Processo inutile a Genova: per le torture di Bolzaneto nessuno andrà in carcere

Genova – I PM della città ligure
Petruzziello e Ranieri Miniati hanno chiesto condanne per oltre 76 anni di
reclusione per 44 dei 45 imputati nel processo per i fatti di Bolzaneto. Le
pene individuali variano tra i 6 mesi ed i 5 anni. Per il funzionario di
polizia Fornasiere è stata chiesta l’assoluzione. Per i 5 medici presenti nell’area
sanitaria le pene variano tra i 3 ed 2 anni.

Nel processo sono emerse le
torture subite in quei giorni dai movimenti contro la globalizzazione, che,
sempre secondo i pm, “nella caserma di Bolzaneto subirono trattamenti inumani e
degradanti”.

Vennero utilizzate almeno quattro
delle cinque tecniche d’interrogatorio che configura l’accusa, seguendo però i
parametri della Corte Europea sui diritti dell’uomo. La normativa in Italia è
inadeguata, e ciò ha consentito ai pm di contestare solo reati meno gravi, tipo
l’abuso d’ufficio e abuso d’autorità contro i detenuti. A causa della
prescrizione dei reati che avverrà nel 2009, nessuno andrà in carcere. "Quello
che avvenne a Bolzaneto – hanno sostenuto i pm – fu un comportamento inumano e
degradante ma, non esistendo una norma penale, l’accusa è stata costretta a
contestare agli imputati l’art.323 (abuso d’ufficio) che comunque sarà
prescritto nel 2009". L’unico reato per cui sono richiesti 10 anni per la
prescrizione è il falso ideologico.

Durante il processo più 200 sono
state le testimonianze.

La pena più pesante, 5 anni, 8
mesi e 5 giorni di reclusione, è stata chiesta per Antonio Biagio Gugliotta,
ispettore della polizia penitenziaria, in servizio nella struttura di Bolzaneto
nei giorni del G8 come responsabile della sicurezza. E’ accusato di abuso d’
ufficio e abuso di autorità contro detenuti. Pena di 3 anni e 6 mesi di
reclusione invece è stata chiesta per Alessandro Perugini, ex numero due della
Digos di Genova, il funzionario più alto in grado presente nella caserma,
accusato di abuso d’ufficio e di abuso di autorità contro i detenuti.
Nei confronti di Massimo Pigozzi, assistente capo della polizia di Stato,
accusato di lesioni personali per l’episodio dello "strappo" alla
mano subita dal manifestante Giuseppe Azzolina, poi suturata senza anestesia, i
pm hanno chiesto la pena di 3 anni e 11 mesi di reclusione. L’accusa ha chiesto
inoltre pesanti condanne anche per i cinque medici presenti nell’area
sanitaria, tra cui per il responsabile e coordinatore Giacomo Toccafondi,
accusato di abuso di atti d’ufficio e di diversi episodi di percosse, ingiurie
e violenza privata (3 anni, 6 mesi e 25 giorni di reclusione).

Giustizia ancora non è fatta.
Rimangono una pallottola di troppo, arresti e processi a centinaia di
militanti, attivisti e gente comune. Rimane la rabbia per un processo inutile e
senza conseguenze, rimane negli occhi di chi ha visto Genova, il dolore.

 

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