Le politiche fallimentari del Comune di Pisa su rifiuti e inceneritori

La Regione Toscana ha stabilito
che i Comuni debbano raggiungere l’obiettivo del 45% di raccolta differenziata
entro dicembre 2008: il mancato raggiungimento di questa quota costerebbe ai
cittadini una penale del 20% di aumento sui costi di smaltimento.

È assai difficile che il comune di
Pisa riesca a raggiungere questa quota e ad impedire che la penale venga
spalmata sulla tassa dei rifiuti che pisani e pisane con sempre più fatica pagano.

Questo perché:

        
Il Comune di Pisa in tanti anni ha impostato la
gestione dei rifiuti sullo smaltimento finale (inceneritore e discarica)
avvalorando l’immagine dell’inceneritore quale “macchina magica” dove i rifiuti
spariscono, anche se ormai tutti gli studi e la spaventosa casistica della
mortalità dimostrano una realtà agghiacciante: nell’inceneritore i rifiuti si
trasformano in fumi di combustione tossici e in particelle nocive respirabili
talmente piccole da non essere trattenuta da nessun filtro; inoltre lasciano
come residuo tonnellate di ceneri altamente inquinanti. L’aumento dei linfomi non Hodgkin
(un tipo di leucemia) registrata nell’area dell’inceneritore di Ospedaletto è
solo una delle conseguenze dell’attività trentennale dell’inceneritore.

        
Il Comune di Pisa ha sempre scoraggiato le pratiche
virtuose di riduzione dei rifiuti e di raccolta differenziata tramite il porta
a porta, semplicemente perché queste non portano all’aumento del volume di affari della Azienda pubblico-privata
che gestisce la raccolta e lo smaltimento, privilegiando gli interessi
dell’Azienda a quelli degli uomini e delle donne di Pisa.

 

Tanto per fare un esempio, nel vicino
Comune di Capannori dove, dopo aver rifiutato l’incenerimento, si è sposata la
strategia “rifiuti zero al 2020”
che cerca di applicare i sistemi più virtuosi nella gestione dei rifiuti, in
pochi anni si è raggiunto il 60% di raccolta differenziata, una riduzione del
5% nella produzione di rifiuti, si sono avuti nuovi posti di lavoro, ed al
contempo una diminuzione della tariffa dei rifiuti.

A Pisa, invece, la scelta
dell’incenerimento e gli scandali vari che da anni accompagnano la gestione dei
rifiuti (dal mescolamento dei rifiuti differenziati denunciato da Striscia la
notizia, alla gestione allegra dell’inceneritore con conseguente sviluppo di
nubi viola, fino allo ‘scandalo Geofor, con i dati sulla raccolta differenziata
taroccati) mal-gestione e malaffare vanno a braccetto, proprio come sta
succedendo in Campania …

Solo una politica seria e
lungimirante, come insegnano altre esperienze più avanzate (riduzione dei
rifiuti alla fonte, chiusura dell’inceneritore) potrà portare all’obiettivo del
45% di raccolta differenziata entro la fine dell’anno.

 

Il Comitato NonBruciamociPisa, che da
tempo si batte contro l’inquinamento dall’incenerimento dei rifiuti, sta
lanciando una campagna di informazione e di protesta, che prevede anche l’avvio
di un piano di autoriduzione delle bollette.


Se ne parlerà venerdì 13 giugno
alla riunione del comitato al circolo Arci Pisanello di Riglione, ore 21.15.

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