Il seguente rapporto è stato pubblicato dal Centro Al Mezan
per i diritti umani il 28 Febbraio 2008: La crisi di Gaza dell’acqua potabile si è aggravata negli
ultimi tre giorni. Oltre ai tagli della fornitura d’acqua alle famiglie, le
autorità municipali della Striscia di Gaza hanno esaurito i materiali
essenziali al trattamento dell’acqua. Ieri, l’Autorità Palestinese per l’Acqua
ha dato istruzioni alla gente di Gaza di bollire l’acqua nelle loro case prima
di usarla per cucinare o bere. Ciò include l’acqua filtrata, che è ampiamente
usata dalle famiglie di tutta la Striscia.
Le restrizioni di Israele al movimento, che sono state
irrigidite dal 14 Giugno 2007, hanno causato la mancanza dell’ipoclorato, una
sostanza comunemente usata per potabilizzare l’acqua da bere. Come risultato,
52 dei 140 pozzi d’acqua hanno dovuto cessare la captazione. L’acqua di questi
pozzi è troppo inquinata e non può essere usata per il consumo umano, anche
dopo la bollitura.
Ciò accade mentre le forze di occupazione d’Israele (IOF)
continuano a ridurre il combustibile e le forniture elettriche a Gaza,
interrompendo il funzionamento di molti pozzi d’acqua, e mettendo le autorità
nell’impossibilità di pompare l’acqua per la popolazione. La gente che vive in
edifici a molti piani, in particolare, manca dell’acqua, perché dipendono in
misura notevole dalle pompe a corrente eletrica. In certe aree di Gaza, l’acqua
non arriva per giorni.
Il blocco da parte di IOF ha anche interrotto i lavori
d’emergenza per la costruzione di un impianto alternativo per il trattamento
delle acque reflue a nord di Gaza, in un’area che vive al limite del disastro,
che potrebbe aver luogo in ogni momento. Questo progetto d’emergenza è
necessario per risparmiare ai villaggi beduini e all’intero nord di Gaza una
minaccia diretta alle loro vite e al loro benessere. Il bacino di uno degli
impianti di trattamento esistenti nel Marzo 2007 straripò, causando la morte di
cinque persone e una distruzione su larga scala delle proprietà dell’area.
Il centro al Mezan per i diritti umani avverte del pericolo
del deteriorarsi della salute pubblica e delle condizioni ambientali nella
Striscia di Gaza a seguito delle restrizioni al movimento, che impediscono
l’accesso di materiali necessari al trattamento dell’acqua. Inoltre, IOF apre
di frequente il fuoco contro lavoratori nei pressi delle discariche di rifiuti
solidi urbani o dell’impianto di trattamento delle acque reflue a est di
Jabalia, impedendo loro di eseguire le attività necessarie alla salute
pubblica. Questi problemi sono esacerbati dall’indebolita capacità del settore
sanitario a Gaza dovuto al blocco.
Al Mezan rinnova il suo appello alla comunità internazionale
ad agire efficacemente per proteggere la popolazione civile dalle imminenti
minacce alle loro vite nella Gaza sotto assedio israeliano. Le misure
israeliane rappresentano una flagrante forma di punizione collettiva dei civili
sotto occupazione in violazione del diritto internazionale.
Al Mezan avverte delle conseguenze di un’eventuale mancanza
da parte della comunità internazionale a fare fronte ai suoi obblighi
internazionali, che metterebbe a rischio le vite di migliaia di Palestinesi per
via del blocco senza precedenti e le uccisioni quotidiane da parte di IOF.