Luminara, sicurezza, condivisione

Pisa, 16.06.08. Ancora una volta i Lungarni di Pisa sono stati illuminati per una sera da migliaia di lumini, e tantissime persone si sono riversate nelle strade, nelle piazze, sui ponti della città per ammirare luci e fuochi d’artificio. Quest’anno tuttavia le questioni e le polemiche legate al tema sicurezza, quiete pubblica e affini non hanno risparmiato neanche la notte di San Ranieri.

Il parossistico clima di intolleranza e sospetto creato ad arte dalla stampa cittadina attraverso un lungo, strisciante lavoro basato sul pettegolezzo, sulla demonizzazione dell’Altro, sull’ammiccamento nei confronti degli istinti più bassi della società, ha gettato un velo di inquietudine anche su una tradizionale serata di festa: non sarà mica che San Ranieri si trasformerà nell’ennesimo pretesto per ubriacarsi, disturbare il sonno di onesti lavoratori, gridare in piena notte, suonare bonghi? Questo il tenore delle preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dall’amministrazione comunale, da neonati comitati cittadini affamati di legalità e ordine, da semplici cittadini.

Le polemiche legate alla Luminara mettono chiaramente in evidenza la diffusione di un’idea di sicurezza basata sulla paura, sulla diffidenza, secondo la quale sicurezza è sinonimo di stare a casa propria, con la porta ben chiusa, in compagnia dei propri conoscenti, è sinonimo di strade ripulite da spacciatori, ladri, ma anche da giovani e meno giovani che suonando, parlando, si divertono. Forse l’astio che caratterizza le recenti polemiche sul rumore notturno non deriva tutto da un problema di quiete pubblica, forse è indice di qualcos’altro. Forse il vociare e la musica che provengono dalla strada, testimoniando la presenza dell’Altro, di un Altro che può essere escluso dal proprio spazio privato, dalla propria casa, ma che comunque manifesta la propria presenza, e in qualche modo, sotto forma di onde sonore, viola lo spazio delle mura domestiche, spezzando il legame, sempre più affermato in questi tempi, tra sicurezza ed esclusione: se sicurezza significa stare chiusi in casa propria (ma per casa propria potremmo intendere anche la propria città, la propria regione, il proprio stato…), escludendo da questo spazio chiunque sia ritenuto estraneo, Altro (sia esso lo straniero, o più semplicemente lo sconosciuto), il rumore notturno minaccia la sicurezza, non violandola, ma mettendone in discussione l’idea stessa. Penetrando all’interno dello spazio domestico, di notte, nel momento di maggiore intimità, il rumore-che-viene-da-fuori ricorda che l’Altro è dietro l’angolo, è dietro la porta, e non sarà mai possibile escluderlo completamente. Il rumore ricorda che la sicurezza come esclusione totale è irraggiungibile, fortunatamente.

In questo senso, la serata della Luminara ha mostrato la possibilità di un altro tipo di sicurezza, basata sulla condivisione, sullo stare insieme, sullo scambio. Come tutti gli anni, decine di migliaia di persone sono scese nelle strade, hanno festeggiato, hanno ballato, hanno parlato tra di loro e hanno fatto molte altre cose, insieme, mostrando praticamente come il miglior modo di rendere le città sicure, sia viverle, non svuotarle, sia condividerle con gli altri, non rivendicarle come una proprietà esclusiva. In particolare, la festa organizzata dallo Spazio Antagonista Newroz, dal collettivo Precari Autorganizzati, dal Progetto Prendo Casa al palazzo ex-Enel, ha mostrato come la vera sicurezza sia basata sull’autorganizzazione, sulla partecipazione attiva: associazioni (tra cui l’Associazione Aut-Aut), comitati, migranti, semplici cittadini, hanno trascorso una serata insieme all’insegna della socialità e della condivisione di progetti e idee. Su uno striscione appeso a ponte Solferino campeggiava la scritta: “La nostra sicurezza: casa, reddito, spazi”.

In un periodo in cui la caccia al capro espiatorio in grado di far dimenticare i veri problemi è particolarmente accesa, uno striscione del genere è particolarmente significativo, poiché ricorda qualcosa che spesso tendiamo a dimenticarci per comodità. È semplice, infatti, pensare che le difficoltà economiche, sociali, politiche, dipendano dallo straniero, dall’immigrato, dal delinquente. Pensare che dipendano da noi stessi, dalla nostra accettazione di un sistema che sfrutta il lavoro nero, sia degli italiani che degli immigrati, che affama e ricatta con la precarietà, che avvelena e uccide con l’inquinamento, la speculazione, è difficile, ma necessario, perché è il primo passo per cambiare le cose.

scarica il volantino: volantino luminara.doc

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