Dopo il rifiuto da parte di Israele di far passare la carovana da Gaza, il gruppo si e’ spostato prima a Betlemme e dopo ad Al Khader. Vi sono state forti pressioni per far entrare Sport sotto l’assedio da Eretz, ma le autorita’ non si sono smosse. Probabilmente sulla scelta pesa l’offensiva lanciata nella Striscia nelle settimane scorse, operazione, questa, che ha causato molte vittime e danni tra la popolazione civile. Le autorita’ palestinesi dopo aver saputo del rifiuto di Israele di far entrare la carovana si sono impegnate scrivendo una lettera al comando israeliano di Eretz. Le speranze sono poche viste le dichiarazioni a caldo del comandante Israeliano al check point: "Non entrerete ne’ ora ne’ mai, andatevene".
Intanto la carovana, ieri dopo aver pranzato, si e’ spostata a Betlemme per fare un giro nelle vie del centro. Betlemme, citta’ importante sia dal punto di vista culturale che religioso per tutte le religioni monoteiste, e’ oggi contesa tra palestinesi e israeliani. La differenza tra le comunita’ e’ visibile ad occhio. Nei campi palestinesi manca l’acqua, che viene rubata dagli israeliani, ed anche le fogne oltre a qualsiasi servizio; le colonie occupanti crescono di giorno in giorno e lambiscono i villaggi palestinesi. I posti di blocco sono all’ordine del giorno, e la presenza dei coloni soffoca la residuale economia palestinese.
Al rientro al Centro Culturale Ibdaa nel campo profughi di Dheisheh, i compagni sono stati accolti da uno spettacolo messo in scena da giovanissimi palestinesi tra i 14 e i 16 anni, uno spettacolo incentrato sul rapporto tra il popolo palestinese e la propria terra lasciatagli in custodia dai propri padri e purtroppo usurpata da uno stato oppressore e tiranno. Dopo lo spettacolo, che ha dato prova di come questi ragazzi si diano da fare nel centro culturale, sono continuate le domande verso gli organizzatori del centro, che dopo 14 anni di attivita’ dimostrano di aver messo in piedi un ottimo esempio di autogestione e autorganizzazione sociale all’interno di un contesto difficile come quello di un campo rifugiati. Nella speranza che il progetto sia riproducibile la carovana si trova ad affrontare la prima assemblea in terra palestinese.
Oggi visita a Hebron, una citta’ molto difficile, divisa in due, dove convivono a breve distanza i coloni israeliani che con la scusa della tomba di Abramo hanno occupato la zona centrale della citta’, e i palestinesi rimasti nella zona periferica. La tomba, essendo Abramo un patriarca riconosciuto da entrambe le religioni (islamica e giudaica) e’ situata al centro tra una moschea e una sinagoga e le due strutture sono adiacenti.
Avvicinandoci verso il centro in direzione del luogo di culto la carovana si e’ imbattuta in vari fortini per poi arrivare a un paio di tornelli e (per entrare alla tomba) di un paio di metal detector. La zona e’ fortemente militarizzata, militari a diversi angoli della strada armati con mitragliatrici di tutto punto. Quello che e’ risultato insostenibile e’ che nella zona del centro i vicoli, grazie agli splendidi mercatini, sono protetti in alto da grate in ferro per far si che i mattoni e i rifiuti che i coloni israeliani lanciano dall’alto delle loro abitazioni non arrivino in strada colpendo i passanti.
I coloni risultano essere il vero pericolo per la popolazione palestinese; le loro provocazioni sono quotidiane e la popolazione palestinese e’ costretta a subire la violenza militare dell’esercito israeliano. Tra coprifuoco (che scatta attorno alle cinque di pomeriggio) e posti di blocco, coloni armati ed esercito, ricchezza contrapposta a poverta’, la vita del popolo palestinese continua nei vicoli stretti e angusti, dagli odori forti che si sentono salire da spezie mediorientali.
Ad Al Khader primo torneo del gruppo. Gli italiani hanno perso 2 a 0 con dignita’, ma lo spettacolo vero e’ stato in tribuna dove giovani palestinesi si sono uniti tra feste e giochi di strada al resto del gruppo. Per ore la solidarieta’ col popolo palestinese e’ stata reale.
La carovana continua il suo viaggio con la speranza di poter entrare a Gaza prima della fine del viaggio.
Piero e Luca dal centro culturale Ibdaa.