Verona_ Circa 8.000 le persone, ma non è importante
quantificare precisamente il numero quanto prendere atto che ieri per le strade
del centro di Verona un fiume di persone si è mosso per gridare no al fascismo.
Al fascismo che uccide giovani come Dax, Renato, Nicola e
che non smette di fare vittime in nome di ideali rivoltanti che nel nostro
paese prendono sempre più piede, non bisogna lasciare spazi.
Il corteo si apriva con lo spezzone dei Veronesi, amici,
parenti di Nicola, seguivano le realtà autorganizzate della zona come il centro
sociale “La Chimica” e il circolo Pink che ci ha ricordato come ieri fosse la
"giornata internazionale contro l’omofobia".
Numerosa anche la presenza dei migranti, impegnati anche
nella piazza tematica dei centri sociali del nord-est, in piazza Bra.
Seguivano i romani saliti in 300 con 6 pullman accompagnati
dalla mamma di Renato, il giovane ucciso dai fascisti romani.
Dietro, le realtà antagoniste, da Torino a Bologna a Modena
fino alle realtà toscane, con numeri consistenti sia per i livornesi che per i
fiorentini.
I milanesi circa in duecento, dietro la FAI e lo spezzone del Gramigna caratterizzato da striscione e cori per gli
arrestati.
In fondo i partiti, dal PCL a Sinistra Critica e infine con
numeri irrisori chiudevano Rifondazione e Comunisti Italiani.
Il corteo determinato a sfilare tranquillo per le strade del
centro ha visto alcuni momenti di tensione poco dopo la partenza, quando i
poliziotti con una manovra pericolosa e provocatoria hanno cercato di spezzare
il corteo in due tra “buoni e cattivi” rispondendo a un paio di sassi lanciati
contro la vetrina di un’agenzia interinale dal fondo del corteo.
L’esplosione di una paio di petardi è bastato alle forze del
dis-ordine (mai così tanto disordinate come in questo caso) a motivare il lancio di un paio di
lacrimogeni rispediti istantaneamente al mittente.
Soliti problemi per il viaggio, soprattutto i Bergamaschi,
ma un po’ tutti quelli che si sono mossi in treno, compreso i milanesi, hanno
avuto a che fare con le forze di polizia all’interno delle rispettive stazioni
che attraverso gli ormai consolidati “imbuti” controllavano i biglietti e
creavano problemi alla partenza dei manifestanti, quasi a voler ribadire che il
diritto a muoversi liberamente per manifestare non deve essere più dato per
scontato.
Il corteo partito dalla stazione di Porta Nuova ha
attraversato il centro toccando i luoghi dell’aggressione e dell’uccisione di
Nicola, arrivando infine in piazza delle Erbe, simbolo del salotto buono
veronese.
Nonostante la giornata di pioggia il corteo ha visto la
partecipazione di una fetta importante della città che ha scandito cori contro
il sindaco leghista Tosi, la più alta carica cittadina, espressione di un razzismo fascista da
benestante, impegnato nel tiro al bersaglio sul migrante di turno.
Chi si aspettava provocazioni da parte dei fascisti è
rimasto piacevolmente deluso, i figli della Verona nera ieri erano in casa,
chiusi a doppia mandata e con la serranda abbassata.