condannato dall’Unione europea che certifica come da anni le nostre
autorità non siano in grado di applicare correttamente le norme scritte
da Bruxelles sulla gestione dei rifiuti. La decisione arriva dalla
Corte di giustizia dell’Ue ma non riguarda direttamente il pasticcio
campano che ha tenuto banco negli ultimi mesi. Indica, al più, uno
stato di generale inadeguatezza del nostro sistema sullo smaltimento
della spazzatura.
discariche approvate nel 2003 dal governo Berlusconi con la direttiva
Ue del 1999 che definisce la nozione di rifiuti pericolosi e quindi il
loro diverso trattamento rispetto a quelli innocui. Non solo: la norma
comunitaria chiede alle varie capitali di elaborare una strategia
nazionale sui rifiuti biodegradabili, stabilisce regole riguardanti i
costi dello smaltimento, introduce la procedura di autorizzazione di
nuove discariche e sottopone quelle preesistenti a misure particolari.
Insomma, un’articolata regolamentazione del mondo dei rifiuti da noi
rimasta in buona parte lettera morta.
paio d’anni al Belpaese dalla Commissione Ue. Dunque, sancisce la
sentenza, condanna per il fatto di avere autorizzato dal 2001 al 2003,
in piena epoca Cdl, la creazione di nuove discariche applicando i
criteri meno stringenti previsti per quelle preesistenti. In secondo
luogo la legge approvata dal governo di allora non prevedeva di
applicare anche alle vecchie discariche le regole sul trattamento dei
rifiuti pericolosi. Dunque per Bruxelles si è avuta una trasposizione
"tardiva", e quindi sbagliata, delle regole comunitarie.
Il capolista della Sinistra Arcobaleno nel Lazio, Loredana De Petris,
ha sottolineato che la condanna "è responsabilità del governo
Berlusconi" e ha aggiunto che il ministro dell’ambiente uscente,
Alfonso Pecoraro Scanio, "ha riscritto correttamente la nozione di
‘rifiuto’ seguendo le indicazioni dell’Unione europea".
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Ieri intanto il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione Ue di
preparare un piano per fermare la crescita della produzione di
spazzatura entro il 2012 in tutto il continente. Per farsi un’idea:
ogni anno l’Unione crea 1,8 miliardi di tonnellate di rifiuti, ovvero
530 chili a cittadino. Una massa che cresce a un ritmo più sostenuto
del Pil e di cui meno di un terzo (27%) viene riciclato.