C’è stata una singolare coincidenza che ha accompagnato, appena poche
ore fa, l’apertura della seconda crisi (stavolta, probabilmente,
definitiva) del governo Prodi. In mattinata il Cardinale Bagnasco aveva
offerto nuovi motivi per alimentare lo scontro tra laici e cattolici
già fomentato dalla mancata visita di Ratzinger alla Sapienza di Roma.
Con sospetto tempismo, il cardinale ha alzato ancora una volta il tiro
contro la politica italiana e il suo governo: “L’italia è allo sfascio
– ha esordito il presidente dei vescovi italiani – senza speranza,
sfilacciato, a coriandoli secondo la definizione degli esperti, nel
quale è diffusa una sfiducia diffusa e pericolosa.
Un quadro impietoso
dal quale emergeva un Paese confuso, dall’economia bloccata, privo di
spinte verso il futuro”. Poche ore più tardi il cattolico Mastella
staccava la spina al governo annunciando l’uscita dell’Udeur dalla
maggioranza.”Basta. E’ finita”, ha detto Mastella, aprendo la crisi
di governo: un redde rationem anticipato solo di due giorni
che ha di fatto vanificato il gran lavorio delle diplomazie, fin dal
mattino all’opera per scongiurare il peggio.
”Da uomo di centro che ha guardato a sinistra”, Mastella ha
detto chiaramente in quale direzione intende riprendere il viaggio:
”Noi siamo per le elezioni”. Ma in compagnia di chi? “Con tutte le
forze che saranno disponibili a prendere in mano la bandiera della
libertà e della giustizia: non tratto, non negozio, non accetto mezze
misure, oggi dico basta e mi riprendo fino in fondo la mia autonomia di
uomo, di politico, di cittadino della Repubblica”. Prodi ha saputo
tutto solo dopo, mentre lo stava cercando assiduamente al telefono, ma
l’inquisito di Ceppaloni si negava da almeno tre giorni. Chiaro il
segnale di una cattiva sorpresa in arrivo per il governo.
”L’esperienza di questo centrosinistra é finita. E se ci sarà da
votare sulla fiducia voteremo contro”, ha commentato con nettezza
chiarendo anche di considerare “ininfluente il dibattito che oggi si
dovrebbe svolgere sullo stato della giustizia.
La vendetta di Mastella, dunque. Anche spiegata nel dettaglio e senza
timore alcuno di passare per uno con manie di persecuzione, ma solo
vittima di una inchiesta giudiziaria “faziosa e pregiudiziale”,
trasformatasi, a suo dire, in una gogna mediatica che ha finito di
privare “della libertà personale la moglie Sandra”. Me ne vado, ha
detto ancora Mastella ”con i miei talenti di leader popolare e i miei
errori, ma sempre accompagnato da una visione e da una pratica della
politica onesta”. Se ne va, allora, Mastella, ferito dalla ”mancata
piena solidarietà di amici e alleati, timorosi di subire anch’essi la
gogna mediatica”, colpito ”dall’attacco strumentale e fazioso di
personalità ministeriali che dovrebbero guardare il loro passato e
riflettere, più che aggredire il presente e il futuro dei loro compagni
di banco”. La vicenda giudiziaria si concluderà in un ”nulla di
fatto”, Mastella ne è certo. Ma intanto l’esperienza con il
centrosinistra é conclusa per sempre, perché ”un governo e una
maggioranza hanno senso se sono capaci di aggredire i mali del Paese e
non di lasciare per convenienza opportunistica che i propri membri
siano aggrediti da gente di malaffare politico e mediatico e
giudiziario”.
I fedelissimi di Mastella raccontano di una decisione presa già da
giorni, da quando il Guardasigilli si era sentito abbandonato dalla sua
maggioranza. ”Sapete come sono fatto io… – confidava Mastella nei
giorni scorsi – a Porta a Porta erano stati invitati decine di
esponenti del Pd per parlare delle mie dimissioni e nessuno c’é voluto
andare. Nessuno che abbia speso una parola per me. Ad Antonio Padellaro
ha dovuto far ricorso Vespa…”. L’impressione di una parte della
maggioranza é che invece l’aspetto emotivo non sia centrale. Si
racconta di un partito già intenzionato per metà a passare con Forza
Italia, più che critico con il leader per i guai piovuti sull’Udeur dal
beneventano, il feudo di Mastella. Si dice a mezza bocca che la scelta
dell’ex delfino di De Mita sia stata dettata dalla necessità di non
essere disarcionato dalla leadership dell’Udeur.
Sia come sia, Mastella ha sbattuto la porta. E ora si apre una crisi
dagli esiti molto incerti. A destra è quasi un coro: elezioni subito.
Berlusconi non offre alternative e con lui si è subito schierata l’ex
Cdl. Mentre Prodi pensa di parlamentarizzare la crisi, anche a sinistra
c’è chi non vede alternative al voto. Come il leader Prc, Franco
Giordano. Che, come molti altri, non ha potuto non notare la
corrispondenza di amorosi sensi tra lo strappo di Mastella e le dure
parole di Bagnasco. ”E’ chiaro che quando le gerarchie ecclesiastiche
chiamano, il centro moderato risponde”. Di fronte all’ipotesi delle
elezioni, comunque, Giordano invita la sinistra ad investire sulla sua
unità e ad accettare così ”la sfida di Veltroni. Con il leader del Pd
se la prende anche il socialista Gavino Angius. Il suo annuncio di
andare da soli alle elezioni, afferma infatti, ”ha costituito un
fattore dirompente per la coesione della maggioranza e la tenuta del
governo”. Gli occhi, comunque, sono tutti puntati verso il Colle. Ma a
nessuno sfugge che al voto anticipato si presenterebbero forze in campo
ben diverse da quelle di solo diciotto mesi fa. Un solo fatto è certo:
Mastella sarà con il centrodestra. Dove, in fondo, è sempre stato. A
sinistra non sentiranno la mancanza. Almeno dei suoi ricatti.
di Giovanna Pavani, tratto da Altrenotizie.org