Riportiamo di seguito il comunicato stampa diffuso da Africa Insieme, dal laboratorio Rebeldia e dall’associazione Mezclar, in merito al neo-eletto sindaco di Pisa, Filippeschi e i suoi primi agghiaccianti annunci e provvedimenti.
Comunicato stampa:
Giro di vite sulla sicurezza in città, lotta all’abusivismo, tolleranza zero contro i campi nomadi abusivi, guerra ai mendicanti in Corso Italia, chiusura anticipata dei negozi gestiti da immigrati: sono questi i rumorosi slogan del nuovo Sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, annunciati all’indomani del suo insediamento.
Parole che avvicinano l’amministrazione pisana a Comuni come Treviso – dove l’ordinanza antisbandati vorrebbe negare la residenza a chi non ha un lavoro – o Verona, dove il Sindaco cerca di escludere gli immigrati dalle case popolari.
E proprio assieme a Treviso e Verona, Filippeschi ha firmato una proposta di "Pacchetto Sicurezza" da sottoporre al Governo, con misure pesantemente restrittive su immigrati, senza fissa dimora, Rom e situazioni di precarietà abitativa…
Davvero si pensa di governare in questo modo il nostro territorio? Quali risultati si spera di ottenere? Il nuovo Sindaco crede di conquistare un facile consenso, agitando temi di (presunto) senso comune, ed evitando così di affrontare i nodi veri della città? L’amministrazione cerca di accreditare una presunta "emergenza sicurezza" che non trova nessun fondamento: come ha autorevolmente dichiarato il Prefetto sulla scorta di dati ministeriali, il numero di reati a Pisa è in costante calo. E difatti le "attenzioni" del Sindaco non si rivolgono ai reati veri e propri – alle vere fonti di insicurezza o di pericolo – ma a situazioni di esclusione sociale: "campi nomadi", baraccopoli, senza fissa dimora, venditori ambulanti stranieri.
Fenomeni su cui il primo cittadino vorrebbe intervenire con strumenti repressivi, come gli sgomberi o gli allontanamenti. Filippeschi sa benissimo che una politica di questo genere non è in grado di governare la città. Sa bene che sgomberare un campo o una "baraccopoli" non significa allontanare i suoi abitanti – ammesso e non concesso che questo sia un obiettivo desiderabile -, ma spostarli di poche centinaia di metri, incrementando marginalità e sofferenze e trasformando un problema sociale in una questione di ordine pubblico. Sa bene che, in questi anni, le ripetute azioni di polizia contro i cosiddetti "abusivi" al Duomo non hanno ridotto la presenza di venditori stranieri, ma hanno in compenso acuito conflitti e violenze.
Non è facendo l’"Alemanno" di turno – promuovendo politiche rivelatesi, tra l’altro, fallimentari e inefficaci – che si governa un territorio come il nostro, che ha caratteristiche specifiche. Pisa ha una sua storia fatta di accoglienza, solidarietà e antirazzismo: è la città del volontariato, della cooperazione sociale, delle tante associazioni in cui sono impegnati migliaia di giovani e meno giovani. Il nostro territorio è stato il primo in Italia a tentare – pur tra mille contraddizioni e limiti – la strada dell’inserimento sociale dei Rom, ottenendo risultati lusinghieri (anche sul piano dell’ordine pubblico), e ricevendo il plauso di organismi internazionali.
Nella provincia di Pisa risultano presentate solo nel 2007 più di cinquemila domande per l’ingresso e l’assunzione di lavoratori stranieri, segno che la città chiede la presenza di immigrati. Rompere bruscamente con questa storia significa rendere ingovernabile la città, e soprattutto non affrontare i veri nodi del disagio sociale. Particolarmente gravi appaiono in questo senso le dichiarazioni di Marco Filippeschi, rilasciate in un momento in cui, tra l’altro, il consiglio comunale e la Giunta non sono ancora insediati.
Ci auguriamo che il nuovo Sindaco torni presto sui suoi passi, e che le politiche sociali siano affrontate e discusse democraticamente, in consiglio comunale e nella città.
Africa Insieme, ass. Mezclar, lab. Disobbedienze Rebeldia Pisa, 12 Maggio 2008