Undici fascicoli sottratti, ed e’ anche scomparso il certificato di morte della giornalista. E’ il retroscena pubblicato da ‘L’Espresso’ sul caso della morte di Ilaria Alpi e MIran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994.Tutto emerge, si legge nell’anticipazione del settimanale, dalla nota che Francesco Neri, sostituto pg di Reggio Calabria, ha inviato lo scorso 31 gennaio al suo procuratore generale Giovanni Marletta: 10 pagine dove, per documentare alcune minacce subite, ricostruisce le principali indagini che ha seguito.
Neri scrive infatti, rivela ‘L’Espresso’, che e’ stato "violato il plico sigillato e custodito nell’archivio della Procura di Reggio Calabria": quello dove erano protetti i documenti scoperti da Natale De Grazia, il capitano di corvetta (morto in circostanze dubbie) che "aveva rinvenuto copia del certificato di morte di Ilaria Alpi" a casa di un faccendiere, investigato per traffici di rifiuti radioattivi. In particolare, scrive Neri, il plico appare "danneggiato da un lato", e sono "scomparsi i documenti di ben 11 carpette numerate delle 21 rinvenute". Ma c’e’ di piu’: "La missiva di trasmissione degli atti alla Procura di Roma non si trovava agli atti, e la matrice dell’assicurata che poteva provare la trasmissione degli atti al pm della Procura di Roma, concernenti il traffico di rifiuti verso la Somalia, con annesso il certificato di morte della giornalista, appariva manomessa: corretta e riferita a un numero di protocollo in ‘entrata’ e non in ‘uscita’".
Per Luciana e Giorgio Alpi, genitori della giornalista uccisa, si tratta di "fatti gravissimi che richiedono un approfondimento di magistrati e istituzioni. Chi ha avuto accesso a quella preziosa documentazione? E chi ancora trama per nascondere la verita’? Aspettiamo risposte – concludono dalla pagine de ‘L’Espresso’ – in attesa di una nuova Commissione parlamentare d’inchiesta".
Neri scrive infatti, rivela ‘L’Espresso’, che e’ stato "violato il plico sigillato e custodito nell’archivio della Procura di Reggio Calabria": quello dove erano protetti i documenti scoperti da Natale De Grazia, il capitano di corvetta (morto in circostanze dubbie) che "aveva rinvenuto copia del certificato di morte di Ilaria Alpi" a casa di un faccendiere, investigato per traffici di rifiuti radioattivi. In particolare, scrive Neri, il plico appare "danneggiato da un lato", e sono "scomparsi i documenti di ben 11 carpette numerate delle 21 rinvenute". Ma c’e’ di piu’: "La missiva di trasmissione degli atti alla Procura di Roma non si trovava agli atti, e la matrice dell’assicurata che poteva provare la trasmissione degli atti al pm della Procura di Roma, concernenti il traffico di rifiuti verso la Somalia, con annesso il certificato di morte della giornalista, appariva manomessa: corretta e riferita a un numero di protocollo in ‘entrata’ e non in ‘uscita’".
Per Luciana e Giorgio Alpi, genitori della giornalista uccisa, si tratta di "fatti gravissimi che richiedono un approfondimento di magistrati e istituzioni. Chi ha avuto accesso a quella preziosa documentazione? E chi ancora trama per nascondere la verita’? Aspettiamo risposte – concludono dalla pagine de ‘L’Espresso’ – in attesa di una nuova Commissione parlamentare d’inchiesta".
tratto da (rainews24)