Occupare tutto l’occupabile, di Marco Travaglio

Soltanto in un paese marcio e mitridatizzato dalle fondamen­ta qualcuno può accogliere
l’ordinanza dei giudici di Santa Maria Capua Vetere su Mastel­la & famiglia con
alzate di spal­le, «Così fan tutti», «Embè, do­ve sta il reato?».

Passi per Ma­stella
e per la sua corte, passi per il suo avvocato il quale teo­rizza addirittura che
il compito della politica è occupare tutto l’occupabile: imputati e difenso­ri
si difendono come possono, hanno persino (almeno in Ita­lia) il diritto di mentire.
Ma che pure persone non coinvolte nel­l’affare liquidino i fatti narrati nell’ordinanza
come ordinaria amministrazione rientrante nel­la «discrezionalità della politi­ca»
senza che la magistratura possa mettervi becco, lascia di stucco.

È vero, il clamore suscitato dal­l’inchiesta faceva pensare a ele­menti ancor
più gravi (in quel caso il gip avrebbe usato la gale­ra, non i domiciliari): ma
solo l’assuefazione al peggio può far dire che non c’è nulla di «penal­mente rilevante».
Mastella ripe­te di non aver «mai preso tangenti in vita mia», come se que­sto
bastasse a metterlo al riparo dal codice penale.

In realtà esistono, nel codice, svariati reati che non richiedo­no passaggi di
denaro. Le maz­zette, nel «sistema» denunciato in Campania, sono superflue: è
tutto uno scambio di favori «in natura». Io ti mando in quel po­sto e ti lascio
licenza di rubare: un po’ come i corsari di sir Fran­cis Drake, autorizzati dalla
Re­gina a tenersi il bottino. Insom­ma un conto sono le esigenze cautelari, giudicate
in un modo dal Gip e suscettibili di diversa analisi al Riesame e in Cassa­zione,
un altro la rilevanza pe­nale. L’ordinanza parla di «con­corsi pubblici vinti
non dai can­didati meritevoli, ma esclusiva­mente da quelli sponsorizzati da Camilleri
(Carlo, imprendi­tore, consuocero di Mastella e presidente dell’Autorità di baci­no
del Sele, ndr) e dal suo parti­to», con «falsificazione delle graduatorie». Se
la cosa fosse provata, sarebbe abuso d’uffi­cio, il reato di chi viola leggi o
regolamenti per procurare ad altri­ ingiusto danno o vantaggio.

Nel sistema sannita le tangenti non servono. È tutto uno scambio di favori tra
amministratori

Il gip parla di cause «aggiusta­te» al Tar e al Consiglio di Sta­to, tramite giudici
compiacenti: pure questo, se provato, è reato. La giustizia, anche amministra­tiva,
dev’essere uguale per tutti. Anche per i non-Udeur.

L’ordinanza racconta di prima­ri «nominati dai direttori gene­rali dell’Asl non
in base a capa­cità professionali, ma di indica­zioni fomite da esponenti Udeur»
(«noi non teniamo un ginecologo?», domanda il mini­stro quando viene nominato
il fratello di un forzista). Idem per le nomine di 11 direttori dei par­chi e
di 5 collaboratori fissi dell’Arpac. Se è così, anche questi sono abusi d’ufficio;
leggi e re­golamenti stabiliscono che, per fare il primario (o altra funzio­ne
pubblica) occorrono requisiti precisi, cioè competenze profes­sionali, dalle quali
parrebbe esclusa la tessera dell’Udeur. Il direttore pressato dai Mastella, Luigi
Annunziata, spiega che «l’ospedale già sta male e le per­sone che stanno intorno
a Cle­mente sono tutti peggio di me» e lui non può abbassare ancora il livello
dei primari sistemando il neurochirurgo della signora Mastella, «uno sconosciuto
che tiene 56 anni».

A Cerreto Sannita, Mastella reclama l’assessorato ai lavori pubblici e, per far
pressione sul sindaco, incarica – secondo l’accusa – i suoi uomini in Regione
per chiudere il rubinetto dei finanziamenti al piano d’insediamento produttivo
nel comune. Se è così, questa potrebbe essere concussione: il reato del pubblico
ufficiale che abusa della sua qualità o funzione per costringere o indurre qualcuno
a dargli o promettergli «denaro o altra utilità» (un posto chiave, per esempio).

Ma c’è una complicazione, tutta italiana: la giurisprudenza nostrana ha stabilito
che, se la contropartita ottenuta dal pubblico ufficiale con le sue minacce è
un provvedimento votato in consiglio regionale, i consiglieri che l’han votato
non sono punibili (come i parlamentari, immuni per i «voti dati»: una giurisprudenza
«domestica» che contrasta con la Convenzione penale sulla corruzione del Consiglio
d’Europa, che punisce anche chi vota in un certo modo in cambio di soldi o di
favori).

Se invece la contropartita non è frutto di un voto in Regione, ma di una normale
azione amministrativa, allora il discorso cambia: se i finanziamenti a Cerreto
erano fissati per legge e sono stati bloccati in attesa della nomina dell’assessore,
chi li ha bloccati può aver commesso abuso d’ufficio, od omissione di atti d’ufficio,
o concussione in caso di minacce.

Più arduo sarà dimostrare la concussione di Mastella ai danni di Bassolino: ti
boicotto la giunta se non nomini chi voglio io allo Iacp di Benevento. Il boicottaggio
della giunta sarebbe avvenuto tramite assessori e consiglieri che gli votavano
contro o disertavano le sedute, cioè con attività che – almeno in Italia – sono
ritenute insindacabili, cioè immuni. Se però fosse provato che, per premere, fu
addirittura sciolto indebitamente l’Asl di Benevento per far designare a commissario
un fan di Mastella, l’abuso e la concussione sarebbero teoricamente configurabili.

Ps. Tutto ciò avveniva nel Casertano, la provincia più avvelenata dall’emergenza
rifiuti. Ma non risultano telefonate di Mastella & C. per minacciare qualcuno
affinchè rimuovesse il pattume (eppure l’Udeur ha l’assessore regionale all’Ambiente).
Tutto rientrava nella «discrezionalità della politica», tranne la monnezza.

Marco Travaglio – da L’Unitò del 18 gennaio
2007

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