazioni di denaro o vantaggi di altro tipo”.

Ma non solo di sanità, e non solo di telefonate si tratterebbe. Il
procuratore Maffei parla di «un tessuto fatto di trame fitte, di
connivenze e di complicità così forti tanto che molti enti pubblici
regionali e molti enti locali campani hanno conformato le loro scelte
non già improntando ogni valutazione al perseguimento di interessi
pubblici, bensì asservendo il bene della cosa pubblica agli interessi
di un gruppo ristretto di persone che facendosi forte del potere
politico amministrato dal partito Udeur orienta di fatto ogni scelta e
ogni decisione di enti locali in cui sia presente uno schieramento
politico di tale partito». La mente ed il cuore di questo gruppo è, per
Maffei, Carlo Camilleri, consuocero del ministro. Camilleri, ingegnere
di Benevento e segretario dell’Autorità del bacino del Sele, era già
sotto gli occhi della Procura di Santa Maria Capua Vetere per la
partecipazione di una sua ditta ad una serie di gare di appalto tra cui
quella lanciata due anni fa dall’azienda ospedaliera di Caserta per la
costruzione del nuovo padiglione di medicina, come raccontava l’otto
novembre scorso il Mattino di Napoli. L’appalto, il consuocero di
Mastella non lo vinse subito, ma soltanto dopo il ritiro delle altre
tre aziende partecipanti. Le indagini di Cimmino e dei Carabinieri si
sono concentrate su questo strano ritiro, e su altri episodi (come
alcuni lavori di bonifica e di consolidamento commissionati dai
consorzi intercomunali per lo smaltimento dei rifiuti). “La mia
competenza professionale nel settore dell’edilizia ospedaliera,
dell’ingegneria idraulica e della difesa del suolo è nota a tutti gli
addetti ai lavori, ed è documentata dai tanti incarichi professionali
svolti in tutto il territorio nazionale, fuori ed al di là di ogni
appartenenza politica degli amministratori”, tuonava in polemica con il
quotidiano partenopeo Camilleri, oggi ufficialmente in arresto (anche
se è stato raggiunto dal provvedimento in ospedale, dove è ricoverato
da ieri per un malore)

IL COMMISSARIO ABBATE –
Per il ministro della Giustizia e per gli assessori regionali il reato
ipotizzato sarebbe invece quello di concussione. Secondo i magistrati
Mastella avrebbe fatto pressione sul presidente della Regione Campania
Bassolino per imporre una “sua” nomina ai vertici dell’Asi, il
Consorzio di sviluppo industriale di Benevento. Ricostruendo
l’intricata vicenda si finisce nel filone di un’inchiesta avviata dagli
stessi pm e riportata, all’epoca, sempre dal Mattino. La pressione del
Guardasigilli su Bassolino riguarderebbe l’ex segretario dell’Udeur
beneventana Gino Abbate, investito della nomina di commissario
straordinario dell’Asi attraverso una procedura denunciata come
“anomala” e più volte contestata dall’ex presidente dello stesso
consorzio Pellegrino Paolucci e da esponenti provinciali dei Ds. Al
posto di Abbate, infatti, avrebbe dovuto esserci -secondo gli accordi
politici- un esponente della Quercia. Ma sulla nomina di Abbate
intervenne direttamente Bassolino attraverso un’ordinanza presidenziale
che ratificava una decisione della giunta regionale. A nulla valsero,
allora, le proteste dei Ds provinciali contro il Governatore collega di
partito. Il presidente della regione Campania, nell’ambito di queste
“interferenze” e ben prima della drammatica vicenda dei rifiuti, aveva
ricevuto un avviso di garanzia ed era stato chiamato dai giudici a
spiegare i motivi della nomina di Abbate. L’atto, impugnato dal
comitato direttivo dell’Asi, fu considerato legittimo dai giudici del
Tar. Ma tre degli stessi magistrati amministrativi campani -Carlo
D’Alessandro, Francesco Guerriero e Ugo di Maio- comparivano un mese fa
nell’elenco degli indagati del pm Cimmino. E l’ultimo è da oggi
interdetto dagli uffici.

Jacopo Matano – aprileonline


tratto da www.canisciolti.info

 

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