Rifiuti-zero: nasce il coordinamento dei comitati, aderiscono Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara.

La costituzione di un coordinamento dei comitati aderenti alla strategia Rifiuti-Zero delle zone di Lucca,Massa Carrara, Pisa e Livorno è un fatto forse nuovo per l’opinione pubblica, ma sicuramente non strano: risponde infatti all’esigenza di uscire dalla sfera localistica per un’attuazione della strategia rifiuti-zero su una scala territorialmente più vasta, abbattendo così la facile accusa di campanilismo o di logica chiusa "nell’orticello"che viene subito e strumentalmente addebitata ai comitati che nascono e agiscono su questioni locali. L’iniziativa odierna non mira a premere sulle amministrazioni per spostare un impianto da un confine ad un altro, come in una protesta nimby e come qualcuno vorrebbe far apparire – per ignoranza o malafede – l’attività di auto-formazione e informazione dei cittadini da parte delle realtà aggregative che si sono unite in questo coordinamento. Il comitato RifiutiZero-TMB di Livorno, per esempio, ha organizzato proprio di recente (31 maggio scorso) un incontro con l’assessore all’ambiente del Comune di Capannori insieme ad un reporter freelance di Napoli, per mostrare quale sia la patologia nella gestione dei rifiuti, e come sia possibile prevenirla: ed è stato subito chiaro che curare la gestione malata dei rifiuti non è possibile se non globalmente, su tutto il territorio nazionale o su porzioni significativamente vaste di esso. La situazione del comprensorio territoriale di Livorno-Pisa-Massa-Carrara è decisamente infelice (e proprio per questo, riteniamo, un buon punto da cui partire): nella zona di Pisa l’inceneritore di Ospedaletto emette inquietanti nubi dai colori psichedelici sulla cui composizione nessun organo preposto fornisce rassicurazioni attendibili. A Carrara la Delca è in dirittura di arrivo per l’insediamento di un impianto di bricchettaggio dei rifiuti il cui prodotto (combustibile da rifiuti, CDR in acronimo) è considerabile ‘fuori mercato’ già prima di nascere,perchè esorbita la domanda. Al contempo l’impianto è invece comprovatamente dannoso per l’ambiente e la salute. A Livorno, il sindaco ha dichiarato in consiglio comunale che pur puntando a raggiungere la quota del 65% di R.D. nel 2012(quota peraltro stabilita dalla finanziaria del 2008), pur impegnando l’amministrazione ad applicare la famose 4 R (Riduzione,Recupero,Riuso,Riciclo) dovrà comunque procedere alla costruzione della terza linea del vecchio (e obsoleto) inceneritore del Picchianti. Su questo impianto fra l’altro grava già la spesa di sostituzione di entrambi i bruciatori entro l’autunno prossimo venturo, sostituzione annunciata dai media fin dall’inizio di questo anno. Eppure si insiste nel suo ampliamento, noncuranti delle proteste dei cittadini e della ormai comprovata nocività per la salute degli impianti di incenerimento dei rifiuti. In provincia di Lucca esattamente a Pietrasanta, infine, e’ attivo un inceneritore che da quando ha aperto, circa 5 anni fa, ha gia’ per 4 volte superato i limiti di legge delle diossine, che non ha concessione edilizia, che non ha impatto di valutazione ambientale, che era nato per bruciare 44000 tonnellate di rifiuti,e invece la Provincia lo ha autorizzato a bruciare ben 59000 tonnellate ( piu’ di un terzo in piu`della quantita´per cui era nato!) insiste su un terreno che doveva essere completamente bonificato prima della costruzione dell’inceneritore invece a tutt’oggi ancora ben 3000 metri sono da bonificare. Era ovvio e quasi obbligatorio chiedersi se queste vicende, perniciose per il danno che portano all’ambiente e alla salute dei cittadini, non avessero denominatori comuni, e soprattutto se non vi fosse un correttivo comune che – quando applicato- avrebbe potuto efficacemente risolvere in modo alternativo il problema dei rifiuti. Al primo interrogativo la risposta è palesemente data dalla costituzione appunto dell’ATO Rifiuti Toscana Costa, comprendente proprio le province di Pisa, Livorno, Massa Carrara e Lucca (per un totale di 111 comuni). La nascita dell’ente, prevista dalle legge regionale 61/2006,che a sua volta ottempera al disposto combinato del D.Lgsl. 152/2006 e della finanziaria del 2008, sembra esser stata interpretata dagli amministratori comunali come un modo per premiare le pratiche scorrette e le realtà locali più arretrate nella gestione dei rifiuti, dal momento che richiama finanziamenti pubblici finalizzati a discariche, produzione di CDR e inceneritori. Rispondendo poi al secondo interrogativo, il correttivo comune esiste, si chiama Raccolta Differenziata Porta a Porta, ed è una pratica tutt’altro che inattuabile: in tutta Italia oltre il 20% dei comuni italiani (1830 su 8101) ha già adottato questo sistema di raccolta,raggiungendo percentuali di rifiuti differenziati di oltre il 50% ( e più di 200 comuni hanno raggiunto addirittura percentuali oltre il 70%). Questa pratica permette veramente di abbassare le tariffe di igiene ambientale TIA), sia perché consente ai comuni di guadagnare sui materiali da riciclaggio, che vengono ceduti all’industria dei prodotti da materie seconde, sia perché evita il conferimento alle discariche delle ceneri residue dell’incenerimento. Con la Raccolta Differenziata spinta si può infatti tranquillamente adottare il sistema di Trattamento Meccanico Biologico, ottimo sia per produrre compost di qualità che per bonificare discariche a rischio. Il Comune di Capannori ha brillantemente mostrato che questo si può fare se si ha la volontà politica di guardare appena oltre il proprio naso, coinvolgendo ‘dal basso’ cittadini e associazioni ed ‘educando’ gradatamente tutte le comunità ad una pratica corretta nei confronti dei rifiuti. Il nostro obbiettivo – dal momento che la regione ha stanziato ad aprile ben 15 milioni per la raccolta differenziata – è appunto quello di proporre all’ATO di iniziare la gestione dei rifiuti con il piede giusto. Starà alla politica mostrare che c’è – nei confronti dei cittadini – quell’ascolto e quella collaborazione che la democrazia partecipativa prevede. OSSERVAZIONI SINTETICHE SUGLISCENARI TRACCIATI DALLA LR 61/07 CHE PREVEDE LA COSTITUZIONE DELL’ATO REGIONALE RIFIUTI DELLA COSTA (LIVORNO, PISA, MASSA CARRARA, LUCCA). La Legge Regionale in oggetto appare PRIMA DI TUTTO SUPERATA DALLA RINNOVATA NORMATIVA NAZIONALE 152/006 come integrata con il cosidetto "secondo correttivo" n°4 del 16 gennaio 08. Essa infatti fissa in modo inequivocabile all’articolo 205 che gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) devono raggiungere entro il 2012 ALMENO IL 65% DI RACCOLTA DIFFERENZIATA. Altresi’ detti ambiti DEVONO RAGGIUNGERE ENTRO IL 31 DICEMBRE 2008 (quest’anno) ALMENO IL 45% di RD. Se ciò non avverrà ( e il tasso percentuale di RD del "macro" ATO della Costa non supera un misero 30%) i Comuni inadempienti DOVRANNO PAGARE UNA QUOTA DI CONFERIMENTO DEGLI SMALTIMENTI MAGGIORATA DEL 20% FACENDO COSI’ GRAVARE GLI AUMENTI SULLE UTENZE. Al contrario il "PIANO STRAORDINARIO" che i 111 Comuni dell’ATO dovrebbero "ratificare" con la delibera n° 33 del 27/05/08 considera un "OPZIONAL" il rispetto di tale percentuale IMPOSTANDO LA PIANIFICAZIONE SU PERCENTUALI DI RD NETTAMENTE AL DI SOTTO DEGLI OBBLIGHI DI LEGGE. CIO’ NON E’ NE’ GIURIDICAMENTE, NE’ AMMINISTRATIVAMENTE, NE’ POLITICAMENTE ACCETTABILE PERCHE’ VIOLA ESPRESSAMENTE PRECISE NORMATIVE che rendono la normativa regionale (a partire dalla LR 25/98) ANACRONISTICHE E ARRETRATE. La stessa ripartizione delle "quote" in sede di ATO avviene attraverso criteri inaccettabili CHE ADDIRITTURA PREMIANO (con un maggiore "peso"societario) quei Comuni che producono più rifiuti e che ospitano più impianti. Al contrario l’adesione alle "MIGLIORI PRATICHE" di riduzione degli scarti e di RD (che ha già alcuni esempi importanti nel contesto delle quattro province coinvolte) viene relegata in ruolo marginale, enfatizzando cosi’ l’aumento della produzione dei rifiuti e lo smaltimento finale che al contrario dovrebbe essere relegato a "fase residuale". Esempi come quelli del Comune di Capannori dimostrano che con RACCOLTE DIFFERENZIATE PORTA A PORTA NON SOLO SI POSSONO RAGGIUNGERE IN POCHI MESI PERCENTUALI DI RD CHE SUPERANO IL 70% MA CHE ADDIRITTURA SI PUO’ ABBATTERE LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI E DEGLI SMALTIMENTI IN MODO MOLTO RILEVANTE. La stessa "contabilizzazione" e previsione dei flussi che non tiene ASSOLUTAMENTE CONTO DEGLI OBIETTIVI DI RIDUZIONE DEI RIFIUTI FISSATA DALLA REGIONE AL 15% (entro il 2010) e che anzi prevede una crescita degli stessi (quando su province come Livorno e Pisa i rifiuti stanno calando) APPARE AD USO STRUMENTALE PER GIUSTIFICARE IL MANTENIMENTO DEI QUATTRO INCENERITORI ESISTENTI NELL’ATO (LIVORNO, PISA, PIETRASANTA E CASTELNUOVO GARFAGNANA) E LA REALIZZAZIONE DELLA TERZA LINEA DELL’INCENERITORE DEL PICCHIANTI. PER QUESTI MOTIVI RESPINGIAMO LA DELIBERA 33 del 27 maggio (già frettolosamente approvata dal Consiglio Comunale di Livorno) E CHIEDIAMO UNA MORATORIA SULLA SUA APPROVAZIONE ED ESECUTIVITA’. CHIEDIAMO LO SVOLGIMENTO DI FORME APPROPRIATE DI CONSULTAZIONE POPOLARE visto che in gioco vi sono la salute, la qualità della vita ed ingenti investimenti derivanti dalle riscossioni delle tariffe pagate dai cittadini.. In ogni caso riteniamo che la via maestra da seguire siano la messa in atto delle "migliori pratiche" per ridurre i rifiuti seguite da pratiche spinte di riuso e di RD organizzate attraverso il metodo porta a porta. L’esperienza ormai insegna che in questo modo in non più di tre anni (anche su grandi comprensori) si possono raggiungere quote di RD superiori al 65-66% (vedi la provincia di Treviso che su di una popolazione di 827000 abitanti ha raggiunto una RD del 66’6%). Il residuo può essere trattato in impianti "a freddo" di trattamento meccanico biologico (TMB) in grado di "estrarre" ancora materie prime da sottrarre a discarica. In questo quadro NON SOLO E’ INUTILE E DANNOSA L’IPOTESI DI POTENZIARE L’INCENERITORE DI LIVORNO MA SI RENDE DISPONIBILE ANCHE UNO SCENARIO DI GRADUALE DISMISSIONE DEGLI ALTRI INCENERITORI, RIDUCENDO AL CONTEMPO LA PRESSIONE SULLE DISCARICHE .
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